Agenda 21 stronca la proposta di costruire a San Marino un invaso per la raccolta dell’acqua, in modo da far fronte alle necessità del Paese senza necessariamente ricorrere ai prelievi sul fiume Marecchia, il cui corso, fra l’altro, è ora tutto nella provincia di Rimini e Regione Emilia Romagna.
Ciò che preoccupa sono le dimensioni, sia del problema che della soluzione. Per
costruire una riserva idrica pari a circa il 28.5% dell’acqua che oggi
consumiamo in un anno (oltre 3.500.000 mc) con un ritmo di 300÷320 litri
abitante al giorno, dovremmo allagare un’area di circa 8÷10 ettari, in luoghi di
alta valenza paesaggistico/ambientale ed altissima sensibilità idrogeologica,
con un volume di acqua equivalente ad una piscina profonda 20 metri, larga 100 e
lunga mezzo chilometro.
Tale riserva idrica, che lo studio finora effettuato
ritiene essere “l’unico intervento in grado di risolvere i problemi di
approvvigionamento futuri”, corrisponde in realtà alla percentuale d’acqua che
il nostro acquedotto disperde, mentre non si capisce perché dovremmo aumentare
gli approvvigionamenti interni al Paese in previsione che possano diminuire
quelli dall’Italia (dalla quale comunque rimarremmo dipendenti), accumulando una
risorsa aggiuntiva proveniente per più della metà da territorio italiano (il
bacino imbrifero che alimenterebbe l’invaso è solo per il 43% territorio
sammarinese).
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