La Svizzera lavora per salvare la riservatezza. Antonio Criscione – Lino Terlizzi, IlSole24Ore

La Svizzera lavora per salvare la riservatezza. Antonio Criscione – Lino Terlizzi, IlSole24Ore

Sole 24 Ore
La Svizzera lavora per salvare la riservatezza
Antonio Criscione – Lino Terlizzi

Subito dopo la Germania, il Regno Unito. E poi, forse, la Francia e-ma appare più difficile -l’Italia. All’indomani della firma del nuovo accordo fiscale con Berlino, in Svizzera si infittiscono le voci. Non ci sono conferme ufficiali, ma per quel che riguarda l’intesa con Londra fonti vicine ai negoziati indicano come possibile la firma in tempi molto brevi, si dice già settimana prossima. I negoziati con il Regno Unito hanno preso il via nell’autunno scorso, pochi giorni prima di quelli con la Germania, e sono ormai in dirittura d’arrivo.

Lo schema dell’accordo sarà analogo: imposta liberatoria anonima per il futuro e forfait per il pregresso, entrambi a carico dei contribuenti, in questo caso britannici, che hanno patrimoni non dichiarati in Svizzera, con anticipo di una somma da parte delle banche elvetiche; in cambio, mantenimento del segreto bancario rossocrociato e accesso semplificato delle banche svizzere al mercato finanziario britannico. Per quel che concerne la Germania, l’accordo siglato prevede l’anticipo dia miliardi di franchi da parte delle banche svizzere, che queste recupereranno quando i clienti tedeschi avranno versato le somme per il pregresso (esperti prevedono un versamento totale di 4 miliardi di franchi). 

Per il Regno Unito, le voci indicano un anticipo da parte delle banche elvetiche di 500 milioni di franchi ed un versamento totale dei clienti di 1,5 miliardi di franchi per il pregresso. L’aliquota per l’imposta liberatoria anonima sui redditi finanziari in Svizzera nel caso della Germania è il 26,3%, nel caso del Regno Unito sarà pure allineata a quella britannica prevalente in campo finanziario.

Una volta concluso l’accordo con Londra, si comincia ora a pensare sulla piazza elvetica, Francia e Italia potrebbero entrare in gioco. Con la Francia il passo sarebbe più ravvicinato, perché Berna ha già sottoscritto con Parigi una nuova intesa fiscale sulla doppia imposizione. Più complesso il percorso con l’Italia, perché con Roma la Svizzera non è riuscita negli ultimi anni a raggiungere nessun nuovo accordo in questo campo ed anzi figura ancora sulle liste nere fiscali italiane. In più, ci sono le divergenze sui ristorni fiscali ai Comuni italiani di frontiera, legati ai frontalieri. Per settembre è prevista una ripresa di colloqui tra Berna e Roma, ma la partita è ancora da giocare.

Per adesso dal fronte italiano non è facile trovare conferme, anche perché il dicastero dell’Economia è impegnato nella scrittura della manovra da presentare nei prossimi giorni. In realtà il ministro Giulio Tremonti è sempre stato molto deciso sulla questione del segreto bancario svizzero e sulle informazioni che le autorità elvetiche avrebbero potuto fornire alle richieste italiane. In fondo (si vedano gli articoli qui accanto) anche con San Marino le trattative delle autorità italiane non hanno mai visto un decisivo passo in avanti.

A militare però perla ripresa in questo caso ci potrebbe essere il fatto che in qualche modo – ripercorrendo il modello tedesco – si avrebbe comunque la possibilità di riaprire una sorta di scudo fiscale, secondo uno schema adottato da altri paesi europei e quindi senza il marchio del “solito” condono italiano. In tempi di manovra la misura potrebbe portare perciò qualche introito aggiuntivo alle quanto mai bisognose casse dello Stato italiano. Un non trascurabile incentivo. 

E’ vero però che si tratterebbe – come già rilevato per l’accordo tra Berna e Berlino (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri) – di un definitivo addio alla possibilità di scalfire il segreto bancario svizzero. E però anche vero che senza la solidarietà europea (pure questa scardinata dagli accordi bilaterali) è difficile che questo scopo possa essere raggiunto solo dall’Italia. Sarà importante capire come le regole di questi accordi interagiranno appunto con quelle europee in materia di euroritenuta, attualmente in fase di revisione.

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