Istanze d’arengo e referendum: che significato dare

Istanze d’arengo e referendum: che significato dare

Istanze d’arengo e referendum, ma è proprio vero che sono espressione dell’antipolitica?

Il fantasma dell’antipolitica si aggira a Palazzo. Prende il nome di 67 istanze d’arengo, un vero record per San Marino; di cinque referendum; ma passa anche attraverso la proliferazione di interpellanze, interrogazioni, mozioni, ordini del giorno, cioè di tutti quegli strumenti parlamentari che danno il segnale della partecipazione e della vivacità.
Ma che cos’è l’antipolitica? L’Italia la scoprì, anche se ancora non si chiamava così, all’epoca di D’Annunzio, quando il poeta lanciò un pitale in Parlamento. In tempi più vicini a noi, ci furono i lanci di monetine, mani pulite, le manifestazioni leghiste contro “Roma ladrona”, i girotondi e, infine, il “V Day” con tutto il popolo dei grillini.
In se per sé, la definizione è semplice, o così appare. Antipolitica è tutto ciò che è contro la politica e che vi si oppone. Per questo, non è politica. E’ fuori dal suo territorio. E se la politica è “l’umana coesistenza considerata dal punto di vista delle modalità di organizzazione di un coerente e stabile potere” secondo la definizione della nuova Enciclopedia del pensiero politico (Laterza), ne discenderebbe che antipolitica è tutto ciò che si oppone alle forme di organizzazione del potere.
Ma questo riconduce direttamente alle forme classiche della protesta, dell’opposizione. Che sono del tutto interne alla politica fin qui conosciuta, compreso il passaggio da forme di regime alla democrazia. Antipolitica mette dunque alla prova il linguaggio della politica, ne segnala il limite. Si rivela per quello che è: il segnale di crisi della politica.
Infatti, non a caso, il senso più comune del termine antipolitica definisce l’atteggiamento di coloro che si oppongono alla politica come pratica di potere e, quindi, ai partiti e agli esponenti politici tutti ritenuti, nell’immaginario collettivo, dediti a interessi personali e non al bene comune.

A San Marino, che non brilla certo per fantasia, si è sempre usato finora il termine strumentalizzazione. Che è l’attributo più frequentemente affibbiato ad ogni iniziativa dell’opposizione per nascondere la paura di dare delle risposte. Oggi, di qua e di là del confine, la moda non è cambiata, per questo il grido contro i politici parolai, ladri e nullafacenti, non si placa.
Ma a ben guardare, entrambi i termini, sembrano essere una formula propagandistica per esorcizzare la protesta della gente. La politica si fa con le proposte, non con le grida.
Ecco allora la domanda: cicale o formiche?
A noi piace più la definizione di formiche, perché cominciano a costruire la montagna partendo dal chicco di grano. Così come abbiamo fatto con le istanze d’arengo, anche quando la politica deliberò il diniego ai partiti di usare questo strumento. E ancora con i referendum, le iniziative legislative, le interpellanze, gli ordini del giorno e così via. Tutti strumenti di democrazia diretta che hanno bisogno di una firma per essere avallati. Una firma per crescere e colmare le lacune della politica.

E la gente l’ha capito. Perfino alcuni partiti l’hanno capito. La democrazia partecipata è la nuova stagione della politica sammarinese, non va sottovalutata, né screditata. Perché oggi, a ben guardare, il numero record delle istanze d’arengo è la risposta tutta sammarinese all’antipolitica.

Una risposta che sa di democrazia e di libertà, perché vuole dire la sua su argomenti come la sanità e il sociale, le antenne e la gestione del territorio, i trasporti pubblici e la Banca del Titano, la scuola e le residenze, gli abusivi e la sicurezza. Ovvero l’universo mondo su cui la politica ha fallito.

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San Marino 12 ottobre 2007

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