Intervento Integrale Consigliere Simone Celli (Segretario PS) – comma ‘Dimissioni Felici’

Intervento Integrale Consigliere Simone Celli (Segretario PS) – comma ‘Dimissioni Felici’

Eccellenze,

Onorevoli Membri del Congresso di Stato,

Colleghi Consiglieri,

le dimissioni del Segretario di Stato per le Finanze e il Bilancio, Claudio Felici, in termini politici non possono essere archiviate sic et simpliciter con la nomina di un sostituto.

Occorre una riflessione ampia ed approfondita, in quanto non si può omettere un aspetto molto importante: fino ad oggi, l’ormai ex Segretario di Stato Felici è stato il leader indiscusso del Governo di Bene Comune.

Come non ricordare in questa occasione la difesa ad oltranza operata, non più tardi di qualche mese fa, da maggioranza e Congresso di Stato nei confronti dello stesso Segretario di Stato Felici che ora, invece, viene scaricato con un atteggiamento – mi sia consentito di definirlo – a dir poco pilatesco.

E’ ipocrisia allo stato puro pensare di poter risolvere la cosiddetta “questione morale” con l’individuazione di alcune vittime sacrificali.

Il problema, infatti, ha origini sistemiche e come tale deve essere affrontato da parte di chi attualmente ricopre ruoli di responsabilità politica nei partiti e nelle istituzioni. 

Ci vuole serietà, coraggio e determinazione, nel compiere una complessiva “operazione verità” per riuscire a mettere in evidenza le fallacità e le debolezze di un modello politico ed istituzionale che troppo spesso ha confuso il bene comune con gli interessi particolari di qualcuno.

C’è la necessità impellente di far recuperare – agli occhi di una cittadinanza sempre più disorientata – credibilità, prestigio e autorevolezza alla classe politica nella sua interezza. Non possiamo e non dobbiamo nasconderci dietro ad un dito. E’ doveroso attivare un’analisi seria e realistica al fine di comprendere cosa effettivamente non ha funzionato a livello politico negli ultimi 20/25 anni.

Bisogna dare al più presto risposte concrete.

Non è sufficiente appellarsi alla legalità e alla trasparenza. Queste infatti diventano parole prive di significato se non vengono supportate da atti e fatti tangibili.

Senza una reazione rigorosa, c’è il rischio che il vuoto lasciato dalla politica venga occupato, da un lato, dalla demagogia e dal populismo, ma ancor di più dall’altro lato – come ho avuto modo di affermare in altre circostanze – da potentati economici occulti e da logge massoniche irregolari.

A questo punto è giusto porsi un interrogativo: che cosa fare?

Inizialmente faccio una premessa. Sono certo che il nostro Paese non abbia bisogno di meno politica. Tutt’altro. Ce ne vuole di più e soprattutto è indispensabile che la politica torni nuovamente ad esercitare il proprio primato nella guida della comunità che ultimamente, invece, viene troppo spesso delegata incondizionatamente ad altri settori della amministrazione statale.

La questione morale, pertanto, non può essere considerata come la sommatoria di posizioni individuali e non può essere affrontata nemmeno limitandosi ad assistere passivamente all’azione dell’Autorità Giudiziaria, che va totalmente rispettata e che non deve essere oggetto di alcun tipo di interferenza da parte di chi detiene il potere politico.

Si deve intraprendere subito un percorso di rigenerazione della politica che, per essere adeguatamente credibile, deve partire da alcuni punti imprescindibili:

–   Essere coscienti di ciò che non ha funzionato nei partiti negli ultimi 20/25 anni, riportandoli alla loro originaria funzione di cinghia di trasmissione tra cittadinanza e istituzioni;

–   Riconoscere gli errori compiuti, assumersene la responsabilità politica compiendo una robusta autocritica;

–   Realizzare un processo di rinnovamento e di cambiamento dei gruppi dirigenti, premiando la qualità e non la fedeltà;

–   Riscrivere tutti insieme “le regole del gioco” affinché certe situazioni non vengano più a ripetersi.

