Legge finanziaria 2014, molte le critiche della CSU

Legge finanziaria 2014, molte le critiche della CSU

Legge finanziaria 2014, molte le critiche della CSU
 
17 dicembre 2013 – Sono molti e particolarmente gravi i problemi che crea la legge finanziaria 2014 presentata dal Governo, illustrati nella conferenza stampa che la CSU ha convocato d’urgenza oggi pomeriggio. Questa finanziaria non realizza affatto il pareggio di bilancio, anzi aumenta ulteriormente il debito dello stato; si accanisce sui lavoratori del pubblico impiego con tagli lineari alle retribuzioni eludendo completamente la contrattazione; una buona parte del debito pubblico viene scaricato sul fondo pensioni dei lavoratori dipendenti; prevede tutta una serie di misure unilaterali come la trasformazione delle poste in Spa e tagli ad alcuni servizi pubblici; istituisce, per il periodo di passaggio al nuovo sistema tributario, una sorta di condono (transitorio fiscale) anche per chi ha maturato dei contenziosi sul piano fiscale; ecc.
 
Il Governo ha reso di fatto impossibile il confronto col Sindacato, cambiando continuamente le carte in tavola. Nello stesso incontro di ieri ha presentato emendamenti tali da modificare ulteriormente e sostanzialmente il progetto di legge, rendendolo, se possibile, ancora peggiore. Con il Governo si pone ancora una volta un serio problema di democrazia: l’Esecutivo continua nella logica dell’azione unilaterale che impedisce al sindacato di svolgere il proprio ruolo, facendo anche venire meno i tempi per trovare possibili soluzioni condivise. Ieri il Governo ha presentato i nuovi emendamenti, questa sera in Consiglio comincerà a discutere dell’articolato. Che senso ha parlare di confronto?
 
La CSU respinge la logica dei tagli lineari sugli stipendi dei dipendenti pubblici, pari all’1,5% sulle retribuzioni da 1.800 euro in su. Non è accettabile che un aspetto contrattale venga trattato nella finanziaria senza nessuna possibilità di negoziazione. Pesante e punitivo è l’abbattimento delle retribuzioni dei lavoratori precari, con il taglio del 5% sugli stipendi. Tutto ciò si aggiunge agli abbattimenti già oggi previsti con il salario d’ingresso. È veramente paradossale e inaccettabile che si vadano a tagliare le retribuzioni di questa categoria di lavoratori, tra le più svantaggiate e con minori diritti, che già devono subire l’umiliate condizione di endemica precarietà. Questi lavoratori vanno invece tutelati il più possibile.
 
Sono interventi punitivi, di corto respiro e che creano fratture controproducenti fra le categorie, senza peraltro incidere in alcun modo su costi e sprechi dovuti ad aspetti organizzativi e strutturali. Di fronte alla necessità di ridurre la spesa corrente dello Stato, la CSU ha chiesto ripetutamente di affrontare il nodo delle riforme strutturali della spesa pubblica, mettendo mano al capito degli appalti, degli acquisti e delle esternalizzazioni, realizzando una seria politica di spending review che vada ad eliminare le molte aree di spreco. Ma il Governo ha ignorato tutto ciò; preferisce cavalcare i soliti luoghi comuni attingendo unicamente dalle retribuzioni dei dipendenti pubblici, peraltro senza nessuna progressività e nessuna forma di equità.
 
Molto pensante è la partita dei fondi pensione: oltre al non versamento delle risultanze attive del fondo pensioni per il 2012, viene dimezzato il contributo (10%) che per legge lo Stato deve versare al fondo pensioni lavoratori dipendenti: i dieci milioni di euro previsti scendono a 5 milioni di euro. Siamo contrari a questa riduzione del contributo dello Stato: il Governo deve trovare altre modalità per reperire queste risorse.
 
Questi mancati versamenti, pari a 20/25 milioni di euro, sommati alle risultanze attive del 2011 non versate pari a circa 22 milioni di euro, portano ad una somma di circa 50 milioni di euro.  A ciò si aggiunge il trattamento del Fondo di riserva di rischio, che nel giro di pochi anni il fondo ha subito continui prelievi da parte dello Stato, passando dai precedenti 34 milioni agli attuali 4/5 milioni. Ora il Governo vuole prelevare anche queste risorse residue: a ciò la CSU si oppone fermamente, in quanto tali risorse sono necessarie per intervenire in quei casi di inosservanza contributiva da parte di aziende in gran parte fallite. Con le misure previste, il debito complessivo del bilancio pubblico verso i fondi dei lavoratori dipendenti ammonterà a circa 80 milioni di euro. In sostanza, il bilancio pubblico verrebbe finanziato in gran parte dal fondo pensioni dei lavoratori dipendenti!
 
Sulla trasformazione dell’ente Poste in SpA, il sindacato non ha posizioni di chiusura pregiudiziale, ma su una trasformazione così sostanziale la CSU rivendica quanto meno il necessario confronto negoziale, al fine di trovare e migliori soluzioni nell’interesse dei cittadini, tutelando i diritti dei lavoratori del settore. Il sindacato metterà in campo una serie di azioni sindacali di contrasto degli effetti più devastanti di questa legge, fin dalle prime settimane di gennaio.
 
 

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