IlSole24Ore, Roberto Galullo: Obbligazioni petrolifere brasiliane scadute, malavita: un fiume di denaro scorre e trova sponda a San Marino.

IlSole24Ore, Roberto Galullo: Obbligazioni petrolifere brasiliane scadute, malavita: un fiume di denaro scorre e trova sponda a San Marino.

IlSole24Ore

Obbligazioni petrolifere brasiliane scadute, malavita: un fiume di denaro scorre e trova sponda a San Marino

Roberto Galullo 

E’
proprio vero che nella vita tutto è relativo.

Prendete
l’operazione della Gdf coordinata dalla Dda di Napoli (coordinati dal
procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dal
sostituto Giovanni Conzo) che il 28 marzo ha fatto rumore
perché risultano indagati, tra gli altri, il commercialista romano Umberto
Flesca Previti
, nipote dell’ex ministro Cesare Previti
e Leonardo Covarelli, ex presidente del Pisa calcio e del
Perugia calcio.

Agli
indagati vengono contestati a vario titolo i reati di riciclaggio e reimpiego
di denaro di illecita provenienza, intestazione fittizia di valori, falso in
bilancio, formazione fittizia di capitale, tutti aggravati dalla trans
nazionalità.

Le
indagini state avviate dalla Guardia di Finanza che aveva ricevuto notizia
della compravendita illegale di una clinica (la cui attuale gestione nulla ha a
che vedere con questa storia), poi bloccata dagli investigatori perché i
capitali per l’acquisto – secondo gli stessi investigatori –  erano frutto
di riciclaggio.

Gli
indagati – secondo gli inquirenti – avrebbero usato società con sede in
Austria, Germania e Gran Bretagna, sui cui conti correnti sono stati accumulati
capitali sottratti dal fallimento di una società del settore alberghiero.
Secondo l’ipotesi accusatoria, i capitali frutto della bancarotta fraudolenta,
successivamente, sono stati trasferiti in Italia per tentare l’acquisto del
capitale della clinica.

Un’indagine
così vasta offre mille spunti di interesse anche perché mette plasticamente a
confronto le certezze di Procura e Gdf e la assoluta innocenza proclamata dagli
indagati (finiti ai domiciliari). Direte: un classico. Certo ma la “relatività”
appare stridente.

Il
Gip Amelia Primavera, che il 26 febbraio ha firmato le 88
pagine dell’ordinanza, da pagina 4 è netta: «Sussistono i gravi indizi di
colpevolezza per i fatti indicati dal P.M. nel capo di imputazione. L’indagine
condotta dal P.M. e dalla Guardia di Finanza – Nucleo Polizia Valutaria, Gruppo
investigativo Antiriciclaggio – ha avuto riguardo ad un gruppo di soggetti, gli
odierni indagati, che si sono resi autori di una serie di operazioni di
riciclaggio di denaro illecitamente accumulato. L’indagine è stata
particolarmente fruttuosa. Condotta con attenzione e con tenacia, è stata
gratificata dalla inconsapevole collaborazione degli indagati i quali non hanno
adottato astuzie comunicative durante i loro contatti telefonici, così
consentendo involontariamente agli investigatori di ricostruire con elevato
dettaglio le attività illecite di volta in volta in corso.

Il
materiale offerto dal Pm risulta completo e soddisfacente sia in termini di
ricostruzione dei fatti reato, sia in termine di individuazione dei singoli
partecipanti. Così pure la richiesta di misura cautelare che risulta attenta,
puntuale, oggettiva e scrupolosa al punto che può essere seguita in dettaglio
ai fini della ricostruzione giudiziaria dei fatti reato, come di seguito
avverrà.