Se la sostituzione del Segretario di Stato Felici può apparire una misura necessaria, non è sicuramente sufficiente per rispondere con efficacia all’aggravamento, ormai inesorabile, della questione morale. Questa, perlomeno, è la mia opinione personale.

Debbono essere compiute, infine, alcune valutazioni di carattere esclusivamente politico.

L’avvicendamento a Palazzo Begni, che si materializzerà ufficialmente tra qualche ora, rappresenta una soluzione che ha un respiro corto, anzi cortissimo, dal punto di vista politico. Permette ovviamente di svalicare la sessione consiliare in corso, ma i problemi restano tutti sul tavolo.

La verità è ben altra.

La maggioranza esce sfibrata da questo delicatissimo passaggio politico ed istituzionale e, di conseguenza, il Governo è sostanzialmente arrivato ai titoli di coda. A sostenerlo non è più soltanto il Partito Socialista o il resto dell’opposizione. Lo dicono componenti della coalizione “San Marino Bene Comune”.

Il Governo va avanti per una ragione piuttosto banale: all’interno della maggioranza nessuno – comprensibilmente – vuole le elezioni anticipate.

Mentre però in Consiglio Grande e Generale si discute, il Paese brucia. Fuori dal Palazzo c’è un popolo stremato, confuso e sfiduciato.

La crisi infatti sta pesantemente deteriorando la struttura economica, finanziaria e sociale. Il solo dato della liquidità di Tesoreria al 31 dicembre – sono previsti in cassa poco più di 400 mila euro – impone di dichiarare pubblicamente lo stato di emergenza. Non si può continuare a dipingere una realtà che non esiste, rassicurando i cittadini sammarinesi con l’annuncio di una ripresa che viene smentita dai fatti.

La situazione generale del Paese non può essere sottovalutata e soprattutto non può essere affrontata con soluzioni politiche pastrocchiate e prive di prospettiva.

Da oltre un anno e mezzo – esattamente dalla celebrazione del proprio Congresso Generale – il Partito Socialista sostiene che sia fondamentale mettere in campo progetti politici all’insegna della responsabilità nazionale.

Siamo rimasti inascoltati.

A volte siamo stati persino strumentalizzati passando, ingiustamente, per quelli della stampella all’attuale maggioranza.

Non importa, tutto questo fa parte del gioco.

Ciò che non fa parte del gioco invece sono il presente e il futuro della Repubblica di San Marino.

Per il Partito Socialista, prima di ogni cosa infatti vengono gli interessi del Paese. Non siamo minimamente interessati al gioco allo sfascio che qualcuno intende praticare per ottenere una rendita di posizione in termini elettorali. Con questo spirito il Partito Socialista ha agito fino ad ora e continuerà ad agire anche in futuro: tra chi vuole distruggere e chi vuole ricostruire, noi staremo sempre e comunque dalla parte di chi vuole ricostruire. Una ricostruzione che però deve partire da alcuni punti chiave irrinunciabili: legalità, rinnovamento e riforme strutturali.

Ora, è la maggioranza ad avere il dovere di dire con chiarezza cosa intende fare, nella consapevolezza che con la nomina del nuovo Segretario per le Finanze e il Bilancio le criticità non solo non vengono affatto superate, ma sono ancora tutte presenti.

La maggioranza dica al Consiglio Grande e Generale e all’intero Paese se ci sono le condizioni minime per dare un senso a questa legislatura, sempre più sgangherata, oppure se è finita.

Però lo dica subito, non a gennaio. Non c’è tempo da perdere, bisogna fare chiarezza al più presto.

Il Paese, infatti, non si può permettere una maggioranza ed un governo che prendono tempo e che hanno l’unico obiettivo di tirare a campare.

Su questo terreno, il Partito Socialista non ammette ambiguità.

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