Tre giorni di infuocati interventi dalla tribuna del congresso dei socialisti tedeschi hanno sancito la fine della linea riformista schroderiana – ovvero della socialdemocrazia come centro dello scacchiere politico – e hanno decretato l’avvio di una nuova linea politica che apre decisamente al confronto con la sinistra di Oscar Lafontaine.
È stata una rivolta generalizzata della base: gran parte dei delegati intervenuti hanno sparato bordate durissime sul modo autoritario e arrogante con cui i vertici della SPD, per oltre un decennio, hanno imposto dall’alto la linea (neoliberista) da seguire; hanno infierito sulla politica dei tagli allo stato sociale che costringe i disoccupati tedeschi a vivere con un minimo sussidio di povertà.
Il nuovo presidente eletto, Sigmar Gabriel, polemizzando con la politica del neue mitte (il nuovo centro) a cui puntò Schroeder, ha affermato che “invece di cambiare il centro spostandolo a sinistra siamo cambiati noi”.
Inoltre, il neoeletto presidente ha ricordato che in Germania ormai oltre il dieci per cento della popolazione vive in povertà, mentre un altro venticinque per cento si trova in condizioni precarie di vita.
L’ultimo invito di Gabriel ai quadri del partito è stato quello “di uscire dalle sezioni e di andare in mezzo alla gente, là dove si fatica, perché è lì che pulsa la vita”.
Luciano Moretti