ItaliaOggi, Gabriele Frontoni, San Marino e Ocse dentro-fuori

ItaliaOggi, Gabriele Frontoni, San Marino e Ocse dentro-fuori

Italia Oggi

Intervista a Jeffrey Owens – Paradisi, stop da marzo
‘Sanzioni e una nuova lsita di paesi ad alto rischio’

di Gabriele Frontoni

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Sanzioni ai paradisi fiscali a partire da marzo 2010. anno optato per la linea dura i Paesi del G20 riuniti a Pittsburgh nei giorni passati per fare il punto sui progressi compiuti dai centri offshore a sei mesi di distanza dalla crociata al segreto bancario lanciata dall’Ocse al meeting di aprile. Ma c’è ancora molto da fare. Per questa ragione, il G20 ha stabilito una tabella di marcia serratissima per continuare nel lavoro fatto finora e aggredire alla base il tarlo del segreto bancario. I capi di stato e di governo hanno invitato il Gafi a presentare entro febbraio 2010 un elenco pubblico delle giurisdizioni ad alto rischio, mentre al Financial stabiity forum è stato chiesto di riferire sui progressi compiuti sullo scambio di informazioni fiscali a novembre 2009 e di avviare un processo di revisione dei singoli Paesi a partire da febbraio 2010. Ma quali saranno le sanzioni applicate ai paradisi fiscali? A spiegarlo a ItaliaOggi è Jeffrey Owens, direttore del Centre for tax policy & administration dell’Ocse.

«Esistono tre diverse forme per dare concretezza all’azione di contrasto ai paradisi fiscali. Il primo metodo riguarda la tassazione domestica. Ci sono numerose strategie che possono mettere in campo i governi nazionali per scoraggiare un Paese a far affari con i centri finanziari non collaborativi. Uno di questi è per esempio, il divieto di deduzione delle spese sostenute nei rapporti commerciali con i centri offshore. Un secondo metodo riguarda i trattati fiscali internazionali. Nel corso degli armi l’Italia ha stipulato intese bilaterali con numerose giurisdizioni. Tra queste, per fare un esempio, c’è Singapore, attualmente sulla lista grigia dell’Ocse. fl trattato bilaterale in essere tra l’Italia e Singapore risale a diversi anni fa e non risulta conforme agli standard fiscali imposti dall’Ocse. Ebbene, dal momento che l’economia di Singapore si regge tutta sulla finanza, sarebbe opportuno per loro poter contare su un accordo fiscale rinnovato con il vostro Paese. E sufficiente per il governo italiano ritardare i tempi di revisione dell’accordo per mettere i bastoni tra le ruote a un centro offshore come Singapore. Infine, esiste una terza misura istituzionale, rappresentata dalla possibilità che le istituzioni finanziarie internazionali come la Banca mondiale o il Fondo monetario cessino di concedere fondi ai paradisi fiscali».

D. Quali saranno le istituzioni preposte a stabilire i termini della pena e la sua applicazione?



R. Le contromisure verranno decise direttamente dai singoli governi nazionali e non da parte dell’Ocse che fornirà solamente ausilio e indicazioni sull’analisi della reale rispondenza di tutti i Paesi ai parametri sulla condivisione delle informazioni di carattere tributario.


D. Questo vale sia per i paesi della lista bianca che per quelli della lista grigia?

R. La divisione dei Paesi tra bianco e grigio, è servita solamente come spartiacque per verificare chi aveva firmato più di 12 accordi fiscali bilaterali e chi meno. Questo non vuol dire che i Paesi inseriti nella lista bianca siano tutti collaborativi e viceversa. Nei prossimi mesi cercheremo di capire per esempio come mai San Marino che è entrato nella lista bianca grazie alla sottoscrizione di 12 intese, abbia raggiunto questo traguardo firmando soltanto un accordo con un paese dell’Ocse e 11 con Paesi esterni all’Organizzazione. Stesso discorso per Monaco. In questo caso i Paesi dell’Ocse sono 4 e 8 quelli esterni.


D. Come avete pensato di organizzarvi per mettere a punto questo genere di valutazioni?

R. Abbiamo in programma una riunione nelle prossime settimane per definire la metodologia e i criteri di analisi dei 100 Paesi che dovremo valutare. Da quel momento in avanti, inizieranno i lavori veri e propri che porteranno, a partire dai primi mesi del 2010, alla redazione di rapporti approfonditi sui singoli Paesi che serviranno a definire una nuova lista di paradisi fiscali. Lista, di cui potranno servirsi anche gli stati nazionali per imporre le sanzioni di cui si è parlato durante il G20.

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