“Noi il nuovo al centro, la Dc ha 60 anni e li dimostra tutti”
BOLOGNA- L’unica alternativa alla Democrazia Cristiana dal centrosinistra. Pier Marino Mularoni, Segretario di Stato uscente per il Lavoro, la Cooperazione e le Politiche Giovanili e leader DdC, taglia il cordone ombelicale dalla “casa madre” scudocrociata, facendosi portabandiera dei valori cattolico-democratici all’interno della coalizione del centrosinistra che si presenterà al voto del prossimo 9 novembre con gli alleati PSD, SU e Spl. Dalle parole di Mularoni non trapela nessuna nostalgia per il partito di provenienza, la Democrazia Cristiana, vista con qualche ruga di troppo. Dito puntato invece contro lo snobismo degli ex alleati di Alleanza Popolare.
Quali sono i motivi per cui il Governo di centro sinistra- nel quale i Democratici di Centro sono entrati a ottobre- meriterebbe la promozione o la bocciatura?
Promossa è senz’altro la forte volontà dimostrata di realizzare riforme importanti per il Paese. Il programma di governo, uno dei migliori degli ultimi esecutivi, ha incluso novità interessanti anche per le esperienze future. Bocciato è invece l’atteggiamento di Alleanza Popolare che purtroppo non ha creduto nel nostro progetto fino in fondo e troppo spesso ha trattato gli alleati con senso di sufficienza, preoccupato, più che altro, di salvaguardare a ogni costo il suo elettorato. L’esperienza di governo, per quanto finita prematuramente, ha comunque reso possibili riforme che hanno impostato un ciclo nuovo della vita del Paese: dalla legge elettorale alla riforma sui giochi. In particolare, per quanto riguarda i settori di mia competenza, abbiamo dato attuazione alla legge sulle politiche giovanili che introduce per la prima volta un’attenzione nuova verso i ragazzi. La normativa infatti dà ai giovani sammarinesi gli strumenti con cui realizzare iniziative completamente ideate, gestite e coordinate da loro stessi, senza imporre regie calate dall’alto.
Con la nuova legge elettorale, sono diverse le regole del gioco per i partiti. Cosa cambia in particolare, per il suo? Il 9 novembre vi presenterete per la prima volta alle elezioni come Ddc, con una vostra lista, sciolti dal laccio con il Pdcs…
Noi affrontiamo con determinazione l’appuntamento elettorale. Non a caso siamo stati tra i primi partiti che hanno ritenuto di manifestare pubblicamente la necessità di andare al voto. I Democratici di Centro hanno un progetto politico molto chiaro, portato avanti con coerenza: oggi siamo l’unico partito di estrazione democristiana che non fa parte della coalizione capitanata Dc. Non rinneghiamo i valori e l’estrazione culturale alla base del nostro impegno politico, ma riteniamo ci sia la necessità di affrontare con metodo nuovo la politica e i problemi del Paese. Lo scontro non è sui valori, ma su come gli attuali dirigenti scudocrociati li praticano e li concretizzano nell’azione politica. Noi vediamo l’esigenza di sviluppare una realtà più aperta alle riforme e al cambiamento di San Marino. Questa volontà si è scontrata nel recente passato con il conservatorismo che vuole tutelare i poteri forti e rifiuta il cambiamento perché non favorisce il suo interesse. La Democrazia Cristiana, come dice il suo slogan, ha 60 anni e li dimostra tutti: purtroppo non è più quella degli anni di Bigi, Savoretti, Boscaglia. E’ quella di Gatti, Galassi, Podeschi, dell’antenna nella torre, del buco di bilancio, della vendita dei lotti, della Guardia di Finanza al confine, del caso Long Drink, del caso patente e delle relative bugie raccontate ai sammarinesi.
Il voto sarà un banco di prova fondamentale per le forze politiche che si contendono l’elettorato di centro. Tra Ddc, Dc ed Eps, il cittadino che vuole scegliere i valori di “centro” sarà un po’ confuso alle urne. Come orientarsi?
