Marco Alfieri, La Stampa, San Marino fa litigare Tremonti con la Lega

Marco Alfieri, La Stampa, San Marino fa litigare Tremonti con la Lega

La Stampa
San Marino fa litigare Tremonti con la Lega.

Il Carroccio chiede deroghe per i frontalieri

II Tesoro vuole garanzie anti-evasione dal Titano

Marco Alfieri.

«Non facciamoci nemici a gratis», avverte Gianluca Pini. «Voglio ricordare che San Marino non è più un paradiso fiscale tipo Montecarlo, negli ultimi anni ha sempre risposto alle rogatorie internazionali, il recente maxi recupero da un miliardo di euro è stato possibile grazie a controlli in cui GdF e autorità del Titano hanno collaborato, ma soprattutto è un partner commerciale fondamentale per la Romagna, con migliaia di frontalieri e un interscambio da 10 miliardi». E poi, in chiave diplomatica, «ci ha aiutato spesso. L`ultima volta su Expo 2015:

senza il pressing del Titano, capofila dei paesi più piccoli, Milano non avrebbe mai battuto Smirne…».

L`onorevole Pini, leghista verace, vice presidente della Commissione per le Politiche dell`Ue della Camera, è una specie di eroe romagnolo. Il segretario locale del Carroccio è infatti il protagonista della storica secessione – lui la chiama semplicemente “ricongiungimento” – dei 7 comuni della Valmarecchia dalle Marche alla provincia di Rimini. «Dove ha fallito Napoleone, c`è riuscito Pini…», chiosano con una punta d`enfasi dalle parti di Forlì, in una terra in cui il Carroccio sta crescendo, voto dopo voto, rosicchiando consensi ed egemonia popolare all`ex partitone rosso. La guerra dei frontalieri è dunque una specie di secondo tempo che il segretario leghista ha tutta l`intenzione di vincere.

Anche a costo di litigare con il ministro del Tesoro, l`amico di sempre del Senatur, ultimamente accusato da scampoli di base leghista di usare la finanza come Vincenzo Visco, strana nemesi.

Il contenzioso Italia-San Marino in realtà non è recente, nasce dal mancato rinnovo dei trattati bilaterali in materia economica, finanziaria e valutaria.

Tremonti aveva già predisposto una bozza che rivisitava i bilaterali del 1991, ma in maniera incomprensibile la Repubblica del Titano nel 2005 rifiuta di firmarli. «Dando l`impressione di voler rimanere uno stato offshore quando non lo è più da tempo», precisa Pini. Bastí dire che «ha recentemente adeguato la normativa anti riciclaggio in modo più stringente del disciplinare Ue che Roma ha recepito con la 231 del 2007».

L`ultimo giro di vite tremontiano su evasione e riciclaggio contenuto nella manovra correttiva ha però aggravato il quadro. L`altro giorno, al Meeting di Cl, il Segretario di Stato per l`Industria, Marco Arzilli, ha ribadito la volontà di superare lo status inveterato di covo degli evasori italiani. Di più: «siamo disponibili a rompere il tabù dello scambio di informazioni bancarie, vogliamo collaborare con Bankitalia. La linea della trasparenza è ormai riconosciuta da più livelli», ha spiegato Arzilli.

«Ma abbiamo bisogno di firmare gli accordi con l`Italia e di uscire dalla black list in cui ci ha appena messo Tremonti che ci fa perdere pezzi di economia sana e lavoratori».

Soprattutto quei frontalieri romagnoli che ogni mattina salgono a lavorare sul Titano, di qui la battaglia campale di Pini e del Carroccio.
«Tremonti -racconta il Napoleone di Romagna- sembra scordarsi che la prima azienda locale è proprio San Marino, dove ci lavorano oltre 7mila romagnoli costretti peraltro dal I` luglio, per come è stata pensata la normativa, a farsi accreditare lo stipendio su un conto corrente in territorio italiano, facendo saltare la no tax area sulla doppia imposizione».
Dal Ministero dicono che ci sarà presto un chiarimento, nel frattempo la confusione monta. «Un terrorismo psicologico che scoraggia gli investitori sammarinesi in Italia» incentivando la fuga di capitali.

«So che c`erano imprenditori del Titano interessati a sviluppare attività logistico-portuali a Ravenna e progetti energetici in Romagna, ma stanno fuggendo», ammette Pini. Intendiamoci:

«il contrasto all`evasione di Tremonti è sacrosanto, ma non capisco perché non si arrivi in fretta a firmare i bilaterali.

In fondo, lo si è fatto pure con la Libia sugli sbarchi…»

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