Marino Cecchetti: quando San Marino ‘ruppe’ con Umberto Eco.

Marino Cecchetti: quando San Marino ‘ruppe’ con Umberto Eco.

Il Messaggero

2/8/1990

Solo cattiva immagine da questa università e nessuno se ne accorge

Marino Cecchetti

 

Da alcune settimane, su  quotidiani e periodici italiani a diffusione nazionale, appaiono articoli che riguardano l’Università di San Marino. Una università che ancora non ha  corsi di laurea. Nemmeno uno. Eppure è già conosciuta, ormai in tutta Italia, per una caratteristica singolare:  non ha autonomia.  E’ un brutta pubblicità per un paese che per tante persone  e da tanto tempo è simbolo,  modello di libertà ed oggi invece viene, di fatto, accomunato ai pochissimi paesi al mondo in cui il potere politico  non si ferma  nemmeno davanti ai cancelli universitari. La risonanza è enorme, di gran lunga superiore a qualunque altra notizia proveniente da San Marino, perchè a lanciare l’accusa è addirittura  Umberto Eco.
I fatti sono noti. Il Governo ha  istituito direttamente un nuovo dottorato di ricerca, scavalcando, di fatto e nella forma, le Autorità Accademiche, cioè quel Comitato Scientifico (Cseo, di cui Eco è membro) cui per legge  sono  demandate  facoltà e competenza in materia.
C’è da meravigliarsi? Fuori di San Marino, certamente. Un governo, qualsiasi governo di un qualsiasi stato che ha un minimo di democrazia interna, non può non osservare una legge del proprio stato.  Se poi la legge in questione è quella che  assicura autonomia all’uni-versità allora ignorarla, scavalcarla diventa un fatto  gravissimo, eclatante: in ogni stato l’università è ambiente ipersensibile a minacce di tal fatta.
Ebbene a San Marino ciò è avvenuto.
Ecco perchè ne parlano i giornali. Per di più, a dar fiato alle trombe è un accademico-scrittore di fama mondiale, molto restio, per giunta, a rilasciare interviste e, in genere, a concedersi ai media (Eco ha sempre fatto un sapiente uso della propria immagine pubblica, amministrata con  abilissima parsimoniosità).
Questo fuori di San Marino. A San Marino? L’episodio non ha de-stato e non desta meraviglia, o comunque questa non è certo paragonabile a quella esterna. Anzi a San Marino ci si meraviglia che fuori ci si meravigli tanto. Perché? Perché a San Marino è notorio che chi governa ha un potere pressoché assoluto. La famosa distinzione dei vari poteri dello stato,  è  utilizzata, più che altro, come schema di lettura dei poteri dello stato, per i candidati nei concorsi pubblici: la facoltà di operare nell’economico e nel sociale è subordinata ad atti e procedure che richiamano la concessione di privilegi; il potere giudiziario non ha potere; la legge è, a volte, stravolta nei principi fondamentali, piegata fino a inseguire il caso singolo. A volte la legge è puntigliosamente vincolante: così chi può non osservarla o può concedere di non osservarla ha un vantaggio maggiore.
Sopravvivono cioè nello stato sammarinese dei residuati medioevali che l’operazione di rinnovamento iniziata all’inizio di questo secolo con la convocazione dell’assemblea di tutti i capofamiglia (Arengo), non ha finito di togliere. Così, nell’era dell’informazione, di una informazione che viaggia alla velocità della luce, in cui le notizie hanno risonanza planetaria, spesso ci si inguaia in intoppi, pastoie, balordaggini di altri tempi, dei tempi in cui  il ritmo della vita era regolato dal lento incedere del mulo su per il selciato sconnesso  della costa del Borgo, unica via di comunicazione con l’esterno.
E a volte, purtroppo,  fra le notizie, ci sono anche quelle relative a un  fatto o a un  avvenimento frutto di improvvisazione e incompetenza. Ed è un guaio se queste vengono raccolte, raccolte e amplificate da personaggi che sono all’apice dell’attenzione. Ne possono derivare situazioni che pesano come macigni. Già, in questo secolo, è capitato due volte con il buon Marino Moretti. Lo scrittore romagnolo aveva, negli anni trenta, cioè in pieno fascismo, creato albino (anziché biondo con gli occhi azzurri) il personaggio principale di un suo romanzo ambientato sul Titano, e, negli anni cinquanta, aveva espresso, con un racconto, il suo rammarico nel  constatare che i Sammarinesi, visti sempre dalla sua terra di Romagna come vessilliferi di rivoluzionarie idealità, si erano trasformati improvvisamente in biscazzieri.
Umberto Eco ora, scrittore dei nostri tempi, dipinge l’intellighenzia e l’apparato di San Marino invitati alla cerimonia di inaugurazione del contestato e ormai famoso dottorato, con le parole del capocomico da avanspettacolo “colto pubblico e inclita guarnigione”, classificando così, attraverso l’espressione petroliniana, come fascista il clima politico sammarinese e come farsa quella cerimonia.
Strano che a San Marino ancora non ci si sia preoccupati seriamente  di spegnere al più presto l’eco di quella amara risata.

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