Crediamo che l’elettore abbia un’idea chiara di cosa rappresenta il nostro partito. Nella coalizione “Riforme e Libertà” siamo l’ancoraggio ai valori di centro, garanzia di quella moderazione indispensabile per garantire stabilità al Paese. Dall’altra parte, la confusione regna sovrana: ci chiediamo che differenza ci sia tra votare, nella stessa lista, un candidato Dc o uno Eps. E cosa penseranno gli elettori di Alleanza Popolare della loro nuova alleanza con la DC nemico storico? Ancora, come potranno convivere Noi Sammarinesi con i socialisti di Casali? E come inquadrare chi si candiderà nella lista DC, dopo avere lasciato repentinamente il PSD sotto la regia dei tanto chiaccherati poteri forti? Noi, a ragione, pensiamo di rappresentare l’unica alternativa per l’elettore di centro che non si ritrova nella Democrazia Cristiana e in Alleanza Popolare.
Il rinnovamento della classe politica sembrerebbe la parola d’ordine delle prossime elezioni. Come i Ddc coniugano questa esigenza diffusa nella cittadinanza?
Noi sentiamo di poter rappresentare il rinnovamento. Primo, perché nel nostro movimento ci sono tanti giovani e tante persone che non hanno mai fatto politica attiva. Abbiamo anche dei dirigenti giovani, come il coordinatore, e la nostra lista presenterà numerosi volti nuovi. Ma soprattutto, riflettiamo il rinnovamento perché siamo capaci di fare una politica nuova e di guardare i problemi del Paese in maniera innovativa. Questo è il nostro spirito. Al contrario, dove sarebbe il nuovo nel progetto Dc? I soliti noti- Menicucci, Podeschi, Gatti, Morri, Masi e Ciavatta- torneranno insieme come negli anni ’80/90.
In questi giorni siete al lavoro con i vostri alleati sul programma. Quali sono i provvedimenti irrinunciabili per i Ddc, da realizzare entro gli eventuali primi cento giorni di governo?
Il programma della coalizione “Riforme e Libertà” avrà la caratteristica della concretezza: offrirà un elenco di soluzioni da mettere in atto subito, aspetti dettagliati e concretizzabili nei primi cento giorni di governo. Ci sono dei temi già discussi nella legge obiettivo su cui già tutti gli alleati concordano. In particolare, cito il sostegno per le famiglie contro il carovita attraverso interventi mirati per calmierare i prezzi come ad esempio la riduzione della monofase. Non solo: si dovrà iniziare a ragionare sulle retribuzioni che devono essere adeguate all’aumento del costo della vita. Per tanti motivi negli anni passati abbiamo tenuto basse le retribuzioni. Ma oggi è venuto il momento di riflettere su come si garantisce alle famiglie sammarinesi il mantenimento del potere d’acquisto che va peggiorando.
All’interno della coalizione, quali sono i rapporti oggi? Nell’ultimo Consiglio Grande e Generale, caratterizzato da posizioni “trasversali” sul voto estero, vi siete schierati dalla parte del Psd, non appoggiando gli emendamenti di Su. Questo sodalizio potrebbe creare frizioni interne?
Noi partiamo da una base di coesione molto forte, con un programma di governo già concordato. Abbiamo una visione comune su patto sociale, sanità, famiglia, sviluppo, commercio e turismo…. La nostra coalizione ha tre liste e un livello di coesione tale da garantire stabilità per i prossimi cinque anni. Invece, dall’altra parte figurano solo quattro liste, ma in realtà ci sono otto partiti con aggregazioni un po’ forzate per la necessità di superare lo sbarramento.
Recente la querelle tra il suo partito e il Segretario di Stato Masi per la nomina del presidente di Banca Centrale. Resta qualche altro sassolino nella scarpa da togliersi nei confronti degli ex alleati?
Né personalmente né come movimento abbiamo sassolini nella scarpe. Ci spiace che il Segretario di Stato Masi abbia inteso la posizione dei Ddc come un attacco personale. Non lo era e non voleva esserlo. Per quanto riguarda la nomina del Presidente della Banca Centrale, a nostro avviso, si doveva procedere con un candidato sammarinese super partes, in grado di rappresentare il nostro sistema anche all’esterno. Chi pensa a garanti imposti da oltre confine ha una visione anacronistica dei rapporti con l’Italia e con gli altri Paesi. La nostra visione invece non era legata a interessi particolari. Fatto sta che non abbiamo presentato candidature specifiche. La scelta di Mario Monti, di cui si è parlato, non è mai stata posta sul tavolo. Di certo, sulla sua persona nessuno avrebbe avuto da ridire.
8 settembre 2008