Lionello Mancini. IlSole24Ore, San Marino “paga” le incognite del rating

Lionello Mancini. IlSole24Ore, San Marino “paga” le incognite del rating

Sole 24 Ore
E San Marino “paga” le incognite del rating
di Lionello Mancini
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«Dal 16 settembre al 15 ottobre il deflusso di capitali è pari a 339 milioni, meno del 3°% della raccolta totale del sitema». Parola di Biagio Bossone, presidente della Banca centrale di San Marino, che ieri ha diffuso i primi risultati del monitoraggio sull’andamento dello scudo fiscale. Una puntualizzazione opportuna, quella di Bossone, perché le aspettative sulla fuga di capitali, il taglio di Fitch sul rating del Titano e lo stallo negoziale sul gruppo Delta (in vendita perché illecitamente controllata dalla Cassa di risparmio) da alcuni giorni alimentano voci di un possibile default del sistema sammarinese. Sul Monte Titano ovviamente negano persino i presupposti di una simile evenienza, ma certo la vecchia Repubblica è in affanno rispetto agli anni d’oro in cui poteva reclamizzarsi come uno Stato che
Gli operatori bancari sammarinesi smentiscono senza troppa ansia le voci di default e aggiungono: «Sappiamo che lo scudo fiscale congegnato dall’Italia non sarà indolore. Ma non dimentichiamo che è il terzo in otto anni, e questo la dice lunga sulla capacità di sopravvivenza dei centri finanziari offshore. Nonché sulla reale volontà e capacità dei governi italiani di contrastare la loro evasione fiscale». Discorso chiaro: San Marino è beneficiario di un fenomeno il nero, l’evasione fiscale e contributiva tutto italiano e profondamente radicato nell’economia. «Un fenomeno certo non inventato dalle banche del Titano», conclude il manager del credito.
A creare gravi difficoltà a San Marino ha contribuito, in questi mesi, l’inchiesta della Procura di Forlì, che il 4 maggio, ha portato all’arresto dei vertici della Cassa di risparmio e del gruppo italiano controllato, Delta, con la conseguente vendita obbligata di quest’ultimo (trattative sono in corso con Intesa). Un impianto accusatorio, quello dei Pm Fabio Di Vizio e Marco Forte, più volte confermato dai giudici del riesame di Bologna, fermi per mesi sul «no» alle richieste di liberazione degli indagati. Un danno d’immagine che ha spinto, giovedì scorso, l’agenzia Fitch a portare da AA- ad A , con outlook negativo il roting della Repubblica. Un taglio alla credibilità della Repubblica dovuto «al danno di reputazione legato alla Cassa di risparmio di San Marino come si legge nella nota di Fitch assieme alla lotta al segreto bancario lanciata dal G2n e alla possibilità di deflussi dei depositi bancari a seguito dello scudo fiscale italiano». Tutto ciò mette in difficoltà un modello di business con liiiplicazioni negative per le finanze pubbliche e per la crescita ecpnoinica» della Repubblica.
San Marino non sarà al default, ma l’aria che tira non è da futuro radioso per le attività di riciclaggio dei capitali italiani frutto del reato di evasione, un lavoro di ripulitura attuato dietro la foglia di fico delle leggi locali che non considerano reato l’evasione fiscale e dunque non chiamano riciclaggio la custodia e l’utilizzo dei suoi proventi. Una situazione ambigua giocata su facili differenziali fiscali, ma soprattutto su astuti arzigogoli normativi, cui la più antica Repubblica del mondo è ora costretta a mettere precipitosamente mano per scampare alla soffocante (per le attività finanziarie) black list degli Stati fìscalmente canaglia.
Proprio ieri, ad esempio, due progetti di logge sono giunti in Parlamento: il primo riguarda gli affidamenti fiduciari, all’origine di numerosi nascondimenti di denaro italiano, e l’altro la disciplina del trust, una normativa emanata solo cinque anni fa. Tra le recenti revisioni avviate in extremis da meno di due anni (perciò di fatto ancora inattuate: ma a verificarlo ci penseranno gli ispettori antiriciclaggio del Moneyval, attesi a marzo) c’è anche quella intitolata «Modifiche alla legge i6 del 17 novembre 2005» che dovrebbe riportare il rigido segreto bancario sammarinese entro parametri internazionalmente accettabili. Ma il nuovo testo su cui a Strashurgo si è impegnata la giudice antiriciclaggio del Titano, Rita Vannucci, è iii Parlamento dal9 ottobre e ancora non diventa legge. «Tempi tecnici», assicurano gli scaltri politici della Repubblica. In realtà sull’articolo 4 delle Modifiche è in corso un duro braccio di ferro perché tutti in Consiglio samm che, se verrà approvato così com’è, il dovere di informazione sulla clientela di banche e finanziarie cancellerà di fatto il segreto bancario.

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