Intervista a Pasquale Valentini sulla situazione politica e le prossime elezioni

Intervista a Pasquale Valentini sulla situazione politica e le prossime elezioni

Valentini (Dc): “Certezze al paese su economia e Italia”
“Coalizione leale al percorso che ci ha portato al voto. Lunedì i Reggenti”


BOLOGNA- I valori della tradizione politica cattolica per fare risorgere il Titano. Il segretario della Dc Pasquale Valentini sposa l’appello lanciato da Cagliari da papa Benedetto XVI e guarda alla scadenza elettorale del 9 novembre come a un punto di svolta per la politica della Repubblica. Cui il centrodestra si presenterà con un programma chiaro e “ben metabolizzato”. Per gli avversari c’è rispetto, ma anche la necessaria chiarezza di posizioni.

Segretario Valentini, la data di inizio ufficiale della campagna elettorale, il 20 ottobre si avvicina. La coalizione del Psd ha parlato di guerra all’ultimo voto, lei come vede questo periodo precedente le elezioni del 9 novembre?

La campagna elettorale sarà nuova per tutti perché la legge elettorale ci obbliga a un atteggiamento completamente diverso, quello di presentarci agli elettori avendo già chiaro qual è il programma di governo e quali sono le forze che lo sostengono. E in questi giorni, mentre stiamo completando le liste dei candidati, stiamo lavorando proprio sulla messa a punto del programma. Che sarà una guerra lo posso solo ipotizzare: c’è effettivamente la corsa alla preferenza, per cui l’elettorato sammarinese, soprattutto quello interno, sarà sottoposto a una pressione notevole. Siamo però convinti come Democrazia cristiana che sia arrivato il tempo della costruzione. Non si tratta più di un gioco politico fine a se stesso, ma di mettere in atto una capacità di dare al Paese il governo di cui ha bisogno, le risposte di cui ha bisogno, tenendo conto il più possibile di tutti i fattori della realtà sammarinese. Vogliamo presentarci agli elettori con la maggiore chiarezza possibile sui contenuti della nostra proposta e sul metodo con cui intendiamo portarla avanti.

La coalizione a voi avversa ha già presentato il logo e presto presenterà il programma. Voi a che punto siete, visto che il centrosinistra sostiene che siete divisi e ancora indietro sul programma?

Non so su che base si possano fare queste affermazioni. Noi ci siamo messi all’opera immediatamente su un programma che non vogliamo generico o nebuloso, ma chiaro per i soggetti che lo propongono e per i cittadini che lo devono verificare. E lo stiamo facendo in un confronto continuo e aperto anche alle categorie economiche e sociali del Paese. Siamo convinti, infatti, che una proposta credibile per San Marino debba coinvolgere tutte le realtà vive, che fanno crescere il Paese stesso. Questa è una differenza che va sottolineata nei confronti dell’altra coalizione che si è vantata di avere un programma già fatto, riproponendo quello già presentato che non ha visto il coinvolgimento dei cittadini. Noi vogliamo esattamente il contrario e stiamo per presentare il nome e il logo della coalizione. Per il programma rispetteremo i tempi: entro il 29 settembre va consegnato e per quella scadenza avremo fatto tutto il lavoro di approfondimento interno necessario per una proposta fortemente metabolizzata e con quelle caratteristiche di chiarezza e fattibilità cui accennavo prima. Non ci interessa un programma che non sia un programma di governo, deve essere l’agenda di ciò che chi vincerà le elezioni dovrà fare.

Nella lista del vostro alleato Ap sarà inserita Antonella Mularoni, nome di prestigio bene accolto anche dagli avversari politici. La vostra lista presenterà nomi nuovi o si affiderà alla classe dirigente che dopo due anni di opposizione sembra avere le carte in regola per tornare al Governo?

Noi ci presentiamo con Europopolari e “Arengo e Libertà”. Dunque è chiaro che dei 60 candidati della lista solo una parte, 46 o 47, saranno emanazione della Dc. Stiamo privilegiando in questa fase la riconferma dei membri dell’ultimo gruppo consigliare, anche perché è stato in carica due anni e già c’era stato un ricambio di un terzo rispetto a quello precedente. Stiamo registrando un notevole interesse nei confronti della nostra lista da parte di esponenti della società civile, in particolare giovani. Tutto ciò ci fa immenso piacere e stiamo valutando cosa fare, agendo all’interno dei limiti dati dal numero di candidati e dall’esigenza di presentare un terzo di “quote rosa”. Anche in questo senso abbiamo disponibilità interessanti, però credo che sia prematuro ora parlare di nomi. Questa settimana le sezioni del partito nomineranno circa il 70% dei candidati, il resto spetta alla direzione. Intorno al 15, 16 di settembre sarà tutto nero su bianco.

