Indagine congiunturale Confindustria Rimini ultimo semestre 2008 e previsione primo semestre 2009

Indagine congiunturale Confindustria Rimini ultimo semestre 2008 e previsione primo semestre 2009

I risultati dell’indagine congiunturale realizzata dall’ufficio economico di Confindustria Rimini e riferita alla situazione del secondo semestre 2008 e alle previsioni del primo semestre 2009, non fanno altro che fotografare la difficile congiuntura economica mondiale.
L’ultimo semestre 2008 ha avuto ancora qualche leggero segno positivo perché fino a settembre, la maggior parte delle imprese avvertiva solo qualche piccola avvisaglia di quello che poi si è verificato. La crisi finanziaria all’origine del problema, si è ormai ampiamente diffusa nell’economia reale.
Produzione e ordini delle aziende hanno tutti il segno negativo e anche l’estero, che come fatturato nel 2008 ha in parte compensato la riduzione di quello interno, ha avuto un fortissimo rallentamento.
Non è una questione di dimensione d’impresa e di settori. Tutte le aziende stanno affrontando una situazione estremamente complicata e incerta.
In una situazione di questo tipo si aggiunge la difficoltà nell’accesso al credito.
Da un’indagine tra i nostri associati abbiamo rilevato che il 78,13 % del campione analizzato negli ultimi tre mesi ha subito un razionamento del credito da parte delle banche.
Tali risultanze sono state presentate al tavolo organizzato da Confindustria Rimini e Ance Rimini con il Presidente della Provincia di Rimini, con il Sindaco di Rimini, con il Presidente della Camera di Commercio di Rimini e con 24 fra le 30 Banche della Provincia.

SITUAZIONE SECONDO SEMESTRE 2008
L’Indagine Congiunturale sulla situazione economica della provincia di Rimini non può che riflettere l’andamento negativo di tutti i principali indicatori analizzati, generato soprattutto dall’andamento dell’ultimo trimestre dell’anno trascorso.
Il contesto attuale fa sì poi che anche le previsioni riflettano aspettative negative.
La rilevazione ha fatto emergere come il fatturato totale, rilevato a prezzi correnti, nel secondo semestre 2008 sia diminuito (-6,5%) rispetto al secondo semestre 2007.
L’andamento negativo del fatturato complessivo del settore manifatturiero, è determinato soprattutto dalla diminuzione del fatturato interno (-8,7%), a fronte di una sostanziale tenuta del fatturato estero (+0,80%).

Con riferimento alla classe dimensionale delle imprese, sono quelle oltre 250 dipendenti ad evidenziare il rallentamento maggiore (-12,1%). Le aziende fra 50 e 250 dipendenti segnano una diminuzione più contenuta (-1,00%) e quelle con meno di 50 addetti denotano un leggero aumento del fatturato totale del (+1,4%).
In tutte le classi dimensionali emerge un dato migliore per quel che riguarda il fatturato estero rispetto a quello interno (in particolare spicca il +8,7% di fatturato estero per le medie imprese).
Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 51,60% con una percentuale del 55,4% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 55,6% nelle aziende comprese fra 51 e 250 addetti e del 30,2% nelle aziende con meno di 50 dipendenti.

Gli andamenti riferiti alla produzione segnano un decremento nel secondo semestre 2008 (-2,20%) rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. Diminuzione generata sostanzialmente dalle grandi aziende (- 3,8%) e dalle piccole imprese fino a 50 dipendenti (-1,60%) in quanto le medie aziende denotano un valore di +0,8%.

L’occupazione nel secondo semestre 2008 è stata sostanzialmente stabile (-0,05%). Anche in questo caso sono le grandi aziende che soffrono di più (-0,7%).

Per quel che riguarda gli ordini, il 17,27% delle imprese ha segnato un aumento, mentre per il 54,55% sono in diminuzione. Percentuale simili per gli ordini esteri in aumento per il 16,42% delle imprese e in diminuzione per il 49,25%. Dati decisamente peggiori rispetto alle precedenti rilevazioni.

