intervento Presidente UPR al comma II odierna seduta del Consiglio Grande e Generale

intervento Presidente UPR al comma II odierna seduta del Consiglio Grande e Generale

In allegato intervento Presidente UPR al comma II odierna seduta del Consiglio Grande e Generale.

Eccellenze,

Colleghi Consiglieri,

siamo nuovamente alla prese con un dibattito riguardante la cosiddetta “questione morale”. Anche questa volta, dopo ore e ore di discussione, giungeremo alla stessa conclusione – la solita di ogni seduta consiliare nell’arco degli ultimi 15 mesi – che c’è un’emergenza morale. Non è mia, ne nostra intenzione, liquidare questo punto. Così come non intendo sottovalutare – in alcun modo – i fatti delle ultime settimane.

 Ma, delle altre emergenze, quando si parlerà in quest’aula? 

Ad esempio della disoccupazione, del problema della sicurezza e dell’ordine pubblico oppure della grave situazione della liquidità di bilancio? Problema, quest’ultimo, che – nonostante la tanto sbandierata messa in sicurezza del bilancio – metterà il collega Giancarlo Capicchioni, Segretario di Stato alle Finanze in pectore, in una condizione da fare “tremare i polsi”. 

E il resto? E il Paese? Il Governo? La maggioranza?. 

Il resto può attendere. 

E così ritornano in voga le formule all’insegna dell’espressione “per il bene del Paese”, della “responsabilità” per nascondere l’evidenza di una classe politica ostaggio delle proprie paure e sotto il rischio delle elezioni politiche anticipate. 

In questo cade l’oggetto del comma II del dibattito consiliare: dimissioni di Claudio Felici da Segretario di Stato per le Finanze e sua sostituzione. 

Argomento molto marginale nella discussione, a giudicare dal tenore degli interventi, su cui invece vorrei spendere alcune parole. 

Non voglio peccare di ipocrisia dicendo che dal punto di vista umano sono vicino a Claudio Felici. 

Rilevando che fra i protagonisti – attivi e passivi della cronaca giudiziaria sammarinese dell’ultimo mese – è l’unico che si è dimesso da un incarico istituzionale rilevante. 

Dispiacere che però non offusca il mio giudizio dal punto di vista politico. 

Claudio Felici, dal giuramento come Segretario di Stato per le Finanze dal dicembre 2012, non ha mantenuto le aspettative di cambiamento riposte in lui e nel Partito dei Socialisti e Democratici. 

In breve sono stati completamente assorbiti dall’impianto politico ex Patto per San Marino.

 Qualche esponente di maggioranza ha elencato i successi di questi mesi, tralasciando il lato oscuro della medaglia.

 I tanti insuccessi, le gaffe, i dietrofront rimediati dal Governo in cui Felici aveva un ruolo rilevante.

 Bersaglio della critica, oggetto di una satira feroce, vittima di atti al limite della violenza, Claudio Felici ha incarnato nel bene e nel male l’essenza di governo e maggioranza.

 E come accade, spesso il destino si ripete.

 Nella primavera 2010 il protagonista della nascita del Patto per San Marino, l’allora Segretario di Stato per le Finanze Gabriele Gatti, cadde vittima del fuoco amico.

 A circa due anni di distanza uno dei tre registi dell’attuale alleanza di governo cade falciato anch’egli dal fuoco amico.

 Diverse le fasi storiche, diversi i protagonisti ma identico l’epilogo.

 Chi ha sancito la nascita di una fase politica viene spazzato via dagli stessi compagni di viaggio.

 Una sorta di dejà vu, dove esperti giocatori alzano la posta sul piatto dell’alleanza di governo lanciando nella roulette che gira impazzita la pallina della verifica di governo. Quale numero uscirà?

 Un rimpasto di governo? 

Un Governo di emergenza? 

Un Governo di scopo? 

Un Governo della Reggenza? 

Oppure Elezioni anticipate? 

Dal dibattito in corso emergono nitidamente alcuni aspetti. 

Primo: Il prosieguo di questa legislatura sembra aver subito ormai un duro colpo e la vita politica della maggioranza pare manifestamente in bilico. 

Secondo: I problemi che stanno emergendo sono ben più articolati rispetto a ciò che appare e superano di gran lunga le singole posizioni oggetto di attenzione della cronaca in queste ultime giornate. 

Terzo: La situazione generale del Paese, sempre più segnata da sfiducia e scoramento verso le istituzioni, si sta complicando sotto l’impeto di una crisi economica e sociale sempre più prepotente. 

Si tratta di una situazione da noi più volte denunciata a cui abbiamo cercato di dare una soluzione svolgendo un’opposizione netta e, nel contempo qualora ci fosse in gioco l’interesse nazionale, costruttiva sui contenuti. Punto, quest’ultimo, che abbiamo sempre rilanciato – purtroppo trovando porte chiuse – con convinzione. Ora il Governo e la maggioranza non hanno più alibi: devono dire chiaramente al Paese cosa possono e cosa non possono più fare. Non si possono accettare soluzioni di corto respiro meramente tattiche. Prendere tempo, tergiversare o pensare addirittura di scollinare sono opzioni non più accettabili. 

Siamo in una fase i cui esiti sono molto interessanti e ai quali come sempre, in ragione della legge elettorale, l’opposizione assiste solo come semplice spettatore. A Giancarlo Capicchioni vanno i nostri auguri, prescindendo dalla “missione impossibile” che sta per intraprendere. Dovrà fare immediatamente con la crisi di liquidità, con il bilancio 2015 da scrivere sotto osservazione dei falchi della spending review, con il sistema finanziario in crisi di credibilità ai suoi vertici e in cerca di una nuova identità, con la nuova riforma fiscale e soprattutto con il peso e le insidie di un incarico, che nelle migliori condizioni non vedrà cadere le foglie nel prossimo autunno. UPR non voterà il nuovo Segretario di Stato, noi siamo fedeli al ruolo che chi è all’opposizione non vota membri di governo, nemmeno a titolo personale per simpatia o stima. Detto questo non esprimiamo alcun tipo di chiusura preconcetta se, e quando, intederà aprirsi al confronto. 

Eccellenze, 

mi rendo conto che siamo entrati in una new age politica e culturale – la cui cifra è la possibilità di dire tutto e il contrario di tutto. Lo stato di diritto, la divisione dei poteri, la dignità delle persone, il rispetto dei ruoli sono semplici ammennicoli diventati inutili. Usando la parola etica, moralità si può dire praticamente di tutto – con affermazioni al limite della diffamazione – certi che se qualcuno reagirà lo farà solo per difendersi o perché amico di chi ha dei guai giudiziari. Sono ragionamenti offensivi anche rispetto all’intelligenza  e sensibilità di chi li pronuncia. Ma poi ascoltando il protagonista di una celebre serie TV dire: “Pensi ch’io sia un ipocrita? E fai bene! Non ribatterei. La strada per il potere è lastricata di ipocrisia e morti. Mai pentirsi.” Mi viene da pensare che a volte la differenza fra la finzione e la realtà, quando di parla di politica, è molto labile e che la fine prematura dell’esperienza di governo di Claudio Felici sia già stata metabolizzata in ragione di obiettivi di ordine superiore sia nella maggioranza che nell’opposizione. Ma questo è un altro discorso su cui tornerò nelle prossime sessioni consiliari per esprimere anche qualche mia riflessione su etica e politica, altro elemento cardine delle discussione di questi giorni. A volte ricordare episodi passati aiuta a riflettere sul presente e a capire quale può essere un futuro ragionevole.

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