I vostri avversari vi lanciano un’accusa pesante: l’aver “imbarcato” i due fuggitivi del Psd Nadia Ottaviani e Fabio Berardi vi renderebbe la coalizione prescelta dai così detti “poteri forti”…

Questo tipo di affermazione fa parte del tentativo di dipingere la politica come qualcosa da guardare con sospetto. E fa del male a tutta la nostra realtà politica. Occorre guardare i fatti e i fatti dicono che la situazione politica che oggi viviamo è il frutto di tanti fattori. Del lavoro di opposizione fatto dalla Dc, ma anche di quello fatto da tutti gli altri partiti che oggi con noi condividono la coalizione. E’ stato il frutto di un gesto forte come quello di Alleanza Popolare che ha deciso di uscire dalla compagine di governo e di manifestare chiaramente la sua disponibilità a un dialogo con la Dc e le altre forze di opposizione. Infine è frutto della scelta di Ottaviani e Berardi di non condividere la nascita del “governo dei 31” e la politica del PSD. La nostra disponibilità a fare insieme una lista nasce dalla lealtà a questo percorso. Ed è giusto che la costruzione di una nuova stagione politica sia il frutto di una tale lealtà. La Dc sente forte oggi il compito di dovere svolgere un ruolo importante nel percorso di aggregazione. Avere un’identità storica precisa come quella del Pdcs che festeggia i suoi 60 anni non può essere intesa come l’affermazione di valori che valgono solo per i democristiani. È la responsabilità immensa di fare di questi valori un motivo per trovare con altre culture e idealità, tese alla ricerca del bene comune, un punto di incontro. Ed è quello che stiamo cercando di fare. Anche il modo in cui stiamo facendo la lista è il segno di questa tendenza. E’ un valore oggi riuscire a mettere insieme, nell’interesse comune, forze anche diverse. Ed è una speranza per i cittadini vedere finalmente le forze politiche occuparsi del Paese, e non solo del loro gioco politico.


Se la vittoria della vostra coalizione è così scontata come da molte parti si dice, andiamo al 10 novembre. Cosa fareste nei primi 100 giorni di Governo?


Pur riconoscendo la grande aspettativa verso la nostra coalizione e le buone probabilità che abbiamo sulla base di dati reali, sappiamo che non sarà sicuramente una campagna elettorale semplice, per cui ci vuole grande rispetto per quella che è la volontà dei cittadini. In caso di vittoria il lavoro dei primi tempi del governo dovrà essere quello di cercare prioritariamente di creare nuove condizioni con la vicina Italia, perché il clima sia vissuto su un altro livello, con una ripresa di reciproca fiducia e dialogo che renda possibili affrontare le questioni più grosse che sono sul tappeto. Occorre creare un clima di certezza in tutti gli operatori economici che lavorano a e con San Marino. Questo per noi è vitale perché i settori portanti della nostra economia risentono fortemente di questa crisi nei rapporti con l’Italia e non possiamo pensare a uno sviluppo senza ricreare innanzitutto un clima di chiarezza. Dentro questo contesto c’è tutta una situazione interna da mettere in piedi, che consiste nella ripresa del dinamismo di tutto il settore economico, dal turismo, al commercio, dalle banche all’industria. Si tratterà di vedere su quali opportunità fare leva. C’è poi tutto il settore della Pa rispetto al quale va presa una strada definitiva verso quell’efficienza senza la quale tutto il sistema economico non riesce a fare un salto di qualità. Un altro aspetto è dare subito alcune risposte nel campo sociale. Ci sono già famiglie che vivono in difficoltà il costante aumento del costo della vita e c’è una realtà di fasce deboli, bambini e anziani, che ha bisogno di una nuova politica. Serve dunque un nuovo atteggiamento verso la famiglia per mettere questi soggetti nelle condizioni di gestire al meglio emergenze e bisogni che stanno maturando. L’idea è quella di uno Stato leggero che non fa tutto, ma che è capace di favorire e valorizzare le forme di responsabilità che nelle società nascono ed è bene che nascano. Senza queste, una delega totale allo Stato sarebbe comunque inefficace.