Il dato relativo alle giacenze mostra un aumento per il 22,73% del campione, stabilità per il 56,82% e diminuzione nel 20,45% dei casi. La percentuale di aziende che hanno diminuzione delle giacenze (molto maggiore rispetto alle precedenti rilevazioni) è l’altra faccia della medaglia della riduzione della produzione.

Il costo delle materie prime è aumentato per il 37% delle imprese, il 38% considera il dato stazionario e il 25% delle aziende l’ha visto in diminuzione. Tali dati dimostrano un forte rallentamento dei prezzi rispetto alle precedenti rilevazioni (in particolare le grandi imprese considerano tali costi in aumento solo nel 14,29% dei casi).

Per quel che riguarda la difficoltà nel reperimento del personale il 46,85% delle aziende la considera media/elevata (era il 67,27% nella precedente rilevazione e l’82,05% un anno fa).

Analizzando i singoli settori merceologici vediamo come tutti i principali settori economici siano in sofferenza. Nello specifico il settore legno denota una flessione significativa del fatturato (-14% quello totale con il fatturato estero in tenuta a (+ 2,2%) e della produzione (-11,9%). Anche l’occupazione è in calo (-1,9%).
Il metalmeccanico a sua volta segna una flessione del fatturato totale (-3,5%), di quello interno (- 8%) e di quello estero (-1,6%) e della produzione (-2,6%). In questo settore però l’occupazione è stata in aumento (+3,3%) rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente.
Il settore abbigliamento a fronte di una leggera diminuzione della produzione (-0,3%), segna un fatturato totale in crescita (+9%). Cresce anche l’occupazione (+4,8%).
Il settore materiali per costruzioni mostra una riduzione della produzione (-17,6%), del fatturato (-11,4%) e dell’occupazione (- 2,6%).
Il settore chimico denota una riduzione della produzione (-10,4%) e del fatturato (-4,8%). L’occupazione è stabile (+0,5%).

Per quel che riguarda il comparto dei servizi si assiste ad un vero crollo del fatturato (-33,9%) e ad un calo consistente dell’occupazione (- 7,7%).
Dati senz’altro più confortanti per il settore agroalimentare: sono in aumento infatti sia il fatturato (+4,3%) che la produzione (+4,6%) mentre è in calo l’occupazione(-1,3%).
L’editoria mostra un aumento della produzione (+6,00%), del fatturato (+4,2%) e dell’occupazione (+7,1%).

Per quel che riguarda gli ordini, viene confermato il quadro descritto sopra, con settori le cui aziende hanno avuto una riduzione degli ordinativi notevole (per il 71,43% delle aziende nel settore metalmeccanico, abbigliamento 66,67% del campione, legno 54,55%) e il solo settore agroalimentare che a fronte di una riduzione nel 20% dei casi, ha visto un aumento degli ordini nel 50% delle aziende del campione.

Confronto con semestri precedenti
La difficile situazione economica mondiale rende il periodo preso in considerazione difficilmente confrontabile con quelli precedenti in quanto, seppure fino a settembre 2008 la situazione non fosse così negativa, gli ultimi tre mesi dell’anno scorso hanno inciso profondamente sui risultati che, tranne rare eccezioni, sono tutti con il segno pesantemente negativo (cosa che non accadeva nelle precedenti rilevazioni).
Inoltre, a fronte di una sostanziale tenuta del fatturato estero, gli ordini esteri hanno mostrato una pesante contrazione nel periodo preso in considerazione, cosa che ovviamente si rifletterà sul fatturato del 2009.

PREVISIONI PRIMO SEMESTRE 2009

Le attese degli imprenditori, relative al primo semestre 2009, accentuano, amplificandola, la situazione descritta per il secondo semestre 2008.
L’andamento della produzione, infatti, viene annunciata in diminuzione dal 56,31% delle imprese, il 33,01% prevede una situazione di stazionarietà e solo il 10,68% degli imprenditori prevede un aumento.
Nelle aziende con più di 250 dipendenti è previsto un aumento nel 28,57% dei casi, mentre nelle medie imprese solo nel 4,36% e nelle piccole nel 10,96% dei casi. Evidentemente la crisi che ha colpito per prime le grandi aziende, sta facendo sentire i suoi effetti anche su quelle più piccole.
Situazione simile anche per le previsioni sugli ordini, che confermano le considerazioni fatte per la produzione. Ben il 63,55% degli imprenditori prevede una diminuzione, il 25,23% stazionarietà e l’11,22% una crescita. In particolare per quel che riguarda gli ordini esteri nessuna impresa con più di 50 dipendenti ne prevede un aumento.

