San Marino. “A chi interessano i voti dei cattolici?”

San Marino. “A chi interessano i voti dei cattolici?”

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Don Gabriele Mangiarotti dal titolo “A chi interessano i voti dei cattolici?”.

Così inizia il Manifesto del Partito Comunista, scritto da Marx ed Engels nel 1848: «Uno spettro s’aggira per l’Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro […].

È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso.»

Marx aveva capito che era arrivato per il mondo il momento di fare i conti con la presenza di una realtà che sapeva misurarsi con la storia. Da quel momento era imprescindibile tenerne conto.

In questi giorni, a San Marino, il Coordinamento delle Associazioni laicali della Diocesi, ha proposto, con un Comunicato Stampa, quelli che ritiene i principi irrinunciabili per una buona politica. L’occasione delle elezioni del 9 giugno ha mobilitato i responsabili delle associazioni laicali per suggerire alla popolazione, e a coloro che intendono mettersi al servizio del bene comune, i criteri fondamentali perché la politica sia al servizio dell’uomo e contribuisca a creare una società a misura d’uomo.

E tutto questo nella consapevolezza di offrirsi alla ragione degli uomini, non nella pretesa di occupare uno spazio pubblico o di ottenere privilegi. Papa Francesco ha ricordato ai cattolici questo giudizio di azione: “Noi dobbiamo avviare processi e non occupare spazi: «… Il tempo inizia i processi, lo spazio li cristallizza… Non bisogna privilegiare gli spazi di potere rispetto ai tempi, anche lunghi, dei processi. Noi dobbiamo avviare processi, più che occupare spazi… Questo fa privilegiare le azioni che generano dinamiche nuove. E richiede pazienza, attesa»”.

Per questo è sorto il desiderio di incontrare i politici interessati alle posizioni cattoliche per un confronto leale e operativo, sui temi che maggiormente stanno a cuore secondo quella che comunemente si chiama Dottrina sociale cristiana.

Quello dei cattolici non vuole essere uno «spettro» ma l’occasione di quella interattività che tanto bene può portare alla società.

Forse il tempo che ci attende è quello del superamento di antichi steccati e pregiudizi (purtroppo ancora presenti in alcune frange della società) perché quanto ha generato nella storia la nostra «Antica terra della libertà» sia ancora fecondo di frutti: e i temi suggeriti dal Coordinamento sembrano proprio avere di mira quel bene comune da tanti auspicato e desiderato.

Innanzitutto di fronte all’inverno demografico che fa temere della sopravvivenza della nostra stessa Repubblica (i dati della natalità, in calo impressionante, dovrebbero aprire occhi e cuori a osservatori imparziali e non accecati dalla ideologia mortifera dell’aborto come diritto) sappiamo che si possono trovare strade creative, e di questo abbiamo vasta conoscenza.

Poi la libertà di educazione, che tenga conto di quanto il mondo intero (con l’Europa che ne ha fatto un principio universale) riconosce come diritto dei genitori a vedere rispettata la loro responsabilità educativa. Se a parole il precedente governo ha assicurato che questo diritto (che in certi casi si esplica come consenso informato da parte delle famiglie) è attuato e garantito, mentre purtroppo non sembra che sia accaduto così, stando alle reazioni di molte famiglie riguardo a un questionario sulla esperienza affettiva e sessuale dei giovani quindicenni, chiediamo che non cali il silenzio su questo tema così importante e condizione di un cammino educativo che abbia a cuore il bene dei giovani e non il loro indottrinamento.

Al Coordinamento pare necessario riprendere il tema della sussidiarietà come condizione di una autentica libertà e democrazia, visto che lo statalismo sembra soffocare i margini di quella creatività sociale che costituisce la ricchezza di un popolo libero e responsabile. Questa preoccupazione sembra avviare quel processo di cambiamento che, valorizzando la creatività della società può portare maggiore benessere alla convivenza civile.

Infine, oltre a richiedere che l’attenzione agli anziani diventi compito di tutti (certo anche nelle forme della sussidiarietà auspicata) e non lasciato alla generosità delle badanti, sembra necessario che l’ingresso in Europa, nella forma prevista dai passi compiuti dalla politica recente, tenga conto della nostra storia e della nostra identità: siamo certo un piccolo stato, ma portiamo una grande tradizione. Quanto accade nella UE, che a volte sembra volere sopravanzare le responsabilità dei singoli componenti, chiede vigilanza, consapevolezza e capacità di resistenza.

Non uno «spettro» ma una proposta avvincente è ciò che i cattolici vogliono suggerire e proporre per la convivenza civile e democratica.

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