Il leader Ddc Pier Marino Mularoni ha ricordato che la Dc ha 60 anni e si vedono tutti. Come risponde al suo ex compagno di partito?


Senza entrare in polemica, i 60 anni della Dc sono una responsabilità per chi oggi è democratico-cristiano, la responsabilità di servire un’eredità che comunque è arrivata fino a noi ed è presente in una larga fetta della nostra realtà popolare. In una pubblicazione che uscirà presto sui 60 anni si poneva la domanda “Come sarebbe stata San Marino senza Dc?”. Nelle questioni decisive della vita della Repubblica, dal dopoguerra in poi, La Dc è stata presente e il suo contributo è stato significativo. Vale la pena di ricordare anche l’intervento al congresso del 1965 del primo segretario Dc, il maestro Zaccaria Savoretti, che è di un’attualità incredibile e si ricollega al richiamo fatto recentemente dal Sommo Pontefice circa la responsabilità politica dei laici cattolici… Parlando ai democristiani, Savoretti dice che per governare bene un Paese non basta un’ideologia, un partito; non basta neanche un buon programma di governo; servono persone che abbiano una forte coscienza morale. E aggiunge: abbiamo la certezza che questa coscienza morale è presente nella persona se è vivo il senso religioso. Io credo che queste parole, e la responsabilità di incarnarle, sia quanto di più attuale si possa esprimere circa l’impegno politico. Questo è il cuore della Dc ed è il contributo insostituibile che continua a portare alla politica sammarinese. Dimostri piuttosto Mularoni, che ha pensato di abbandonare e di contrastare il PDCS dopo avere raccolto il voto dei Democristiani, quale contributo di novità ha portato alla vita politica del nostro Paese.

Lunedì e martedì ci sarà il Consiglio Grande e Generale in cui si nominerà la nuova Reggenza, con papabili Ernesto Benedettini (Pdcs) e Assunta Mularoni (Ap), ma non si discuterà dell’abrogazione dell’articolo 7 della legge sulla cittadinanza: due temi su cui non decolla il confronto col centrosinistra. Ci saranno dei ripensamenti prima della seduta o la Dc tira diritto per la sua strada?


La coalizione che oggi chiede un largo confronto, in realtà, se poteva, avrebbe fatto un Governo di 31 che a settembre non avrebbe avuto più la maggioranza; e avrebbe sicuramente nominato una Reggenza senza coinvolgerci. Ancora. Non avrebbe portato in Consiglio le modifiche alla legge elettorale sull’abolizione della preferenza per i cittadini esteri e l’abrogazione dell’articolo 7 della legge sulla cittadinanza. Quindi questo richiamo al dialogo è completamente fuori luogo, in un contesto che ha visto l’incapacità delle forze politiche di mettere in moto un’azione costruttiva. Cercare oggi, praticamente in campagna elettorale, a Consiglio sciolto, di intervenire con atti politici forti contraddice il bisogno di chiarezza che il ricorso alle elezioni anticipate ha sancito. Questo vale anche per la Reggenza. Ogni Reggenza è di garanzia, è super partes e il prossimo Consiglio con la maggioranza che ha, la nominerà. Per ora non abbiamo esaminato la coppia da proporre, ma abbiamo i numeri per sostenere una candidatura. Questa settimana ci confronteremo all’interno della coalizione. E formuleremo le nostre proposte.


Una coalizione da 4 liste ma 8 partiti. Sarete in grado di rimanere coesi?

Siamo tutti convinti di fare una cosa nuova. Nessuna delle forze che ha deciso di costituire questa coalizione parte dall’idea che sono le altre a doversi accodare al proprio percorso. Siamo forze che hanno trovato nell’interesse del Paese la volontà di cercare le condizioni per una proposta che sappia dare le risposte necessarie, questo elemento deve dare fiducia e sicurezza. Dall’altra parte sembra ci sia un percorso precedente a cui ci si rifà con più o meno convinzione: Sinistra Unita per esempio aveva sperato fino all’ultimo di non fare quella coalizione, quindi non è convinta. Non è il problema di essere in 8 o in 4, ma di essere convinti del percorso. Da noi il livello di convinzione è alto, lo dimostra il lavoro di semplificazione per creare 4 liste da 8 partiti e quello per costruire un programma unico.

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