Per quel che riguarda le giacenze il 61,29% le prevede stazionarie e solo il 7,61% in aumento (ovviamente il calo della produzione incide su questo dato).

Le previsioni sull’occupazione sono in calo per il 34,91% delle imprese, stazionarie per il 59,43% e in aumento solo per il 5,66% (nessun impresa con più di 250 dipendenti le vede in aumento).

Il dato che emerge dal ricorso alla cassa integrazione da parte delle aziende evidenzia che per il 46,09%, tale ricorso è da escludersi e il 19,13% lo considera poco probabile (percentuali molto più basse rispetto alle precedenti rilevazioni).

Anche nei dati previsionali viene confermata la difficile situazione economica. Il settore metalmeccanico con il 77,14% del campione prevede una diminuzione della produzione. Gli ordini sono in calo addirittura per l’82,86% e l’occupazione stazionaria nel 47,06% dei casi e in calo nel restante 52,94%.
L’industria del legno prevede una produzione stazionaria nel 60% dei casi e il restante 40% si divide in egual misura fra chi ritiene aumenterà e chi invece diminuirà. Stazionari gli ordini totali per il 50% del campione (in questo caso sono di più gli imprenditori che li prevedono in aumento (30%) rispetto a quelli che li vedono in diminuzione (20%), così come l’occupazione per il 70% sarà stazionaria.
Il comparto dell’abbigliamento invece esprime maggiore preoccupazione con produzione e ordini in calo per l’83,33% del campione (stazionari per il restante 16,67%. Nessuno li vede in aumento) e con occupazione stazionaria per la stessa alta percentuale.
L’agroalimentare prevede produzione stazionaria in tutto il suo campione. Anche gli ordini sono stazionari per il 72,73% del campione.
Grafici ed editoria: produzione e ordini vengono visti in diminuzione dal 57,14% del campione e in aumento dal 28,57%.
Il settore materiali per costruzioni si divide al 50% fra imprenditori che ritengono ci sarà una diminuzione della produzione e chi ritiene che ci sarà un aumento.
Gli ordini vengono visti in calo nel 50% dei casi (66,67% per gli ordini esteri), stazionari nel 25% dei casi e in aumento per un altro 25%. Prospettive analoghe per l’occupazione.
Infine, il settore servizi ha una previsione di ordini in calo nel 54,55% del campione e considera l’occupazione stazionaria nel 63,64%.

Confronto con semestri precedenti
Considerazioni analoghe a quelle fatte per i dati a consuntivo possono essere fatte per le previsioni. Il confronto con i semestri precedenti è una lunga serie di dati largamente
peggiorativi su tutti i parametri analizzati.

INVESTIMENTI

Consuntivo 2008
L’indagine rileva che nel 2008 la spesa per investimenti effettuata dal settore manifatturiero nel suo complesso è stata pari al 4,7% del fatturato.
Nel corso del 2008 gli investimenti nell’intero settore manifatturiero sono aumentati del 5,2% rispetto al 2007 (Il risultato è stato ottenuto depurando il dato di tre aziende che, avendo segnalato un incremento degli investimenti rispetto al 2007 del 1500%, del 500% e del 200%, avrebbero reso fuorvianti i valori di questa analisi).
Circa le classi dimensionali delle imprese che hanno fatto investimenti è da sottolineare che, come percentuale sul fatturato, il dato maggiore (6,3%) si sia registrato nelle imprese con meno di 50 addetti.
L’incremento rispetto all’anno 2007 è invece maggiore nelle grandi imprese (+8,3%). Nelle medie è addirittura negativo (-2,9%).
Analizzando i singoli settori quelli che nel 2008 hanno realizzato maggiori investimenti rispetto al 2007 sono: l’agroalimentare (+14,4%) e il metalmeccanico (+10,8%). Quelli con le performance peggiori sugli investimenti sono: legno (-23,3%), grafici (-26,8%) e chimici (-29,7%).
Circa la tipologia degli investimenti effettuati nel 2008 è da rilevare come solo il 12,3% degli imprenditori coinvolti ha dichiarato di non aver effettuato alcun investimento.
Gli investimenti più ricorrenti sono quelli in ICT, ricerca e sviluppo, linee di produzione e formazione.
Dati sostanzialmente analoghi al 2007 e piuttosto confortanti perché segnalano la volontà di innovazione e strategie di sviluppo a medio e lungo termine. Viene confermata anche la bassa percentuale di imprenditori che hanno ritenuto di effettuare investimenti diretti all’estero (solo il 2,6% in investimenti produttivi e il 14% in quelli commerciali), preferendo affrontare il processo di internazionalizzazione con altri strumenti.

