INTERVENTO DI ELENA TONNINI (RETE) su comma Sanita’

INTERVENTO DI ELENA TONNINI (RETE) su comma Sanita’

INTERVENTO DI ELENA TONNINI (RETE) su comma Sanita’

Consiglio Grande e Generale 24.011.2014 

Purtroppo ci troviamo ad affrontare questo comma senza aver potuto approfondire in maniera esaustiva i dati e le osservazioni contenute nei bilanci previsionali dell’ISS, che insieme al Piano sanitario rappresenterebbero le indicazioni su dove la sanità e la previdenza intende andare nei prossimi anni.  Mentre infatti tutti gli altri bilanci previsionali sono stati depositati e pubblicati sul sito del Consiglio al momento della convocazione, quelli dell’ISS sono stati pubblicati solo nel fine settimana e contengono solo una breve relazione al bilancio e non un vero e proprio progetto previsionale. 

E’ evidente che ci siano state delle difficoltà interne a seguito anche del cambio di direttore generale Bianca Caruso. Ma questa incertezza non aiuta, dal momento che l’ISS rappresenta un elemento importante sia per quanto riguarda il sistema sanitario e socio sanitario che il sistema pensionistico che si trova in gravissima difficoltà. 

Incertezza che si rispecchia ancora nella mancanza del Piano Sanitario. Gli indirizzi del Piano (che oggi discutiamo) sono certamente importanti, contengono dati utilissimi, ma sono cosa diversa dal Piano e non lo sostituiscono, anche perché col Piano Sanitario, quegli indirizzi acquistano ufficialità. Perciò per la nostra analisi non possiamo che basarci su questi indirizzi. Siccome il tempo è poco e le riflessioni sarebbero tante cerco di andare per pezzi. 

Iniziamo dall’analisi di dati che ci forniscono rispetto al futuro prossimo delle situazioni che erano già segnalate negli scorsi indirizzi ma che diventano sempre più allarmanti, in quanto gli interventi del governo pare abbiano acuito la situazione anziché alleggerirla.

 1: dati demografici: viene mostrato un disequilibrio preoccupante: 

-indice di vecchiaia: a San Marino ogni 100 individui di età da 0 a 14 anni, ci sono 120 individui ultra 65enni. L’ invecchiamento progressivo della popolazione si rispecchia in ambito di età lavorativa: si sta disgregando l’equilibrio tra lavoratori giovani ed anziani, significa che la fascia lavorativa è formata in larga parte da una fascia che va dai 40 ai 60 anni.

Se aggiungiamo questo ad una crescita demografica progressiva (con un incremento annuale degli assistiti dell’1,6 %) ed una densità abitativa del territorio elevata giunta a 532 abitanti per km 2 (mentre in Italia, con tutte le differenze che vanno valutate, è di circa la metà), si impongono alcune riflessioni.

 La prima:

Sempre più pensionati e sempre meno lavoratori.

Questo impone una riflessione immediata rispetto alla tenuta del sistema previdenziale che nelle proiezioni sui prossimi 50 anni si rivela disastroso…il finanziamento dello Stato al fondo pensioni dei lavoratori dipendenti passa dai 5 milioni e 172 mila del 2014 a 9 milioni e 48 mila nel 2015, ma assieme al concorso per il Fondo Comune di Rischio di 3 milioni, si passa da 16 milioni e mezzo a 26 milioni e mezzo!! 

Molti di questi dati erano presenti già negli indirizzi dello scorso anno, ma quest’anno possiamo comprendere tra le riflessioni anche il risultato degli interventi di questo governo nell’ambito previdenziale.

Infatti emerge come gli interventi sul sistema pensionistico attuati dal governo sul Bilancio 2014 (cioè in particolare i prepensionamenti) siano stati fatti in assenza di un ragionamento allargato sulla tenuta del sistema pensionistico, e sulle conseguenze sullo stesso, promuovendo  un incremento consistente delle voci di uscita in modo non preventivato, mettendo a rischio l’autonomia e l’indipendenza dei fondi pensione dei dipendenti.

Eppure in aula avevamo sollevato il problema, perché se è vero che il prepensionamento può essere utile per liberare posti di lavoro, dall’altra parte questo è stato fatto senza calcolare la situazione disastrosa dei nostri fondi pensione, dimostrando l’incapacità di lungimiranza e l’opera di un governo che dimostra ancora una volta di non riuscire a rendersi conto delle conseguenze delle proprie azioni, nonostante furono molti gli appelli dell’opposizione.

