Ivan Foschi (Sinistra Unita) sul convegno ‘Caucaso, costruire la pace’

Ivan Foschi (Sinistra Unita) sul convegno ‘Caucaso, costruire la pace’

Si è svolto sabato scorso un interessantissimo convegno sulla situazione del Caucaso e in particolare sulla situazione della Repubblica di Abkhazia, annessa da Stalin alla Georgia negli anni ‘30 e proclamatasi indipendente 20 anni fa ma non ancora riconosciuta a livello internazionale a causa della forte opposizione georgiana e della forte azione di lobbying attuata dalla sua diplomazia presso le cancellerie degli altri Paesi.

La presenza del Ministro degli Esteri del piccolo Stato doveva rappresentare un’occasione per San Marino per tenere fede alla sua vocazione di Terra della Libertà ovvero a sostegno del dialogo come risoluzione delle controversie internazionali e a difesa delle legittime aspirazioni dei popoli.
In queste ore stiamo invece assistendo ad un bizzarro scaricabarile tra Segreteria Affari Esteri e Partito Socialista che cercano di prendere il più possibile le distanze dall’evento.

Sono ormai diversi anni che la nostra politica estera è stata accantonata e consegnata ad altri, tradendo così la nostra dimensione statuale che in passato più volte aveva visto la nostra Repubblica protagonista di importanti decisioni, fedele solo alla sua Storia e non agli interessi di altre Paesi più o meno potenti. Di fatto la nostra dimensione è stata ridotta a quella di un comune italiano o, per lo meno di un protettorato che, prima di agire, anziché interrogarsi e studiare a fondo i problemi, si limita a guardare cosa fanno gli altri schierandosi comunque dietro il macchione.

Già un’altra volta la visita degli esponenti abkhazi era stata sdegnosamente ignorata dalla Segreteria per gli Affari Esteri, liquidata con poche righe e molta superficialità, dicendo in buona sostanza che al momento la Repubblica caucasica non è riconosciuta da molti altri Paesi e che San Marino si muoverà solo dopo che lo avranno fatto anche gli altri.

Una tesi sconcertante, ripetuta anche oggi, che di fatto sostituisce la politica della neutralità attiva con quella del menefreghismo.

D’altra parte non è la prima volta che collezioniamo figuracce anche ben più gravi. È stato di recente ricordato l’episodio in cui fu negata la cittadinanza onoraria niente meno che a Nelson Mandela mentre questi era vergognosamente detenuto per motivi politici, e solo pochi anni prima che diventasse Capo di Stato, premio Nobel per la Pace e leader mondiale. Una bella lungimiranza!
Oppure potremmo ricordare che nemmeno un anno fa San Marino all’ONU ha avuto il “coraggio” di astenersi sul voto per l’ingresso della Palestina come osservatore, nonostante un numero amplissimo di Paesi che hanno votato a favore (Italia compresa)! E la motivazione fu ancora più incredibile: il Governo contava sul fatto che la risoluzione “tanto sarebbe passata comunque”.

Certo che se tutti gli Stati avessero adottato la nostra logica dello stare alla finestra, Paesi come Timor Est, il Sud Sudan, solo per citare i più nuovi, sarebbero ancora sottomessi ad altri, e magari troveremmo ancora sull’atlante l’Unione Sovietica o la Cecoslovacchia, o – perché no? – lo Stato Pontificio. Seguendo la stessa logica (che è poi la stessa che non voleva dare “dispiacere” al Sudafrica dell’apartheid), non avremmo ospitato nemmeno Garibaldi, in quanto al tempo era ufficialmente un “terrorista separatista”, ricercato dalle polizie di diversi Paesi, non si sa se “amici” ma sicuramente molto “vicini”. Meno male per i nostri destini che in passato si è adoperato più acume e si è avuto molto più coraggio.

Peccato in ogni caso per l’ennesima occasione persa: liquidare infatti incontri con esponenti politici stranieri con semplici definizioni da wikipedia senza pensare alle opportunità collegate al favorire un processo di dialogo tra parti in causa, che non si traducono necessariamente in un riconoscimento secco di una parte, ma possono far giocare al nostro Paese un ruolo tutt’altro che marginale, ebbene significa che ancora una volta la nostra politica estera si è mostrata inadeguata e si è fatta distinguere per un’altra… “abkhazata”!

 

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