Previsioni 2009

Il discorso cambia quando si passa ad analizzare i valori riferiti alle previsioni sugli investimenti.
Se consideriamo l’intero settore manifatturiero il 22,8% di imprenditori non prevede di effettuarne nel 2009, percentuale quasi doppia rispetto all’anno appena trascorso.
Le aree aziendali maggiormente coinvolte in investimenti nel 2009 saranno la ricerca e sviluppo e la formazione con percentuali simili al 2008.
In particolare gli investimenti in ricerca e sviluppo saranno uguali (53,7%) o superiori (29,9%) rispetto al 2008 per l’83,6% delle imprese.
Nelle altre aree l’aumento degli investimenti è più limitato, prevalendo l’indicazione di uguaglianza o diminuzione degli stessi.
Tra i fattori critici e/o ostacoli alla realizzazione degli investimenti, si segnalano l’insufficiente livello della domanda attesa (43%) e la difficoltà a reperire risorse finanziarie (38,6%).
Rispetto alle precedenti rilevazioni, dove gli ostacoli erano prevalentemente di natura burocratica o di reperimento di personale, si assiste ad un radicale cambiamento delle motivazioni indotto dalla pesante crisi economica e finanziaria internazionale; dato trasversale a tutti i settori produttivi analizzati.

Focus: la crisi e le strategie di investimento

Alla domanda ‘in seguito all’attuale crisi, la sua azienda ha rivisto la programmazione strategica (a medio lungo termine) degli investimenti’ il 56,2% del campione ha risposto di sì.
In particolare il 54,2% di chi ha risposto affermativamente alla precedente domanda pensa di realizzare innovazione di prodotto. Il 44,1% afferma che ristrutturerà il processo produttivo, il 37,3% cercherà nuovi mercati di sbocco, il 35,6% ridurrà il personale e l’11,9% attuerà una riduzione della capacità produttiva.
Andando ad analizzare nel dettaglio in quale area aziendale si concentreranno gli investimenti nel 2009, si nota che ricerca e sviluppo, formazione e investimenti commerciali sono quelli più menzionati da pressoché tutti i settori.
Invece, la riduzione degli investimenti riguarderà le risorse umane e nuovi immobili o ampliamento degli stessi.
Un altro quesito riguarda la ripercussione che la crisi economica e finanziaria sta avendo sul credito alle imprese.
Rispetto ai programmi di investimento il 33,8% segnala di avere difficoltà ad ottenere credito a medio lungo termine per finanziarli. Il 32% dichiara di ricevere richieste di garanzie aggiuntive e il 19,1% ha richieste da parte delle banche di riduzione degli importi.

In mancanza di credito il 75,6% delle imprese preferisce aspettare ad investire, mentre un 24,4% è disposto ad attingere a nuovo capitale proprio per lo scopo.

Focus Information Technology

Per il 69,7% degli intervistati l’implementazione di Information Technology può contribuire alla creazione di maggior valore aggiunto in ambito aziendale e quindi migliorare la competitività dell’impresa.
L’area nelle quali tali investimenti sono considerati prioritari sono: marketing (34,2%), produzione (28,1%), amministrazione/finanza (19,3%), logistica (15,8%) e progettazione (14%).

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