Questo ci indica che gli interventi non sono stati considerati alla luce del loro impatto e l’incapacità di valutare e gestire le conseguenze. In un sistema che si appresta a valutare tagli in altri ambiti (come quello sulla farmaceutica ecc..), questo non ci lascia ben sperare. 

La seconda:

Altra riflessione da fare a seguito dell’aumento progressivo e costante della densità abitativa, che dovrebbe farci pensare sulla necessità di inserire valutazioni sul rapporto tra territorio e salute, che rischia di tradursi anche in costi sanitari.

Il secondo fattore di spesa infatti, indicato nel programma 2015, è quella della spesa per farmaci oncologici. É la prima volta che negli indirizzi del piano  emerge come primo dato di mortalità quello dei tumori e dell’incidenza delle neoplasie, malattie soggette in altri paesi (ma non a san marino) a studi epidemiologici in modo da valutarne il legame con la qualità dell’ambiente in cui si vive e del lavoro. Certamente continuiamo come paese ad avere buoni dati sulla speranza di vita ma una vita lunga non è sinonimo di vita in buona salute. In questo caso sarebbe importante valutare non solo un più preciso monitoraggio sulle cause ambientali dei tumori (abbiamo 1 sola centralina per il monitoraggio dell’aria che sta 3 anni in ogni castello e per avere una prima indagine di notizie su tutto il territorio ci vorranno 27 anni!). Tuttavia i dati già in possesso devono essere tradotti in azioni concrete di prevenzione. Fu fatta un’Istanza d’arengo a proposito, bocciata!

Senza contare che le politiche di sviluppo dovrebbero favorire scelte strategiche delle imprese che nascono su territorio oppure dei loro processi produttivi, come forma di prevenzione rispetto all’impatto ambientale ( e quindi sulla salute ) e anche sulla salute dei lavoratori. Migliorare le condizioni delle aziende significa migliorare le condizioni di salute dei lavoratori. Un altro dato allarmante infatti è quello dell’aumento degli stati morbosi collegati al lavoro.  Negli ultimi 5 anni c’è stato una aumento dell’8%, con 250 casi tra il 2009 e il 2013 (calcolando che questi dati non comprendono solo la parte dei lavoratori in regola, eppure di lavoro nero ce n’è tanto e occorre calcolare anche questo), 250 lavoratori che si sono ammalati facendo il proprio lavoro. 

Detto questo, occorre un chiarimento:

come si sposano le indicazioni dell’FMI (che parlano di tagli ai servizi, e i cui indirizzi si sposano nelle azioni di questo governo) con i riferimenti continui al progetto dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e del suo programma “Health 2020” , che contiene gli elementi condivisibili di medicina proattiva e presente su territorio, prevenzione ecc.. 

Anche l’anno scorso avevamo i principi di Health 2020 e dell’OMS, anche l’anno scorso c’erano impegni del governo su questi principi, salvo poi inserire nella finanziaria la spending review su farmaceutica, prestazioni e personale, con ticket e tagli alle prestazioni. 

Infatti queste azioni (indicate dall’FMI) le troviamo come già recepite e in parte già attuate all’interno della finanziaria 2013, all’interno dell’allegato Z che stabilisce una riduzione dello stanziamento della stato alla sanità corrispondente al

taglio 4% nel 2013

taglio 8% nel 2014

taglio 12 % nel 2015 

Dall’altra parte l’OMS all’interno di un documento promosso e intitolato “Risposte di politica sanitaria alla crisi economica in Europa”, dopo aver analizzato le ripercussioni sui sistemi sanitari di vari paesi che hanno introdotto come soluzione una maggiore compartecipazione dei cittadini alle spese,

ci dicono che tagli e ticket rischiano di essere controproducenti e si traducono in medio periodo in maggiori costi pubblici perché si trasformano in urgenze e le urgenze alla fine costano di più della prevenzione.

Ma non solo: un altro consiglio dell’OMS è questo: 

“….I cambiamenti nella spesa vanno considerati alla luce del loro potenziale impatto sul raggiungimento degli obiettivi del sistema…” 

A noi invece sembra che sia stato fatto proprio questo: non quello che ci consiglia l’OMS, piuttosto quello che ci indica l’FMI, con un taglio netto del contributo statale alla sanità in 2 anni (solo quest’anno si passa da 64 a 61,5 milioni) senza che ci sia un Piano Sanitario ufficiale, che ci indichi come, in queste condizioni, mantenere come obiettivo primario della sanità e del guadagno in salute per i cittadini… 

Eppure enormi risparmi possibili in aree che non andrebbero ad inficiare l’erogazione di servizi, alcuni esempi: 

-privilegi ancora ampiamente concessi, come bancomat o carte di credito elargite a dirigenti, da utilizzare a proprio uso e consumo nei viaggi e trasferte

-oppure i collaboratori amministrativi scelti ad hoc tra amici e conoscenti e provenienti dall’Italia per affiancare chi già sta svolgendo quel lavoro (di tipo amministrativo appunto);

-oppure perché si sia deciso di dare tanta attenzione al Fondo per la Formazione: un fondo (aumentato quest’anno a 350.000 euro)  un fondo che lo Stato rimborsa interamente e abbastanza generico nella determinazione del suo uso. Un fondo mai usato per intero, eppure quest’anno cresce a 350.000 euro senza che ne capiamo le ragioni.

