Indagati altri due sammarinesi nell’indagine Varano

Indagati altri due sammarinesi nell’indagine Varano

Ci sono altri due importanti nomi di noti sammarinesi che fanno parte del ‘gotha’ della Cassa di Risparmio, tra gli indagati di quella che la Procura di Forlì ha denominato ‘Operazione Varano’. Due nomi che proprio per il fatto che, al momento, risultano appunto solo indagati non saranno resi noti.
Un’inchiesta che sta rivelando ulteriori sorprese, come si è appreso nel corso della conferenza che si è tenuta ieri, in Procura a Forlì.

Il sessanta per cento degli assegni scoperti dagli investigatori antiriclaggio tra Italia e San Marino arriva da banche di Campania e Puglia. Per questo il capo della procura, Manfredi Luongo, ha parlato di “denaro di possibile provenienza mafiosa”. E quasi certamente anche il tema dell’eventuale targa mafiosa ipotizzata dal procuratore Luongo, e formalizzata poco dopo con la spedizione degli atti d’indagine alla Direzione e alla Procura distrettuale antimafia, è emerso ieri nei primi due interrogatori di garanzia.

Gli indagati interrogati fino tarda serata dal giudice per le udienze preliminari Rita Chierici sono stati Gianluca Ghini — direttore generale della ‘Carifin’ di San Marino — e Luca Simoni, direttore generale della Cassa di Risparmio di San Marino, banca che, secondo l’ipotesi d’accusa, sarebbe al centro di un presunto riciclaggio di fondi neri: in tutto viene ipotizzato un circuito illecito di un miliardo e 200 milioni di euro, raccolto dal 2004 ad oggi in prevalenza da imprenditori del nord Italia (Veneto soprattutto).

Oggi dovrebbe essere sentita P. S., amministratore delegato della finanziaria ‘Delta’ di Bologna, la cassaforte italiana della Carisp di San Marino. Domani verranno invece ascoltati Gilberto Ghiotti — presidente di Carisp — e Mario Fantini (ai domiciliari nella sua casa di Bologna), presidente di Delta e considerato dai pm che hanno coordinato l’inchiesta — Fabio Di Vizio e Marco Forte — pedina cardine dell’indagine. Scattata ufficialmente il 6 giugno 2008 col sequestro di 2milioni e 600mila euro in contanti diretti sul Titano.

Dopo mesi d’indagini, riscontri, interrogatori e intercettazioni telefoniche — poi finite in oltre mille pagine dell’ordinanza del gip Chierici — le somme sono state tirate domenica sera col blitz di Squadra Mobile e Guardia di finanza di Forlì: cinque custodie cautelari — con accuse di associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, truffa, delitti fiscali, abusiva attività bancaria (reato dal quale secondo l’accusa è estraneo Ghini) —, e una quarantina di indagati a piede libero, tra dirigenti di banca, finanziarie, imprenditori e avvocati.

“C’era un vero e proprio sistema che accoglieva questi capitali frutto di evasione fiscale e truffe ai danni dello Stato”. A parlare — davanti un foltissimo gruppo di giornalisti — è il pm Fabio Di Vizio. Tra gli indagati, anche il responsabile della filiale di via Delle Torri della Monte dei Paschi di Siena. In quella banca ci sarebbe stato il conto corrente dal quale sarebbe transitata l’intera montagna di soldi cui stanno dando la caccia gli inquirenti. Un “conto nascosto ai controlli di vigilanza della Banca d’Italia” e gestito — dice l’accusa — “direttamente da Mario Fantini”.

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