La Repubblica, indagine Chalet, fatture false Veneto

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La Repubblica

Le intercettazioni

«Se Baita rompe, ho qui carte e foto» E spunta un nome: «Giancarlo»


La cimice: «La cosa è arrivata là… da…». Il teste: «I consulenti? Non esistono»

Roberta Polese

Gli accertamenti della Guardia di finanza di Padova alla Mantovani cominciano il 5 ottobre 2010. Claudia Minutillo, William Colombelli e Piergiorgio Baita sono già intercettati. Alla vista delle Fiamme gialle Baita capisce che quegli affari a San Marino possono destare sospetti e comincia a pianificare una via d’uscita: acquisire la BMC. Ma i termini dell’offerta non vanno bene a Colombelli, che sente la sua posizione vacillare.

Otto milioni in sei anni

Il 6 ottobre si sfoga con la Minutillo, scagliandosi contro Baita: «Se comincia a rompermi i coglioni c’ho qua tutto, c’ho qua la lettera e le altre cose di Mantovani, con i rientri e quant’altro, giorno per giorno, foto per foto, azienda per azienda, contratto per contratto (…) vi siete portati a casa la bellezza di otto milioni di euro in sei anni, che io ti ho consegnato personalmente e tu hai messo da qualche parte, quindi c’è qualcosa che non funziona…». Prima però Colombelli fa un nome che per gli investigatori ha un significato particolare. «So soltanto che loro (Mantovani) hanno portato via quei soldi e io quei soldi glieli porto a casa lo stesso, quindi il fatto del bilancio lo azzero nello stesso modo. Se vogliono farlo perché è arrivata la cosa la..da.. Giancarlo ..». Non si fanno altri riferimenti a questo Giancarlo ma secondo gli investigatori è un nome importante, tanto che è sottolineato in neretto. In riferimento a questo colloquio gli investigatori sono chiari. «Con questa espressione si chiarisce senza ombra di dubbio chi sono i destinatari delle somme prelevate in contanti ».

Le mail di Baita

Quando i finanzieri sequestrano il pc di Baita trovano la corrispondenza mail che delinea i rapporti tra la Mantovani e la «macchina di false fatture » di San Marino. Siamo nel giugno del 2011 e la Guardia di Finanza ha ottenuto una «rogatoria amministrativa» dalle autorità di San Marino, e le autorità del paradiso fiscale chiedono alla BMC di presentare dei documenti. E’ Colombelli a scrivere a Mantovani il 12 giugno, chiedendogli di istruirlo su cosa dire alle autorità: «Buongiorno Piergiorgio (…) sono a chiederti due righe chiarificatrici sull’attuale Vs situazione in merito al controllo sulla Vs società per gli anni richiesti, così da non essere impreparato a eventuali domande, ci sentiamo domani per fissare un appuntamento ». E poi ancora, due giorni dopo: «Per l’ennesima volta e finché abbiamo ancora tempo sono a chiederti un incontro di persona (…) al fine di presentare un documento reale ed esaustivo da dare a terzi».

Il testimone chiave e le consulenze fantasma

C’è qualcuno che sa tutto. Che, sentito dai finanzieri di Padova, racconta la verità. E’ un teste che lavora dentro la BMC di Colombelli: «Il fatto che i consulenti non esistano non è una mia opinione, non sono mai in alcun modo passati per l’ufficio e l’unico a riferire di non avere avuto contatti con loro è William Colombelli, non li ho mai visti e non li ho mai pagati». La dichiarazione viene fatta a integrazione di una prima deposizione, in cui però non era stata detta tutta la verità. «… a suo tempo non ho riferito perché ero in soggezione per via del fatto che Colombelli mi ha pressato in modo deciso sempre dicendomi di evitare una testimonianza piena, dicendomi che sarei stata indagata io per quanto successo». In altre occasioni, sempre a colloquio con la finanza di Padova, il teste parla delle fatture emesse per la Mantovani: «Si tratta di fatture false emesse a fronte di operazioni inesistenti, come pure quelle emesse per Adria infrastrutture». In un’altra occasione il teste dice che «Colombelli (dopo una perquisizione ndr) ha dato ordine di distruggere i documenti relativi alle annualità anteriori al quinto anno». Il 26 aprile scorso è lo stesso Colombelli a definire «incontrollabile» quel teste in un colloquio con lo stesso Baita.

L’autoregistrazione 

«Ci ha guadagnato solo Baita ». Colombelli, che è solito registrare a voce alta tutti suoi pensieri, specie nei lunghi percorsi in auto, dice una frase emblematica il 4 maggio scorso, mentre sta andando ad incontrare Baita. A proposito del teste che gli sta «cantando » con la Finanza dice: «… il risultato è che fondamentalmente qui gli unici che ci hanno guadagnato sono il buon Baita e la buona Claudia (Minutillo). Quello che viene fuori è che il maresciallo (che ha interrogato il teste ndr) non sembrerebbe assolutamente pagato, a differenza di quanto dice Baita, che dice di aver pagato tutta la guardia di Finanza di Padova e di Mestre. I beneficiari di questa cosa al momento solo solo ed esclusivamente Baita e Mantovani».

Le pressioni sugli investigatori 

In più di un’occasione, si scrive nell’ordinanza, Baita e Colombelli «incaricavano le persone al fine di capire la svolta delle indagini, individuarne la fonte, e cercare di capire quali fossero i reati in contestazione ». In tal senso ci sono conversazione che Colombelli ha con un avvocato, F.F.C., mai nominato legale di fiducia. L’avvocato ne parla a Colombelli: «..allora… il fascicolo è aperto sul .. puntini puntini ..Gruppo più posizione ignote, ignoti, questo è l’input.. dopo di che ci vediamo, posso sapere tutto il resto ma mi servono altri giorni». Quelle informazioni non arriveranno mai. In compenso però Colombelli si preoccupa di dire all’avvocato come «istruire » il teste chiave, che invece sta raccontando tutto alle forze dell’ordine.

La Regione Veneto

Anche Baita viene sentito. Gli investigatori gli chiedono come è venuto in contatto con la BMC. I due si mettono accordo sulle risposte da dare alla Gdf. Baita: «Volevo dirti che questa mattina la Finanza mi ha interrogato sulla BMC (…) Colombelli: «Che anno ti hanno fatto? Che anno. ti hanno detto il problema?». Baita: «2006». Colombelli: «Dove ci sono i contatti iniziali». Baita: «Esatto, allora la domanda di tipo generale, come ho conosciuto la BMC (…) io gli ho detto, scusa, l’ho conosciuta nella maniera più istituzionale possibile (…) tramite la Regione Veneto… all’organizzazione di quel protocollo…». Si tratta di un viaggio istituzionale organizzato dalla giunta presieduta da Giancarlo Galan, con imprenditori e esponenti del mondo finanziario.

Roberta Polese

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