L’informazione di San Marino: Interrogatori Tangentopoli Sammarinese-Conto Mazzini, nuove rivelazioni che varcano il confine

L’informazione di San Marino: Interrogatori Tangentopoli Sammarinese-Conto Mazzini, nuove rivelazioni che varcano il confine

L’informazione di San Marino

Interrogatori Tangentopoli Sammarinese-Conto Mazzini, nuove rivelazioni che varcano il confine

Nascita della CSA e le richieste di quote per Stolfi e Pizzolante

Nella testimonianza del presidente della Compagnia Sammarinese di Assicurazioni il racconto di un incontro a Reggio Emilia

Antonio Fabbri

Il sistema bancario, finanziario e assicurativo sammarinese evidentemente interessava, e interessa, parecchio anche a politici italiani. La conferma salta fuori ancora una volta dalle carte della tangentopoli sammarinese-conto Mazzini.

Nei giorni scorsi è spuntato il nome dell’ex deputato diessino Sergio Gambini nella trattativa per la vendita di licenza della Ecb. Ora spunta il nome di un altro Sergio. Sempre onorevole, ma della sponda politica opposta o quasi (Fi prima, Ncd poi). Sergio Pizzolante, pure lui profondo conoscitore di San Marino e in rapporto con Stolfi. Il suo interesse, stando a una testimonianza, emerge in ambito assicurativo. Nelle circa 70mila pagine che fanno parte del fascicolo, c’è infatti anche l’audizione del vertice della Csa. Dopo gli interrogatori di Loris Villa e Dennis Guerra i magistrati hanno ascoltato, infatti, il Presidente della Compagnia Sammarinese di Assicurazioni, Gianfilippo Dughera.Il collegamento con l’indagine A richiamare i rapporti di Fiorenzo Stolfi con la Csa, in particolare è un passaggio dell’interrogatorio di Dennis Guerra (vedi l’informazione del 7 settembre 2015), sentito come testimone dai magistrati il 27 novembre 2014. Guerra, ascoltato come testimone, davanti ai Commissari della Legge afferma infatti che l’“extra”, promessogli da Stolfi di tasca propria per l’incarico di Coordinatore del dipartimento esteri, gli venne pagato -30-35mila euro per cinque anni, 150-175mila euro in tutto- tramite il trasferimento di quote della Csa trasmessegli “gratis” da Dughera. Quote che però lo stesso Dughera –riferisce sempre Guerra– gli disse non essere intestate a Stolfi. Sulla questione è stato interrogato, appunto, anche Gianfilippo Dughera che ha rivelato particolari interessanti anche sulla travagliata fase di costituzione della Csa e di concessione della licenza del soggetto vigilato da Banca Centrale.
 
