Intervento del Segretario del Partito Socialista Simone Celli sulla riforma tributaria

Intervento del Segretario del Partito Socialista Simone Celli sulla riforma tributaria

Eccellenze, Colleghi Consiglieri,

l’approvazione della riforma tributaria rappresenta indiscutibilmente un passaggio politico estremamente rilevante. D’altra parte l’introduzione di nuove regole in materia fiscale ha valenza strategica per il presente e il futuro di ogni Paese.

La riforma tributaria ė una necessità assoluta e urgente. Tutti i programmi elettorali contenevano l’obbiettivo di varare la riforma tributaria, in quanto è condivisa l’esigenza di di modificare radicalmente l’impianto normativo vigente fino ad oggi, che era stato concepito in una fase storica molto diversa rispetto alla situazione odierna.

Le forze di opposizione, quindi, non vogliono evitare la riforma tributaria. Semplicemente non vogliono la riforma tributaria proposta dal governo. Non si mistifichi la realtà. È inaccettabile.

Come è inaccettabile accettare il teorema che il confronto non c’è stato per responsabilità della minoranza. Il timing con cui il governo ha condotto l’iter di approvazione della riforma tributaria dipinge un quadro diametralmente opposto. La legge è stata presentata in prima lettura nel mese di luglio, la prima richiesta di incontro ci è stata inoltrata per il 6 novembre a distanza di appena una settimana dalla Commissione Finanze. È questa la disponibilità al confronto di governo e maggioranza?! Non scherziamo per cortesia, non addebitate alle opposizioni responsabilità che sono soltanto vostre. Anche  perché il muro contro muro eretto in commissione finanze da governo e maggioranza, che di fatto ha impedito il confronto democratico sui contenuti, conferma palesemente l’autoreferenzialità della coalizione Bene Comune. È grave aver estromesso dal confronto chi rappresenta il 49,29 % del corpo elettorale.  È un metodo che respingiamo con fermezza.

Il governo, legittimamente, ha esclusivamente ricercato l’accordo con la Centrale Sindacale Unitaria. Ripeto, posizione legittima ma che non condividiamo. Bisognava mirare più in alto, provando a trovare una convergenza molto più ampia sul piano politico e sociale.

Invece si è percorsa la strada più comoda con la sponda di una Csu che prima ha agitato lo spettro dello scontro sociale con lo sciopero generale straordinariamente partecipato e poi ha trovato un accordo che in sostanza prevede solamente un aggiustamento al ribasso delle aliquote sui redditi da lavoro dipendente. Un risultato importante, è giusto sottolinearlo, ma insufficiente rispetto alla necessità di adottare una riforma tributaria in linea con le vere esigenze del Paese. La Csu si è accontentata del compromesso al ribasso rappresentato da una riforma che riforma davvero poco o nulla. Anche in questo caso posizione legittima, ma si eviti perlomeno di attribuire alle opposizioni la presunta colpa di voler utilizzare la piazza per far cadere il governo, come invece sostenuto in assemblee pubbliche da autorevoli dirigenti della Csu. Le opposizioni hanno cercato semplicemente di interpretare il messaggio di protesta delle migliaia di lavoratori, portando avanti un’azione di contrapposizione nei confronti di una riforma che mostra evidenti lacune in termini di equità, competitività di sistema e allargamento della base imponibile.

Il governo ha sbagliato approccio, perché con la riforma tributaria intendeva solo fare cassa per tamponare le falle di un bilancio sempre più sofferente. Una impostazione totalmente sbagliata. La riforma fiscale doveva avere come punto di partenza un patto tra Stato e contribuenti che avrebbe dovuto garantire il mantenimento di una bassa fiscalità a fronte di un sostanziale allargamento della base imponibile.

Era inoltre auspicabile procedere ad una complessiva riorganizzazione del fisco sammarinese, che non solo affrontasse la riforma delle imposte dirette ma anche quella delle imposte indirette, attraverso il passaggio dalla monofase all’imposta sul valore aggiunto.

Il consolidamento fiscale del bilancio statale infatti passa da una revisione dell’imposizione indiretta, revisione su cui il governo è in fortissimo ritardo. Confido che nell’anno nuovo il tema dell’Iva venga poso al centro dell’agenda politica del governo.

Concludo, colleghi consiglieri, ribadendo la nostra posizione di ferma contrarietà sulla proposta di legge inviataci dalla Commissione Consiliare Finanze.

Simone Celli

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