‘Lo scambio automatico delle informazioni’, il vero problema in materia finanziaria nei rapporti italo-sammarinesi

‘Lo scambio automatico delle informazioni’, il vero  problema in materia finanziaria nei rapporti italo-sammarinesi

Tutti sappiamo quale sarà la logica conclusione degli accordi italo-sammarinesi: noi dovremo cedere alla richiesta dello scambio automatico delle informazioni e questo consentirà al nostro sistema di aprirsi per le nuove sfide‘. Così si legge su La Tribuna Sammarinese in un articolo (non firmato) che comincia col ricordare che manca poco più di un mese all’entrata in vigore definitivo delle nuove regole emanate dalla Banca d’Italia secondo cui tutti i ‘soggetti autorizzati’ della Repubblica di San Marino (dodici banche
e cinquantotto finanziarie) vanno visti dal sistema italiano come entità extra Unione Europea.

In effetti lo scambio di informazioni fra Italia e San Marino in materia finanziaria era stato regolato già nel 2002 con la

Convenzione contro le Doppie Imposizioni sulla base di regole allora vigenti in ambito internazionale (Ocse). Convenzione firmata e mai ratificata per la sconsiderata scelta, da parte sammarinese, di privilegiare un
Accordo di Cooperazione che, fra l’altro, riducesse l’asprezza delle norme della Convenzione. Accordo che non è mai giunto a termine e che comunque l’Italia intende utilizzare per rendere invece ancor più dure e vincolanti le norme della Convenzione in materia di scambio di informazioni.

C’è chi arrivò a sospettare che sulla scelta dell’improvvido accantonamento della Convenzione per privilegiare l’Accordo, potrebbero avere influito interessi legati alla questione dei giochi a leggere la documentazione allegata
all’Inchiesta sui giochi (relazione Alvaro Selva-Fiorenzo Stolfi, con in scena Casinos Austria). Acqua passata e, al solito, nulla di certo o di provato. In effetti ciò che veramente ha influito sui rapporti italo-sammarinesi in materia finanziaria è lo scandaloso comportamento tenuto dai politici sammarinesi negli ultimi anni, specie nel corso del 2008 quando si sono messi ‘a difendere l’indifendibile piuttosto che accettare la sfida della nuova economia‘.

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