Eutanasia, riflessione sulla via referendaria in Italia e San Marino

Eutanasia, riflessione sulla via referendaria in Italia e San Marino

Riceviamo e pubblichiamo

Da quando vivo a San Marino mi ha sempre colpito la fierezza con cui veniva affermato il principio della sua sovranità, con l’esplicita affermazione che l’identità sammarinese era un bene che non andava svenduto o sminuito. Non bastava dire «Ma in Italia si fa così», perché la risposta era sempre quella: «Qui siamo a San Marino!».
Poi mi è capitato di sentire affermazioni che contraddicevano questo giusto principio, che chiedevano in sostanza di uniformarsi a quanto accadeva in Europa, secondo lo slogan per cui non si può rimanere come «fanalino di coda».
Quando poi si è trattato di proporre quel Referendum propositivo per introdurre in Repubblica l’aborto come diritto, si è voluto sottolineare la necessità di adeguarsi alla legge 194 italiana, presa, ahimè, come modello.
In questi giorni poi si sono sentite voci che chiedevano di proporre qui in Repubblica un Referendum per legalizzare l’eutanasia, proprio in relazione a quanto stava accadendo in Italia.
Ora, forse con sconforto di alcuni, ecco quanto la Corte Costituzionale italiana ha stabilito, con una sentenza che sarà poi depositata in seguito in tutta la sua interezza, ma che nel significato generale precisa alcuni punti indiscutibili.
 
«La Corte Costituzionale italiana ha ritenuto inammissibile il quesito referendario per l’abrogazione della norma sull’omicidio del consenziente perché non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.»
 
Colpisce cogliere in queste parole della sentenza un principio fondamentale, che dovrebbe essere il fondamento di una legislazione civile, e cioè che è necessario preservare «la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana»: rientra in campo in queste parole la questione della libertà che invece che essere arbitrio diventa protezione del bene prezioso della vita umana. E risuonano ancore le parole di Giosuè Carducci sulla «Libertà perpetua», soprattutto con la conclusione nella quale il Poeta ricordava a tutti – citando quanto esclamava Garibaldi – la responsabilità che un piccolo stato ha di essere segno e fiaccola di verità, libertà e diritti: «Ricorderò sempre l’ospitalità generosa di San Marino in un’ora di suprema sciagura per me e per l’Italia. – O repubblica, piena del mirabile spirito della storia nella tua piccolezza, come, oscurandosi l’antica Roma, fosti sortita ad accogliere il cenere dell’italica libertà sparso ai venti, così, risorgendo innovata Roma ad altri destini, tu fosti degnata a salvare le sorti nove d’Italia. Onore a te, o antica repubblica, virtuosa, generosa, fidente! onore a te! e vivi eterna con la vita e la gloria d’Italia!».
 
Identità e responsabilità sono caratteristiche irrinunciabili di un popolo, e forse il fatto che l’Italia, nazione sorella, abbia deliberato in favore della vita umana, «con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili», lascia sperare che possa iniziare un cammino diverso nella nostra realtà.
«Antica terra della libertà», ritrova le tue radici, riconosci le gemme di bene che spuntano tra noi e vicino a noi, «Sii benedetta nei secoli, o San Marino, da quante anime di italiani vivono e viveranno alla patria e alla libertà».
 
Gabriele Mangiarotti
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