ItaliaOggi, Giampiero di Santo, San Marino-Svizzera-Italia

ItaliaOggi, Giampiero di Santo, San Marino-Svizzera-Italia

Articolo di Giampiero di Santo apparso su ItaliaOggi, riguardante San Marino .

Sì agli standard Ocse. Ma all’Italia la Confederazione chiede parità di condizioni con S. Marino.

Paradisi, cade il muro di Berna. La Svizzera darà informazioni su conti e capitali dall’estero

Giampiero Di Santo

Il pressing internazionale funziona. Ma prima di sollevare il velo che protegge le banche svizzere dagli sguardi indiscreti degli 007 fiscali di mezzo mondo il governo federale elvetico chiede all’Ocse e ai paesi più interessati, Italia, Francia e Germania in prima linea, garanzie per evitare che l’industria finanziaria elvetica sia spazzata via.

Berna, inserita dall’Ocse nella lista grigia dei paesi sotto costante osservazione per l’opacità del suo sistema bancario, vive una sorta di sidrome da accerchiamento.
Ed è per questo che nelle ultime settimane le autorità svizzere, con l’obiettivo di evitare di finire nella lista nera dei paradisi fiscali e l’isolamento internazionale, si sono convinte a proporre a Berlino, a Parigi, e anche a Roma, una soluzione di compromesso che dovrebbe mettere d’accordo tutti.

La Confederazione Elvetica, in sostanza, accetterà la black list dell’Ocse e quindi non permetterà l’esterovestizione, cioè il collegamento dei depositi bancari di cittadini non svizzeri a fiduciarie con sede nei paesi considerati paradisi (attualmente Costa Rica, Malesia, Filippine, Uruguay).

La Svizzera, poi, formrà agli 007 fiscali stranieri tutte le informazioni sui patrimoni, e i capitali di provenienza estera non imputabili a cittadini svizzeri. Ma rispedirà al mittente le richieste per così dire collettive. In sostanza, nessuno stato potrà pretendere da Berna la lista completa dei suoi cittadini che possiedono conti cifrati o meno in banche svizzere, ma al contrario dovrà chiedere informazioni caso per caso. In questo modo, gli agenti del fisco estero interessato potranno accedere alle informazioni sui conti delle persone nei confronti delle quali sono già in corso accertamenti o indagini per reati fiscali o riciclaggio, senza però che il segreto bancario cada per tutti.

Il governo svizzero, del resto, è consapevole di trovarsi su un sentiero particolarmente stretto.

Chiudere del tutto la porta all’Ocse e alle richieste della Germania e dell’Italia, che in questi giorni è in piena trattativa con il governo di Berna, significherebbe condannare un paese che è nel cuore dell’Europa all’isolamento economico e politico.

Spalancarla, invece, sarebbe un suicidio, perché le centinaia di miliardi di euro di capitali esteri (solo quelli italiani sono stimati in oltre 300 miliardi) depositati nei forzieri delle banche di Lugano, Zurigo, Losanna o Ginevra prenderebbero il volo, insieme con la ricchezza della Svizzera, verso lidi più sicuri.

Si spiega così la soluzione di compromesso che in questi giorni di trattative sembra prendere corpo. Una soluzione che prevede inoltre per l’Italia, nel negoziato per rivedere il trattato bilaterale che evita la doppia imposizione tra i due stati, una condizione precisa: solo se Roma concluderà un analogo accordo, con San Marino alle stesse condizioni, allora la Svizzera accetterà di fornire informazioni finora riservatissime sui depositi degli italiani oltre- confine. In caso contrario, niente da fare, anche perché il malumore degli elettori elvetici, preoccupati per la sorte della loro industria finanziaria, monta pericolosamente. Non a caso, dopo l’accettazione degli standard Ocse sullo scambio di informazioni fiscali, il presidente federale, Hans Rudolf Merz, è stato costretto a presentarsi in tivù per lanciare un messaggio rassicurante ai cittadini svizzeri. «Il Consiglio federale ha deciso di accettare gli standard internazionali Ocse sullo scambio di informazioni fiscali», ha annunciato. «Questa decisione permette di dare notizie su singoli casi e dietro richiesta concreta e motivata. Ciò ha provocato incertezza nell’opinione pubblica, ma ribadiamo di volere mantenere il segreto bancario per i residenti, saldamente ancorato e garantito dalla Costituzione e numerose leggi».

Merz ha però assicurato che «il segreto bancario non deve proteggere reati fiscali» e ha aggiunto che gli «standard internazionali saranno applicati nell’ambito dagli accordi internazionali bilaterali per evitare la doppia imposizione che la Confederazione ha concluso con oltre 70 stati e lo scambio di informazioni entrerà in vigore solo quando queste intese saranno state rinegoziate». Il presidente ha poi definito «inaccettabile l’uso di minacce da parte di paesi nostri vicini (il riferimento è alla Germania e al suo ministro delle finanze, Peer Steinbruck, ndr) e ha ribadito che «anche in futuro ci sarà collaborazione solo nell’ambito di accordi negoziati».

Una apertura parziale, ma sufficiente per aprire a Berna la porta del vertice informale dell’Ocse che a Berlino, il 23 giugno, affronterà la questione.

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