Lionello Mancini IlSole24Ore, intercettazioni telefoniche Delta

Lionello Mancini IlSole24Ore, intercettazioni telefoniche Delta

Sole 24 Ore di mercoledì 1 luglio 2009
La ricerca di una “sponda” a Via Nazionale
di Mancini Lionello
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L’inchiesta sul gruppo Delta. Le manovre per attenuare la vigilanza sulla Cassa di risparmio del Titano
La ricerca di una «sponda» a Via Nazionale
LE CARTE DI FORLÌ
Dal nostro inviato
La vigilanza è troppo rigida: serve gente più flessibile». Questa l’idea che degli ispettori sammarinesi coltiva Claudio Patalano, 62 anni, figura cardine della vicenda Cassa di risparmio di San Marino (Crrsm)-Gruppo Delta, per come è stata ricostruita dalla Procura di Forlì. Patalano è un esperto commercialista, napoletano di origine e romano d’adozione, fmo al 1989 funzionario della Banca d’Italia; fino al 15maggio era anche ascoltatissimo consulente del Gruppo Delta ed è tra gli indagati nell’inchiesta che 4 maggio ha portato a cinque arresti tra banchieri e manager (si veda Il Sole 24 Ore del 2 giugno scorso) accusati di aver truccato le carte sul controllo reale del gruppo bolognese di credito al consumo.
Forte della sua rete di relazioni nel mondo bancario e finanziario, Catalano non si limita a dire ciò che pensa («A San Marino serve una vigilanza flessibile) ma, soprattutto, fa quello che dice, adoperandosi per rimuovere i funzionari della Banca centrale sammarinese (Bcsm), rei di fare di testa loro. Su questa strada, il consulente della Cassa non esita a coinvolgere funzionari o ex funzionari della Banca d’Italia Per esempio, Giuseppe Boccuzzi, condirettore centrale a Via Nazionale, capo del Servizio rapporti esterni e affari generali, cui Patalano si rivolge con la confidenza da vecchi amici che condividono esperienze come la Fondazione Giovanni Berionne.
Il 30 gennaio – mancano tre mesi agli arresti il consulente telefona a Boccuzzi e gli chiede la «grande cortesia» di fornirgli «due nomi per San Marino», due persone da mettere «al posto di Papi e al posto di Caringi». Boccuzzi è sorpreso: «Addirittura!» e ride. Ma Patalano non è in vena: «Dico sul serio, lunedì devo dare un ritorno». Il dirigente di Via Nazionale non sbatte gi il telefono, dice soltanto: «Va be’, ne parliamo».
Chi sono Papi e Caringi? Luca Papi, 52 anni e Stefano Caringi, 65, entrambi ex Banca d’Italia, sono da qualche anno ai vertici della vigilanza della Banca centrale di San Marino. Nel 2007-2008 hanno condotto un’ispezione alla Cassa di Risparmio, da cui sono emerse alcune delle criticità dell’istituto più importante del Titano, non ultima l’enorme esposizione verso Delta che poi ritroveremo nelle carte dell’inchiesta «Varano» di Forlì. L’ispezione è dunque un’occasione per affrontare i problemi che sarebbero poi sfociati nel caso giudiziario, ma l’establishment sammarinese sceglie la strada opposta: insabbiare. A rispondere ai rilievi della Banca centrale è una relazione di Patalano – che a nome della Cassa ribatte punto per punto agli ispettori mentre il governo di San Marino, che all’epoca aveva una maggioranza diversa dall’attuale, fa melina, invia messaggi di irritazione alla vigilanza, ne ignora il rapporto conclusivo. Lo butta in un cassetto, proprio come aveva fatto una quindicina d’anni prima con un’altra ispezione, firmata anche dall’ispettore «a contratto» Giulio Tremonti.
Ma lo stop non basta, i ficcanaso potrebbero riprovarci, Fantini è furibondo. Ed ecco che Patalano si attiva per sostituire chi ha osato tanto: «Le conoscenze in seno a Banca d’Italia ha scrivono i magistrati forlivesi gli consentono di ricercare in quell’ambito soggetti idonei ad assumere la carica di direttore della Banca centrale (al posto di Papi) e di responsabile della vigilanza (in sostituzione di Caringi)». Ma quello che emerge dal contatto con Boccuzzi, rileva il giudice, non è il solo tentativo di liberarsi difigure scomode,perché unmese dopo l’idea di «scegliersi i controllori» è ancora attuale.
Il 6 marzo, Patalano telefona a Carla Matilde Panzeri, funzionario generale in pensione dell’area circolazione monetaria di via Nazionale, alla quale era stata informalmente offerta la presidenza di Banca centrale su iniziativa di Gabriele Gatti e Antonella Mularoni, i ministri alle Finanze e agli Esteri. Panzeri ha già detto di no, ma il consulente insiste, le ripete che era «contento della notizia della sua candidatura», perché ha le caratteristiche giuste, che le elenca: «Bisogna essere tecnici, organizzati, determinati, per anche flessibili»; Panzeri è d’accordo e risponde pi volte «assolutamente», aderendo alla visione propostale dall’interlocutore.
Lo stesso 6marzo, appena abbassata la cornetta con Panzeri, Patalano chiama Paola Stanzani, vicepresidente di Delta, ora agli arresti. Dopo averle riferito la conversazione di pochi minuti prima con Carla Panzeri, il consulente riferisce che una persona gli «ha detto una cosa importante» e cioè che «loro dovevano cambiare tutti e due i rappresentanti della vigilanza». Quel «loro» è probabilmente riferito ad ambienti politici di San Marino, anche se nomi non ne vengono fatti; al che, Stanzani si lascia andare a una battuta: «Ah, devono cambiarli. Ma non hanno detto: perché non piacciono a Fantini?» e ride.
Anche la conversazione tra Patalano e Stanzani si conclude con l’auspicio che i funzionari poco controllabili della Banca centrale vengano rimossi. «anno detto che li devono cambiare tutti e due, sia Papi che Caringi. L’hanno detto a lei, quindi dovrebbe essere vero: insomma, non c’è motivo di non farlo» ripete Patalano. «Va bene», conclude allegra la vigilata Stanzani, non immaginando che Polizia e Gdf di Forlì ascoltavano, registravano e riferivano ai pubblici ministeri Fabio di Vizio e Marco Forte.

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