-oppure gli straordinari ancora pagati a medici, capo-sala e coordinatore del personale, con la Delibera del Comitato Esecutivo  (del 19 marzo 2014, non resa pubblica guarda caso), nonostante la Delibera del Congresso di Stato del 6 agosto 2013 dicesse che era necessario affrontare nella spending review il tema degli straordinari, ma qui un occhio si può ancora chiudere evidentemente…

-oppure gli appalti per i lavori e le manutenzioni . Vogliamo ricordare l’accidentato percorso che ha portato il costo per le tanto pubblicizzate sale operatorie, da 2 milioni ai più di 5 milioni? 

Ultima cosa:

Si dice, giustamente, che San Marino si deve confrontare con le realtà che le circondano ed è importante l’approfondimento con questi organi.

Certamente è importante che san Marino si apre in contatti con altri paesi, ma è anche importante che la trasparenza della documentazione vada nella direzione di CHIARIRE di quale natura siano i rapporti che vengano intrapresi con gli altri paesi.

Un esempio recente è il rapporto sanitario con la Libia, che torna alla cronaca a seguito del video in cui presumibilmente si parla di voto di scambio e lo scambio riguarderebbe proprio il consolato libico. Alla persona che pare interessata nel video al consolato, corrisponde infatti (lo sappiamo dalle inchieste fatte dal L’Informazione) Gian Luigi Carrirolo, che  accompagnò l’ex direttore generale Pasini nel 2011 proprio in Libia assieme all’ex Segretario sanità Podeschi.

Scopo ufficiale fu quello di assistere i feriti della guerra civile in Libia, che nel 2011 arrivarono nel nostro ospedale per essere operati e assistiti attraverso l’attivazione di aiuti umanitari nel periodo di guerra.

Eppure questo rapporto sanitario con la Libia (ma cosa c’entra Carrirolo?) non si ferma al 2011 però. Infatti è molto più recente ( e cioè del 13 gennaio 2014) una Delibera del Comitato Esecutivo ISS, firmata da Pasini, Venturini e Manzaroli, che proprio attraverso la legge 150 sulle Libere professioni (poco dopo abrogata) assicura le competenze sammarinesi per la stipula di una Memorandum d’Intesa con il Consorzio BIC SCARL di Milano, il quale, leggiamo,  ha attivato un contratto con la Commissione Sanitaria della città di Zentan (LIBIA) per il ricovero di pazienti libici dando attuazione ad un preciso Protocollo Triage Clinico Pazienti Libici.

Ma se si tratta di aiuti umanitari, perché questa Delibera è stata inserita tra quelle segretate e non rese pubbliche, come molte altre, dalla Segreteria alla Sanità?

In effetti, il Consorzio Milanese, pare occuparsi di tutto tranne che di sanità: la composizione dei soci è tutta incentrata nei settori delle costruzioni, manutenzione, impianti, energia, urbanistica…però nella sua presentazione vediamo che è associato al WTC (World Trade Center) di San Marino (che Mussoni conosce bene) e alla Compagnia delle Opere Romagna. Nella base sociale pubblicata nella loro presentazione risulta anche la SMS Costruzioni generali spa.

Perché l’ISS, attraverso il Comitato Esecutivo, e rappresentata da Mussoni, ha bisogno di stringere un accordo sanitario e umanitario con un consorzio milanese che non si occupa di sanità, ma si occupa di creare legami con ditte costruttrici, e che è associato al WTC, di cui Mussoni è in qualche modo rappresentante? E cosa c’entra Carrirolo con la sanità in Libia? 

Perciò va bene tutto: l’OMS, il rapporto tra San Marino e l’Emilia Romagna e con altri paesi, ma non chiedeteci di recitare in una commedia quando si parla di temi a nostro avviso fondamentali come la medicina proattiva e la prevenzione, della sanità partecipativa e diffusa su territorio, salvo poi nascondere con un velo dipinto di slogan la tragedia che lasciate alle generazioni future, fatta di interessi trasversali portati avanti anche attraverso i temi della sanità e della previdenza.

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