Ebbene,
premesso ciò, occorre rilevare come le investigazioni condotte dai militari del
Nucleo Valutario della Guardia di Finanza anche con l’ausilio dell’attività
rogatoriale esperita in Austria abbiano disvelato l’esistenza di due distinte
operazioni di riciclaggio di denaro illecitamente accumulato…
»

A
fronte di questa, come dire, promozione a pieni voti dell’operato di inquirenti
e investigatori, tutti gli indagati si professano innocenti. Volete due esempi?
Eccoli. «18:52 (ANSA) – PERUGIA – Respingono le accuse Leonardo
Covarelli
e Dino De Megni finiti
agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Napoli
sull’acquisto della clinica. Lo fanno attraverso il loro difensore, l’avvocato
Giovanni
Spina
. “Covarelli – ha
detto il legale – rivendica la piena legittimità del suo comportamento che si
sostanzia in ordinarie e regolari operazioni di compravendita immobiliare.
De
Megni
è invece addirittura estraneo alle operazioni».

Non
è certo compito del giornalista sostituirsi al giudice (o, peggio ancora, alla
pubblica accusa) e dunque sarà l’eventuale processo a dibattere la causa. Quel
che a me interessa evidenziare è un punto che, chi mi segue da anni lo sa, è
una spina nel fianco del nostro Paese (già dilaniato per proprio conto da
corruzione dilagante e voracità delle mafie). Il punto è la presenza, pressoché
stabile quando si tratta di presunte operazioni di riciclaggio o di presunte
manovre tese a dissimulare la provenienza delittuosa di profitti, di San
Marino.

Le
indagini si sono infatti concentrate soprattutto su operazioni effettuate in
Austria e a San Marino e Dino De Megni e Leonardo
Covarelli
sono invece coinvolti nell’indagine per aver preso parte ad
altre operazioni immobiliari, sempre reimpiegando proventi dello stesso
fallimento in altre città italiane come Pisa, Bologna e Perugia.

Leonardo Covarelli,
secondo l’accusa (ma lui, come abbiamo sottolineato, si proclama estraneo ai
fatti) senza aver partecipato ai delitti presupposto (reati fallimentari) o ad
altri delitti e senza alcuna apparente ragione economico/ finanziaria e con la
finalità di ostacolarne la identificazione della provenienza delittuosa, «riceveva,
accreditandole sul proprio conto corrente acceso a San Marino, somme di denaro
per un importo complessivo pari ad euro 1.000.413, provenienti da un conto
corrente austriaco acceso a nome del
Lo Sole Lucio
alimentato con somme derivanti da illecite e fraudolente distrazioni della
fallita società San Pio Sas (già CR Invest Srl); con l’aggravante di avere
commesso il fatto in più di uno Stato (Italia ed Austria), ovvero aver commesso
il fatto in uno Stato, avendolo organizzato per una parte sostanziale nella
fase della preparazione, pianificazione, direzione o controllo in un altro,
ovvero avendo commesso il fatto in uno Stato con la manifestazione degli
effetti sostanziali in un altro
».

Insomma,
una sponda amica a San Marino si trova sempre.

Il
Titano, immancabile, ritorna anche nel capitolo (da pagina 34 dell’ordinanza):
«3. Ulteriori utilizzi delle disponibilità finanziarie di Lo Sole Lucio.
Operazione Lo Sole Lucio – Pomponi Luca (reati ascritti all’indagato Pomponi
Luca ai capi E), F) e G) dell’imputazione)
».

Le
indagini condotte dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza
hanno consentito di svelare che la società “Iniziativa 2003 srl” (fallita con
la sentenza  n. 306/10 emessa il 22 luglio 2010 dal Tribunale di Roma),
provvedendo alla negoziazione degli assegni emessi da Lucio Lo Sole (poi
deceduto), è stata utilizzata come mero strumento di interposizione,
ostacolando di fatto l’identificazione e la riconducibilità di risorse
finanziarie nella disponibilità di Lo Sole provenienti
dall’Austria.

Le
dinamiche societarie sono complesse (onore al merito della Gdf di averle
ricostruite con meticolosità sotto la guida esperta del pm Conzo).
Concentriamoci su quanto accade dal 19 novembre 2008 allorché Luca
Pomponi,
in qualità di amministratore unico della Iniziativa 2003 Srl,
effettua un aumento di capitale sociale incrementando lo stesso di € 1.600.000
e, portandolo in tal modo alla somma di € 1.620. 000.

