La Gazzetta del Mezzogiorno di MASSIMILIANO SCAGLIARINI , Detto Factor, Delta

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La Gazzetta del Mezzogiorno di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

C’è una strada tortuosa che potrebbe aver condotto i soldi «puliti» della sanità pugliese direttamente verso San Marino, nelle casse di una delle società più chiacchierate del panorama finanziario italiano, sospettata di aver riciclato negli anni centinaia di milioni di euro. Una strada che passerebbe anche per Gianpaolo Tarantini e per una delle sue società, la Tecno Hospital, quella che lui stesso oltre un anno fa già prevedeva di vendere. Almeno «ufficialmente», come vedremo.

La traccia è nascosta nelle pieghe della proposta di concordato preventivo presentata al Tribunale di Bari dalla Tecno Hospital. Che oltre ad aver affittato un ramo d’azienda (quello commerciale: magazzino, attrezzature e dipendenti) alla Myrmex di Milano, denunciava a fine novembre debiti per 6 milioni di euro. Di questi soldi, 2,9 milioni sono dovuti a una società di factoring bolognese che si chiama Detto Factor.

Il problema è che Detto Factor fa parte del gruppo Delta, commissariato dalla Banca d’Italia il 9 maggio scorso. Delta fa capo alla Cassa di risparmio di San Marino. Il fondatore di Delta, Mario Fantini è agli arresti domiciliari: la procura di Forlì, insieme ad altri soci ed ai manager, lo accusa di una maxi operazione di ricicla ggio. Detto Factor non è una società qualunque.

Negli ultimi due anni, secondo quanto risulta alla «Gazzetta», ha acquistato i crediti di numerosi operatori della sanità privata pugliese. Almeno fino a metà 2009, avrebbe anticipato fatture emesse nei confronti delle Asl pugliesi «per decine di milioni di euro», come riferisce una fonte qualificata. Agli atti delle varie inchieste sanitarie c’è una intercettazione del novembre 2008 tra Tarantini e un funzionario della finanziaria bolognese, in cui Gianpi chiede di erogargli un altro milione di euro a fronte di pagamenti dalla Asl Bat per 600mila euro. Pagamenti che non arriveranno mai.

Detto Factor è stata per anni nel mirino degli ispettori dell’Ufficio italiano cambi (Uic). Ad aprile 2007 l’Uic ha evidenziato movimenti sospetti per quasi 200 di milioni tra Detto Factor e un’altra società del gruppo Delta che si chiama Idea: «È del tutto insolito – scrivono gli ispettori nella segnalazione alla procura di Roma – concentrare, con ogni conseguente rischio d’impresa, un così importante volume di investimenti su un solo cliente oltretutto patrimonialmente fragile e con marginale accesso al credito bancario».

In altre parole: c’è il rischio che quelle operazioni nascondano un riciclaggio di denaro. Il meccanismo è sempre quello. La procura di Forlì ritiene che Delta sia stato un grande veicolo di riciclaggio per capitali provenienti dalle fonti più svariate, compresa la criminalità organizzata. Capitali raccolti a San Marino, dove la trasparenza bancaria è un optional, ed impiegati in Italia dalle società del gruppo Delta.

Dunque anche da Detto Factor: i cui soldi, finiti nelle casse di Tecno Hospital e di molte altre società pugliesi che si occupano di sanità, potrebbero avere provenienza illecita e potrebbero essere stati «lavati» con il denaro delle Asl.

Al momento è difficile dire se la Tecno Hospital – in attesa di essere ammessa al concordato preventivo – potrà recuperare i crediti che vanta da Detto Factor. L’ancora di salvezza è legata all’eventualità che il gruppo Delta venga acquisito da Intesa. Ma ci vorranno settimane, se non mesi.

Nel frattempo, Gianpi Tarantini è ormai «ufficialmente» uscito dal business della sanità. Il fitto di un ramo d’azienda di Tecno Hospital alla milanese Myrmex, che secondo «Il Fatto» fa capo al fratello di un imprenditore vicino al business della Protezione civile (quello in cui Gianpi aspirava ad entrare per il tramite del sottosegretario Guido Bertolaso), potrebbe essere un’accurata mossa studiata a tavolino.

Lo testimoniano le parole che Tarantini pronuncia nel corso del pranzo con la dottoressa Ilaria Tarantini (proprietaria di un centro di riabilitazione) e il primario ortopedico Vittorio Patella, all’hotel Eden di Roma, il 12 novembre 2008. «Io ufficialmente venerdì vendo le quote della società – diceva già da allora Tarantini ai suoi interlocutori – perché me l’hanno detto: “è conflitto di interessi”, anche per i rapporti che ho, per evitare i casini che sono successi ad Alberto».

Gianpi è ancora più esplicito: «Cedo le quote a Claudio – suo fratello – di tutte e quattro le società che sono nel settore sanitario». I suoi interlocutori gli chiedono allora se da quel venerdì Gianpi non conterà più nulla: «Ufficialmente vendo le quote», risponde. La dottoressa e il primario si mostrano scettici. Gianpi replica ridendo: «Ufficialmente, ho detto».
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI

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