La crisi economica, i numeri e le buone intenzioni. Pietro Masiello

La crisi economica, i numeri e le buone intenzioni. Pietro Masiello

La crisi economica, i numeri e le buone intenzioni
Le rilevazioni statistiche ufficiali, nella loro fredda ma precisa oggettività, ci consegnano la  fotografia di un paese in sostenuta, perdurante e crescente crisi occupazionale, in attesa di dati (purtroppo) peggiori, il numero dei disoccupati al 31 dicembre 2014 si attesta a 1596 disoccupati (Bollettino di statistica IV trimestre 2014), il 9,81% della forza lavoro, dati peraltro superati se fosse confermata la cifra di 1900 disoccupati (tasso 11,68 %), come dichiarato in una recente comunicato stampa dal segretario Generale della CSdl Tamagnini (www-libertas.sm  6 febbraio 2015).
Sindacati  che se attualmente molto mobilitati sul fronte disoccupazionale, negli anni passati non hanno né percepito la reale portata della crisi, né sono sembrati particolarmente reattivi.
Ma a questi dati drammatici appena citati va aggregato un dato spesso ignorato, l’aumento dei contratti a tempo parziale, passato dalle 1820 unità del 2011, alle 2088 unità del 2014, a tutto questo si aggiungano il vertiginoso aumento dei casi sia  di omesso pagamento di salari e stipendi pari a 3,5 milioni di Euro negli ultimi 3 anni (Dati Fli – Csu e Fulcas Csu in San Marino Oggi del 16 febbraio 2015) sia di mancato pagamento dei contributi previdenziali, casistica per la quale non è ad oggi fornito un  conteggio ufficiale.
In questo panorama, non proprio rassicurante non è mancata la fiera delle buone intenzioni, come l’annuncio del Segretario al Lavoro Iro Belluzzi, di 600 nuovi posti di lavoro nel 2014 (mai arrivati!), adesso con un tocco di sano realismo se ne promettono 75 e si vedrà l’esito finale.
Un’altra buona intenzione è la consulenza esterna affidato ad uno studio legale milanese, che se da una parte sancisce, all’interno di una amministrazione pubblica numericamente sovradimensionata l’assenza di figure tecniche capaci di redigere rapporto o piani operativi, dall’altro è un modo come un altro per prendere tempo, dato che, una volta redatti questi progetti, la politica non si ritiene  vincolata in nessun modo ad attuarli, come insegna tristemente la vicenda italica dei piani della revisione della spesa in cui del lavoro ben quattro commissioni diverse, sono rimasti lettera morta e oltre a questo, il  piano Cottarelli , l’ultimo in ordine cronologico è ufficialmente sparito, visto il mistero che avvolge questo studio commissionato dal governo Letta prima e confermato dal governo Renzi  poi, al dirigente del Fondo Monetario internazionale.   
Per venire al sodo, buona parte di questi annunci servono solo a coprire l’assenza di una reale e progettuale politica economica che caratterizza la Repubblica da una lunga serie di anni, mentre ciclicamente si affacciano come comete nei cieli della Repubblica estemporanee e strampalate iniziative, come il Casinò, la concessione delle residenze agli stranieri, quartieri a luci rosse ecc, armi di distrazione di massa  che tengono banco mediatico per una settimana salvo poi cadere nel dimenticatoio.
È del tutto evidente per ridurre la disoccupazione occorre una ripresa della economia, ma la crescita potrebbe non bastare se non è accompagnata da misure che rendano più conveniente e facile fare impresa nella Repubblica di San Marino, ma questo va accompagnato tra l’altro con una chiara definizione dei settori ove gli investimenti sono possibili e magari incentivarli, appare evidente che anzichè puntare sul settore metalmeccanico (come si deduce dagli annunci fatti), sarebbe meglio puntare su settori economici all’avanguardia si pensi per esempio al mancato sviluppo delle telecomunicazioni.
Oltre a questo permangono altri motivi che concorrono a rendere l’ambiente economico sammarinese poco favorevole alla creazione di nuovi posti di lavoro.
•    l’eccessiva burocratizzazione delle procedure amministrative, unita all’inefficienza e agli sprechi della pubblica amministrazione, che determina un aumento dei costi e delle tempistiche d’impresa;
•    Una fiscalità per le imprese che è divenuta, specie dopo le ultime modifiche normative caotica e sovraccarica di adempimenti burocratici;
•    la legge n.71 del 21 aprile 2014 che agli artt. 7 – 8 prevede delle agevolazioni fiscali tese a facilitare il ricollocamento al lavoro di persone che erano uscite dal mondo del lavoro, può produrre un effetto molto perverso , infatti  crea due tipologie di lavoratori, quelli in mobilità che godono di ampie possibilità di tornare a lavorare, e i disoccupati di lungo corso per la quale non esistono le agevolazioni, che difficilmente si ricollocheranno e che vista la attuale normativa che non prevede l’assegno sociale in modo universale, persone per le quali manca un sostegno economico a carattere universale. Certo recenti previsioni normative hanno introdotto  e allargato importanti misure di assistenza quali il certificato di credito sociale, ed il Fondo straordinario di solidarietà, va precisato però che nel caso del Fondo, l’esiguità delle provvidenze messe a disposizione (Euro 102.000,00) farà sì che la platea di famiglie che potrà usufruire di tale misura sarà molto limitata.
•    la mancanza di sistemi di controllo sia nel settore pubblico, che in quello privato e di leggi sui conflitti di interesse in grado di scoraggiare sia l’evasione fiscale e promuovere una efficace  riscossione fiscale, si pensi al mare magnum della  monofase non riscossa (83 milioni di € nel biennio 2013 – 2014, pari a più di ¼ dell’intero debito pubblico sammarinese), oltre alla corruzione dilagante;
•    il peso del debito pubblico ben 300 milioni di Euro nel 2014, un dato non elevato in assoluto, ma molto preoccupante dato che rappresenta un serio problema di sostenibilità per l’economia sammarinese in tempi di entrate fiscali in calo,  e  questo debito impedisce di fatto ogni possibilità di investimenti pubblici.

Al di là della fiera mediatica delle buone intenzioni e degli annunci trasudanti spesso ottimismo, San Marino assomiglia  sempre più alla descrizione che Dante Alighieri fece dell’Italia nel canto VI del Purgatorio; “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta,…”.

                                                                        Pietro Masiello

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