L’aumento
di capitale viene effettuato solo ad opera di Pomponi il quale
provvede a sottoscriverlo mediante il conferimento della titolarità di
obbligazioni brasiliane emesse dalla “Petroleo brasileiro s.a. Petrobas
Serie 4^
” società quotata in Borsa con sede a Rio de Janeiro.

A
seguito dell’operazione di finanziamento, la società Iniziativa 2003 Srl
risulta  partecipata da Pomponi per 1.619.400 € (e da un
altro soggetto per 600 €). Gli otto titoli obbligazionari, utilizzati da Pomponi,
sono stati emessi il 17 febbraio 1959 ciascuno dei quali costituiti da 40
cedole. I titoli appartengono alla 4^ serie, ognuno del valore nominale di
1.000 cruzeiros (la moneta brasiliana).

E
dove sono state acquistate le obbligazioni da Pomponi? Ma a
San Marino! Esattamente l’11 novembre 2008, quale amministratore unico della
società Iniziativa 2003 Srl.

La
parte venditrice delle obbligazioni era rappresentata da un italiano residente
a Rio de Janeiro, estraneo all’indagine e non indagato, che ha un passato
(descritto passo passo nell’ordinanza) tutto da leggere: denunciato nel 1982
per violenza privata, denunciato nel 1984 da una questura per estorsione e
violenza privata, condannato da un Tribunale nel 1985 per ricorso abusivo al
credito, interdetto nel 1997, nel 2005 un altro Tribunale ripristinò un ordine
di esecuzione per una carcerazione in precedenza sospesa; nel 2008 un’altra
Procura dichiarava cessata per indulto la pena residua da scontare.

Questo
personaggio, nel gennaio 2007 diede mandato alla società …omissis…, con sede a
San Marino, di collocare  alle migliori condizioni i titoli Petrobas. La
società sammarinese, nell’atto di compravendita, fu a sua volta rappresentata
da un  procuratore speciale, conosciuto da inquirenti e investigatori con
vari “alias”, anche lui estraneo all’indagine e non indagato, che ha un
pedigree ancora una volta tutto da raccontare: nel 1979 viene scarcerato per
furto e rapina, nel 1982 condannato per emissione assegni a vuoto, nel 1983
viene condannato per ricettazione, nel 1996 viene condannato per ricorso
abusivo al credito, nel 1997 viene condannato per reati contro la pubblica
amministrazione e poi scarcerato, nel 2000 viene segnalato per detenzione di
stupefacenti oltre la modica quantità; nel 2002 viene segnalato quale detentore
di diversi “alias”, nel 2002 viene arrestato per appropriazione indebita,
calunnia, falsificazione di monete spendita ed introduzione nello Stato, previo
concerto, parificazione delle carte di pubblico credito alle monete
(contestualmente gli fu revocato il decreto di semilibertà emesso da un
Tribunale), nel 2003 fu scarcerato e (infine) nel 2006 gli venne notificato il
decreto di sospensione della patente.

Il
corrispettivo della vendita fu pattuito in 75.000 € dei quali 25.000 € versati
in contante, contestualmente alla stipula del contratto; quanto ai restanti
50.000 € fu previsto il pagamento contestuale alla materiale consegna dei
titoli brasiliani da effettuarsi entro e non oltre il 25 novembre 2008.

Vicissitudini
successive, ricostruite dalla Gdf e nelle quali non compare più in alcun modo
San Marino o società che hanno sede sul Titano, dimostrano che i titoli,
utilizzati per l’aumento di capitale, furono valutati (attraverso una perizia
giurata) in maniera sproporzionata.

Oltretutto
la documentazione fornita alla Gdf dall’Ambasciata d’Italia a Brasilia,
ufficializza  che i titoli di Stato brasiliani, emessi dal 1955 al 1969,
si sono prescritti nel 1974 in forza di due decreti legge emanati dal Governo
federale brasiliano, nei quali si stabilirono i termini prescrizionali entro i
quali potevano essere permutati i titoli di Stato fino a quel momento emessi.

Ma
questa, appunto, è tutta un’altra storia.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy