I francesi e l’aborto in costituzione

I francesi e l’aborto in costituzione

Riceviamo e pubblichiamo

“I francesi e l’aborto in costituzione. Peggio che le leggi razziali: il totalitarismo più spietato

Basterà dire in Francia che l’aborto è un omicidio per essere perseguitati per attacco alla Costituzione. Figuriamoci i medici obiettori. E i ragazzi che cresceranno senza neppure farsi una domanda.

Che strano! Ci sono tra i cittadini di questa «Antica terra della libertà» coloro che applaudono alla scelta francese di introdurre l’aborto come diritto costituzionale e coloro che si rammaricano per l’inverno demografico, consapevoli della possibile fine di questa repubblica.

Navigando sui social ho trovato in Facebook questa riflessione di Anna Porchetti che mi pare notevole per la chiarezza e la ragionevolezza della posizione espressa. Ve la ripropongo, certo che il confronto sia un bene per tutta la comunità, dato che ogni settarismo ideologico, che addirittura chiede la censura su coloro che esprimono posizioni diverse dalle loro, è il cancro della civiltà.

«… La Francia, da poco, ha deciso di essere una repubblica democratica fondata sull’aborto.

Se la carta costituzionale fissa i valori su cui si fonda una repubblica, allora questo è un giorno nero per la civiltà.

Attenzione che l’aborto in Francia era legale anche prima: non è stata questa legge a introdurlo. Non ha quindi senso parlare di questo provvedimento come di qualcosa che permetta alle donne di controllare il loro corpo. Potevano già farlo prima (sul delirio umano di voler controllare il proprio corpo, si potrebbe dire molto, ma questa è un’altra storia).

… Qui si tratta di stabilire in quali valori ci riconosciamo come comunità.

Se ci riconosciamo costituzionalmente nell’aborto procurato, non stiamo solo permettendo quello che da molti è considerato un male necessario (già qui si potrebbe discutere molto).

Stiamo invece elevando un male a valore. Stiamo dicendo che l’aborto è un valore fondante della nostra civiltà.

Questa è una sconfitta, prima di tutto per le donne.

  1. Significa negare il dolore immenso che si annida in una scelta così estrema.
  2. Significa negare il dissidio morale che necessariamente si pone, di fronte a una interruzione volontaria di gravidanza.
  3. Significa negare il fatto che la vita debba essere tutelata e che l’aborto dovrebbe essere l’estrema ratio, non la prima e preferibile opzione.

Se abortire è un valore, chi sceglie di non farlo, è un cittadino di serie B? Se non si riconosce in quel valore, fa ancora parte di quella repubblica?

E soprattutto, può l’aborto, una sentenza di morte, essere un valore trasversale e universale, in cui tutti i cittadini devono riconoscersi?

Possiamo metterlo alla stregua del diritto alla salute, alla libertà di espressione, di istruzione, di voto, a tutti i diritti che fino a oggi abbiamo considerato caratterizzanti della cultura e civiltà occidentali?

C’è ancora spazio per il dissenso, o d’ora in avanti in Francia, chi è antiabortista, sarà un antidemocratico, come chi nega la libertà di parola o di culto? Stiamo diventando più tolleranti o meno tolleranti?

Infine, un piccolo commento sulla questione dell’obiezione. Nessuno dovrebbe essere costretto per legge a fare quello che repelle alla sua coscienza.

In Europa ci sono leggi che permettono l’obiezione per il servizio militare. Esiste una legge che tutela i ricercatori che non vogliono fare sperimentazione su animali.

Triste è la civiltà in cui la vita di un topo da laboratorio vale più di quella di un essere umano.»

Mentre scrivo queste considerazioni, ricevo il testo di un questionario, rivolto ai ragazzi e alle ragazze quindicenni delle nostre scuole superiori– in nome della «educazione sessuale di stato» – che così presenta il lavoro richiesto: «Facendo seguito all’intervento “Educazione alla Salute” per le classi seconde, tenuto da un’ostetrica e da una psicologa dell’Istituto per la Sicurezza Sociale (I.S.S.) sui temi riguardanti l’affettività e la sessualità, ti invitiamo a compilare il seguente questionario, finalizzato unicamente ad un’indagine statistica.

Le informazioni raccolte non saranno oggetto di alcuna valutazione di merito e saranno considerate strettamente confidenziali ed anonime. Invitiamo, pertanto, a compilare il questionario individualmente e il più sinceramente possibile.»

Ed ecco alcune delle domande:

«1. Hai un partner fisso?

  1. Hai avuto e/o hai rapporti sessuali?
  2. Se sì, quali? (puoi barrare più di una opzione) *
  • Petting (accarezzarsi, baciarsi, toccarsi le parti intime, ecc.)
  • Rapporto orale
  • Rapporto anale
  • Rapporto sessuale completo (penetrazione e eiaculazione interna)
  1. Se hai avuto un rapporto sessuale completo, quanti anni avevi la prima volta?
  2. Indipendentemente dal tipo di rapporto sessuale utilizzi metodi contraccettivi e/o preventivi?»

Bella educazione rivolta agli studenti di II superiore! Ma rimane una domanda: «I responsabili della educazione – mi riferisco ai genitori – sono stati consultati? Sono d’accordo?

E condividono l’immagine offerta per introdurre la terza serie di domande?»

Sembra che siano pochi i genitori interessati a quanto viene proposto/imposto ai loro figli. Ma non è una bella situazione.

Per questo invitiamo tutti coloro che sono interessati alla educazione dei giovani a partecipare all’incontro organizzato dal Coordinamento delle Aggregazioni laicali e che si svolgerà il 19 marzo nella Sala Montelupo di Domagnano, con esperti di eccezione”.

Don Gabriele Mangiarotti

 

 

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