La Tribuna Sammarinese: Gaetano Pecorella: ‘Codice sammarinese lontanissimo dal modello europeo’

La Tribuna Sammarinese: Gaetano Pecorella: ‘Codice sammarinese lontanissimo dal modello europeo’

La Tribuna Sammarinese (7 dicembre 2015)

Riforma della procedura penale, parla il prof. Pecorella: ” Non poche riforme, nel nostro Paese, si sono arrestate nel timore che la magistratura reagisse negativamente alle stesse.Un requisito che non può mancare nel giusto processo è la presunzione di
innocenza, da cui discende l’onere della prova a carico del pubblico
ministero”

Gaetano Pecorella: “Codice sammarinese lontanissimo dal modello europeo”

“Gli Stati totalitari preferiscono un processo in cui prevale il ruolo dell’accusa”

David Oddone

Il professor Gaetano Pecorella non ha naturalmente bisogno di presentazioni. È considerato fra i maestri del diritto penale italiano. Dal 1994 al 1998, per due mandati consecutivi, è stato presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane. Ha difeso Silvio Berlusconi, per citare alcuni passaggi di un curriculum interminabile. Porta il suo nome la Legge Pecorella (legge 20 febbraio 2006 n.46), varata dal governo Berlusconi III, che prevede l’inappellabilità da parte del pubblico ministero delle sentenze di proscioglimento, introducendo il principio che la sentenza vada pronunciata solo “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Come noto i legali sammarinesi si sono rivolti al professor Pecorella per la stesura del nuovo codice di procedura penale. E proprio nella veste di membro di altissimo livello del comitato scientifico lo abbiamo contattato per una intervista.

Professore, come mai i lavori del Comitato Scientifico della Camera Penale della Repubblica di San Marino che dovrà dotare il Paese del nuovo codice di procedura penale vanno così a rilento?
“Per la verità i lavori del Comitato Scientifico hanno già prodotto dei risultati importanti che saranno discussi e varati in una prossima riunione, esattamente il giorno 15 dicembre. La riforma completa di un codice, soprattutto del codice penale, o di procedura penale, richiede comunque molta prudenza ed una adeguata maturazione delle idee. Questo, comunque, è l’obiettivo finale del Comitato. In Italia, ad esempio, siamo riusciti a scrivere un nuovo codice di procedura penale solo nel 1988, e cioè a più di cinquant’anni dal codice del periodo fascista: tutt’ora, il nuovo codice è soggetto a continue trasformazioni. Il codice penale italiano è ancora quello del 1930. A San Marino si è cercato di introdurre un nuovo codice più volte in passato, ed in particolare un modello tecnicamente molto avanzato, e di grande pregio, fu formulato dal prof. Nobili. Il Comitato Scientifico si è proposto di scrivere un nuovo codice di procedura penale, ma ritiene di intervenire con urgenza sui punti maggiormente critici dell’attuale codice, ed in particolare sulle riforme in materia di garanzie dell’imputato”.
A questo punto quando pensa che si potrà discutere un progetto ed arrivare concretamente al nuovo codice?
“Il Comitato Scientifico potrà varare delle proposte di riforma entro il presente anno su alcuni aspetti più sensibili, soprattutto perché riguardano la libertà della persona. Sarà necessaria, però, una decisa volontà politica perché le proposte si trasformino in riforme e, in questo momento, da quanto si sa in Italia, la classe politica di San Marino è all’attenzione della magistratura. Non poche riforme, nel nostro Paese, si sono arrestate nel timore che la magistratura reagisse negativamente alle stesse. Le proposte del Comitato saranno presentate in un convegno al quale chiederemo di partecipare avvocati, magistrati e politici”.
La scorsa estate la Reggenza con lungimiranza sottolineava “l’indubbia esigenza da parte del Paese, dei cittadini e degli operatori del diritto di potersi dotare quanto prima di un nuovo Codice di Procedura Penale”. Oggi puntuale arriva l’Onu a bacchettarci e richiederci al più presto il nuovo codice. Qual è la sua alta opinione in merito?
“Se la Camera Penale di San Marino ha meritevolmente costituito il Comitato Scientifico, e da parte  nostra abbiamo aderito allo stesso con entusiasmo, tutto ciò significa che la Reggenza ha fatto una affermazione del tutto condivisibile. Il Codice di procedura penale di San Marino non risponde alle esigenze di garanzie che sono oggi richieste da tutti i trattati internazionali. Il solo modello di processo in consonanza con la carta dell’Onu e con la Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo, è il processo accusatorio, dove la prova si forma nel contraddittorio delle parti, in udienza pubblica, e di fronte a un giudice terzo e imparziale. Il Codice di San Marino è lontanissimo da questo modello”.
Professore, può riassumere i maggiori problemi rilevati nel sistema penale sammarinese?
“Già con la precedente risposta ho toccato il punto di maggiore criticità del codice di procedura penale, e cioè, la sua struttura di un codice profondamente inquisitorio”.
Può altresì riassumerci quali sono i correttivi che inserirebbe al più presto e che dovrebbero far parte del futuro codice?
“Ciò su cui il Comitato Scientifico ritiene più urgente intervenire, è la materia del controllo di costituzionalità delle leggi, nonché l’intero settore della custodia cautelare. Sul primo aspetto il prof. Gualtieri ha elaborato una pregevole ‘proposta di legge qualificata’ perché le parti del processo possano chiedere in via incidentale al Collegio garante della costituzionalità delle norme di procedere alla verifica di legittimità costituzionale di un atto avente forza di legge. Sul secondo versante il prof. Pansini ha steso una proposta analitica per la regolamentazione dei termini di durata massima delle misure cautelari e, da parte mia, sto terminando la stesura di una proposta per la introduzione del contraddittorio anticipato, e cioè di un tribunale davanti al quale l’indagato, eventualmente fermato, possa portare le sue prove prima dell’emissione di un provvedimento di carcerazione preventiva. L’istituto è stato sperimentato in Francia e pare che abbia dato ottimi risultati”.
Il sistema vigente a San Marino a suo parere garantisce il cosiddetto “giusto processo”?
“Il giusto processo ha una caratteristica che ho già prima richiamato, e cioè impone la parità delle parti, un giudice terzo e imparziale, la formazione della prova al dibattimento nel contraddittorio tra accusa e difesa. Questo è lo schema processuale, ma a monte vi è un ordinamento giudiziario in cui il giudice e il pubblico ministero devono appartenere a due corpi separati o, ancor meglio il pubblico ministero deve appartenere all’amministrazione e il giudice alla giurisdizione. Un requisito che non può mancare nel giusto processo è la presunzione di innocenza, da cui discende l’onere della prova a carico del pubblico ministero”.
Crede che il sistema sammarinese, così com’è strutturato oggi, possa rapportarsi con pari dignità all’Italia e all’Europa?
“Il processo penale di San Marino è lontanissimo dal modello di processo voluto dalla Convenzione Europea. Non è una questione di dignità, ma di scelta politico culturale, nel senso che gli Stati liberal-democratici mettono in primo piano le garanzie della persona, e dunque il giusto processo. Gli Stati autoritari preferiscono un processo in cui prevale il ruolo dell’accusa e nel quale l’imputato, più che essere un soggetto dello stesso, è quasi uno spettatore”.
Qual è, infine, il suo auspicio?
“Quale sia il mio auspicio, credo lo si capisca da quanto ho detto sinora. San Marino è una antica terra di Libertà che dovrà avere un codice di procedura penale in cui l’accusato trovi le garanzie previste dalla Carta dei Diritti e dalla Cedu”.

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