L’interrogatorio di Dughera E’ il 19 dicembre 2014 quando il presidente di Csa si presenta in qualità di testimone davanti ai magistrati inquirenti della tantangentopoli sammarinese, Alberto Buriani e Antonella Volpinari. Sotto giuramento, quindi, ricostruisce la nascita della Compagnia, rivelando particolari emblematici. “Ho maturato nel 2005 il progetto di avviare una attività assicurativa a San Marino dove, all’epoca, mancava ancora una normativa in materia di assicurazione vita e danni. Insieme a Giovanni Ottaviani il 10 agosto 2005 abbiamo costituito il Centro Sammarinese di Assicurazione s.r.l. All’epoca operavamo come intermediari. Mi rivolsi a IBS per le prime operazioni bancarie. Incontrai il rag. Monti e mi venne consigliato di rivolgermi alla Berfin, al dott. Andrea Lombardi come commercialista e all’Avv. Luca Della Balda come notaio. Successivamente presso la sede della BAC, dove mi ero recato per discutere del leasing relativo alla vecchia sede di CSA, incontrai un vecchio cliente, Franco Laurenti, che nell’occasione era accompagnato dal dott. Alfredo Macchiaverna. Entrambi, quando esposi loro i miei progetti e l’operatività di CSA, si dissero interessati a investire”.
Le entrature Dughera chiarisce nell’interrogatorio che di fatto erano necessarie “entrature” per realizzare il suo progetto di una compagnia assicurativa sammarinese. Entrature nell’apparato bancario-finanziario sammarinese, nella politica del Titano e in quella italiana. “Macchiaverna mi disse di avere entrature a San Marino –riferisce Dughera- in particolare nei confronti di Antonio Valentini, allora presidente della Banca Centrale. Mi disse che proprio Valentini avrebbe potuto aiutare lo sviluppo del regolamento. Effettivamente incontrai Valentini che, tra l’altro, mi chiese la disponibilità di aiutarlo per la stesura del regolamento. Durante una riunione presso lo studio Valentini, proprio il commercialista disse di avere entrature nel mondo politico italiano e sammarinese”.
Le pretese, il segretario e l’onorevole Dughera prosegue il suo racconto dei fatti ricostruendo che Antonio Valentini “organizzò di lì a poco un altro incontro, pretese che venisse revocato l’incarico conferito al dott. Lombardi e che fosse conferito al suo studio. All’incontro successivo mi vennero presentati il Segretario di Stato Stolfi e l’On. Sergio Pizzolante. Ci furono numerosi altri incontri, alcuni dei quali si tennero in Banca Centrale. In quest’ultimo caso non erano presenti Stolfi e Pizzolante. Il capitale sociale del CSA passò da 26.000 a di 500.000 euro. Nel frattempo Berfin aveva ceduto parte delle quote a Trecentouno, per operare come compagnia di assicurazione occorreva un capitale sociale di 5milioni di euro, secondo le previsioni di regolamento approvato da Banca Centrale”.
L’incontro presso l’acetaia Dughera racconta di una riunione alla quale l’ex Segretario agli esteri arrivò con l’auto blu. All’incontro c’era pure l’onorevole Sergio Pizzolante. I due, secondo quanto riferisce Dughera chiesero -“proposero espressamente”, sono le parole esatte che utilizza il presidente di Csa- che venissero loro intestate delle quote. Ma, dice di fatto Dughera, senza pagarle. Riferisce infatti in interrogatorio: “Ci fu una riunione a Reggio Emilia presso la sede della Memar, alla presenza del direttore Laurenti e del dott. Macchiaverna. Erano altresì presenti Stolfi, Pizzolante, Valentini, Ottaviani ed io. C’era inoltre Umberto Jovine, il quale disse di rappresentare il gruppo di Ermenegildo Zegna.
Ricordo che Stolfi si presentò con l’auto blu e targa diplomatica all’incontro che si tenne presso una acetaia. Questo incontro era stato preceduto da molti altri che si erano svolti in tempi ravvicinati a San Marino. Proprio a Reggio Emilia Pizzolante e Stolfi proposero espressamente che gli fosse intestato il 25% delle azioni della CSA, il che avrebbe significato che gli altri soci avrebbero dovuto versare per loro 1.250.000 euro. A questa richiesta risposi alzandomi dal tavolo insieme a Ottaviani. Invitarono ad attendere, dopo di che mi dissero che Jovine avrebbe sottoscritto il 37,50% del capitale. Così fece con fondi che a me arrivarono tramite le banche e furono versati sul conto vincolato previsto dalla legge. I consigli di amministrazione si tenevano presso lo studio Valentini. Partecipavano anche Geri e Emanuela Conti, che lavoravano sempre presso lo stesso studio e che erano anche sindaci. Successivamente sono diventati soci”.
Insomma, Dughera racconta che, quando sente che Stolfi e Pizzolante chiedono delle quote pagate da altri, fa per andarsene ma viene invitato a restare perché qualcuno che sottoscrive quelle quote, alla fine, c’è. Di fatto, poi, la disponibilità di queste partecipazioni in qualche modo a Stolfi comunque arriva, se, come riferito da Dennis Guerra, vengono a lui trasferite a titolo di pagamento del credito che questi vantava nei confronti dell’ex Segretario agli esteri.
 
Ed è nella seconda parte dell’interrogatorio di Dughera (che pubblicheremo domani) che il presidente di Csa dà conto di come vennero distribuite le quote e parla pure delle pressioni politiche sulla compagnia.
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