“In Europa, da cittadini di San Marino”

“In Europa, da cittadini di San Marino”

Riceviamo e pubblichiamo.

Con quale identità ci presentiamo all’appuntamento con l’Europa? Personalmente ho sempre amato i padri fondatori dell’Europa: le parole di Adenauer, De Gasperi e Schuman (recentemente ricordate a San Marino dai giovani democristiani) mi sono sempre sembrate una prospettiva di lavoro e di speranza.

E quanto ha detto San Giovanni Paolo II ha inciso sul mio cuore e sulla mia concezione della vita in maniera indelebile e profonda.

Ascoltiamo le sue parole: “Per questo, io, Giovanni Paolo, figlio della Nazione polacca, […] grido con amore a te, antica Europa: Ritrova te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: Io posso“.

Ora noi ci apprestiamo a entrare in Europa, però dobbiamo capire: in ‘questa’ Europa. E dobbiamo entrarci con la ‘nostra’ identità, perché altrimenti questa invece che risorsa sarà schiavitù.

In questi ultimi giorni abbiamo appreso quanto il Parlamento europeo ha deliberato (in attesa che l’approvazione di tutti i membri lo faccia divenire impegnativo per tutti gli Stati) a proposito della genitorialità.

Ecco come il Comunicato della Fafce riporta quanto accaduto: “Con 366 voti favorevoli e 145 contrari, il Parlamento europeo ha approvato oggi il suo parere sul certificato europeo di genitorialità. Il Consiglio, composto dagli Stati membri, non è tenuto a seguire questo consiglio. Il presidente della Fafce, Vincenzo Bassi, sottolinea che ‘gli Stati membri non dovrebbero seguire i consigli del Parlamento europeo. Quest’ultimo, con il voto di oggi, va palesemente contro il principio di sussidiarietà, ignorando la competenza esclusiva degli Stati membri e la propria esplicita condanna della pratica della maternità surrogata’. Il Parlamento europeo, infatti, ha condannato più volte questa pratica, anche l’anno scorso, nella sua risoluzione su L’impatto della guerra contro l’Ucraina sulle donne.In questa proposta, il Parlamento europeo intende limitare la possibilità per gli Stati membri dell’Ue di rifiutare il riconoscimento della genitorialità stabilita in un altro paese sulla base di preoccupazioni di ordine pubblico. Il progetto di regolamento consentirebbe di riconoscere in tutta l’Ue la genitorialità stabilita in uno Stato membro dell’Ue, anche in situazioni come la maternità surrogata… La Fafce è particolarmente preoccupata per il riconoscimento de facto della pratica della maternità surrogata.Non solo la pratica della maternità surrogata viola i diritti fondamentali e l’integrità fisica e mentale delle donne, ma anche i diritti del bambino, lasciando una porta aperta alla tratta di esseri umani.

Questo voto non ha forza vincolante per gli Stati membri, che possono adottare il regolamento solo all’unanimità in sede di Consiglio. La Fafce invita gli Stati membri a respingere questa proposta: Continueremo a ricordare a tutti il buon senso: la maternità e i figli non sono merci, ma un dono, fonte del futuro della nostra umanità, conclude Vincenzo Bassi”.

E per quello che è accaduto ci fa pensare il numero dei favorevoli a tale risoluzione, anche perché hanno votato a favore membri di partiti che dovrebbero avere una ispirazione, non parliamo di identità, cristiana.

Saremo noi, piccola Repubblica con una grande storia, capaci di portare in Europa un contributo originale? Porteremo la difesa dell’uomo e della famiglia? Saremo capaci di rifiutare pratiche aberranti come l’utero in affitto? Combatteremo perché sia difesa la sacralità della vita dall’inizio al suo termine naturale?

C’è da riflettere e da lavorare perché la nostra voce non si assimili a quella ‘cultura dello scarto‘ tante volte condannata da Papa Francesco.

Già il nostro Vescovo Mons. Negri ricordava che se San Marino perderà la propria identità cristiana avrà ben poche ragioni per difendere la propria autonomia e consistenza.

Noi, non solo come singoli ma anche come realtà statuale, abbiamo un compito originale e indispensabile. Se lo dimenticassimo saremmo come il ‘sale che perde sapore e che ad altro non vale che per essere calpestato dagli uomini’. L’Antica Terra della Libertà, quella libertà che significa anche originalità creativa e responsabilità, non merita né di scomparire né di omologarsi.

Il nostro fondatore e patrono San Marino ci ha lasciati liberi ‘ab utroque’. Oggi non è la Chiesa che fa paura, ma quello statalismo che, cancellando il principio di sussidiarietà, appiattisce ogni identità e rende tutti meno liberi.

In questo inverno della natalità (di cui non sembrano accorgersi i peana abortisti) ci resta poco tempo per sopravvivere.

È tempo di riscossa, e di uomini e donne coraggiosi (anche anticonformisti). Le battaglie per la nostra identità non solo non sono inutili, ma sono l’ultima condizione per la nostra esistenza”.

Don Gabriele Mangiarotti

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