L’Unità, Gigi Marcucci, San Marino, il mistero delle case sfitte e l’ombra del riciclaggio

L’Unità, Gigi Marcucci, San Marino, il mistero delle case sfitte e l’ombra del riciclaggio

L’Unità: San Marino, il mistero delle case sfitte e l’ombra del riciclaggio


Il Consiglio d’Europa: Il comitato sta valutando le normative contro il riciclaggio.

Gigi Marcucci.

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Un esame e un mistero. La prova è fissata a settembre, come avviene per gli studenti rinviati in una o più materie. L’esaminatore è il Comitato Moneyval, emanazione del Consiglio d’Europa che valuta le normative contro riciclaggio e finanziamento del terrorismo. ll giallo riguarda il numero esatto e la proprietà di alcune migliaia di alloggi sfitti, abitazioni “congelate” in ossequio a regole oscure, che sicuramente non sono quelle di mercato. Soldi parcheggiati non si sa da chi, non si sa perché. Potrebbero essere oltre seimila, come dichiarò il governo uscente di centrosinistra. O ottomila, come segnala un tamtam ostinato. La Repubblica di San Marino trascorrerà l’estate 2010 in una sorta di parentesi, una bolla tra passato e futuro. Da una parte c’è una normativa antiriciclaggio e antievasione che potrebbe portarla fuori dalla lista nera dei paradisi fiscali: abrogate le società anonime, soppressi i libretti – anch’essi anonimi- al portatore, modifiche significative al segreto bancario. Dall‘altra un sistema che funziona ancora come se gli ‘arcana’ dell’impero dovessero essere conservati in eterno.

Da una parte la ‘glasnost’ imposta da Moneyval anche grazie all’impegno abile e caparbio di Rita Vannucci, Commissario della Legge di San Marino , l’equivalente di un nostro sostituto procuratore della Repubblica, che nel settembre scorso ha tra l’altro suggerito al governo di archiviare definitivamente i libretti al portatore. È lo stesso magistrato a cui arriverà la rogatoria internazionale proposta pochi giorni fa dai colleghi di Perugia, che cercano sul Titano i denari nascosti dalla Cricca che faceva affari su catastrofi e grandi eventi, all’ombra della Protezione civile.

Dall’altra, una magistratura sotto organico e una polizia giudiziaria impreparata ad indagini finanziarie complesse, ancora incapace di utilizzare strumenti come le intercettazioni, peraltro non ammesse. Sulla carta, la Repubblica del Titano sembra incamminata verso la trasparenza. Nei fatti, dicono i critici, rimane opaca e rappresenta per evasori fiscali e riciclatori di denaro sporco l’equivalente di una città ideale.

Per ora Moneyval ha sospeso la cosiddetta procedura rafforzata, che imponeva controlli molto severi su tutti i movimenti bancari, da e verso il Titano. Una rete molto stretta, in cui inevitabilmente finivano anche trasferimenti perfettamente legali, con conseguenze facilmente immaginabili per l’economia locale. A settembre la decisione verrà confermata o revocata, a seconda delle garanzie che il governo di centrodestra sarà in grado di offrire.

Sono molte le contraddizioni di una Repubblica larga 61 chilometri quadrati ma forte di 12 banche e 59 società finanziarie, capace di attirare come ape sul miele i capitali italiani. Nascono 50 società alla settimana, tra i servizi offerti sembra che ci sia anche il ritiro della posta, perché le buchette piene attivano la Gendarmeria. Il Pil, tra il ’99 e il 2007 è cresciuto in media del 5,6%, ma con lo scudo fiscale voluto da Tramonti ha cominciato a perdere colpi e capitali. Una terra che, secondo Salvatore Boemi, procuratore antimafia di Reggio Calabria, intervistato per la testata ‘L’Informazione’ da David Oddone, «interessa alla mafia». Giudizio confermato, dal collega palermitano Antonio Ingoia, che commentando l’arresto di Salvatore Lo Piccolo, dichiarava fra l’altro a Report: «È noto che c’erano dei problemi di speculazione edilizia. In particolare c’era il progetto di spostare una società facente capo a Lo Piccolo e a persone a lui molto vicine persino in un luogo come San Marino.» Il Titano non ha problemi di ordine pubblico, ma ultimamente accadono fatti strani. Come quelle due molotov lanciate da una moto in corsa contro la Villa Bianchini, dirigente della Karnak, una società con i natali italiani e un presente sul Titano, vincitrice di appalti – secondo i concorrenti, grazie a fortissimi ribassi – per la fornitura di carta e articoli di cancelleria alla nostra pubblica ammnistrazione e alle Ferrovie dello Stato.

La Guardia di Finanza riminese sostiene che il business della Karnak sia poco o per nulla sammarinese, anche perché l’azienda avrebbe una “stabile organizzazione” in Italia. L’Agenzia delle entrate chiede alla Karnak di pagare le tasse, la Commissione tributaria, peraltro presieduta da Franco Battaglino, ex Procuratore di Rimini e padre di Roberto, dirigente degli uffici giudiziari sammarinesi, cassa la richiesta. Pende un ricorso, il punto che preoccupa è però un altro: in teoria, per capire a chi fossero dirette quelle due molotov, bisognerebbe anche conoscere l’assetto proprietario della Karnak, ma non è facile: si tratta di una società anonima.

Ad accrescere gli interrogativi c’è un avvertimento in stile mafioso – «Morirai» – recapitato per posta a David Oddone, cronista molto impegnato proprio sul fronte delle indagini antiriciclaggio. Il caso vuole che pochi giorni prima Oddone (a cui fino a ieri non erano pervenuti messaggi di solidarietà dalle istituzioni sammarinesi) avesse scritto della querela per minacce presentata da un fornitore della Karnak, ma non c’è prova di un collegamento tra i due fatti. L’atmosfera non è tersa e gli strumenti per renderla più trasparente non sono molti, poche le risorse. Fino a poco tempo fa, tutte le indagini riguardanti reati bancari e rogatorie internazionali erano assegnate a un solo giudice. A giugno, dopo le sollecitazioni di Moneyval, sono arrivati nuovi magistrati, ma sono stati assegnati ad altri incarichi. A complicare ulteriormente la situazione c’è una legge che impone la notifica all’interessato delle indagini che lo riguardano anche se sono in fase preliminare, contestatissima dagli inquirenti italiani. Di fatto rende conoscibile il contenuto di fascicoli delicati, come «Re Nero», l’operazione antiriciclaggio che un anno fa portò in carcere i vertici della Cassa di Risparmio, la più importante banca sammarinese. Sempre sotto la pressione di Moneyval, il governo sammarinese si è impegnato ad acquistare congegni per le intercettazioni telefoniche, finora non ammesse. Naturalmente ora bisognerà che la Polizia giudiziaria venga addestrata ad usarli. INVIATO A SAN MARINO gmarcucci@unita.it

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