Corriere Veneto: dopo San Marino nuovo processo a Venezia per Minutillo e Baita

Corriere Veneto: dopo San Marino nuovo processo a Venezia per  Minutillo e  Baita

Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Tangenti Mose il pm: processate Baita e Minutillo

Dopo la condanna a San Marino s’avvicina il giudizio a Venezia
22 Nov 2017
Zorzi

Nei guai Chiesto il processo per l’ex Ad di Adria Infrastrutture, Claudia Minutillo
Mose, dopo le condanne a San Marino, per «grandi accusatori» Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo (in foto) la procura di Venezia chiede il processo per il secondo filone d’inchiesta: le tangenti.
La notizia arriva proprio all’indomani della pesante sentenza sanmarinese. Lunedì l’ex presidente di Mantovani Piergiorgio Baita e l’ex ad di Adria Infrastrutture Claudia Minutillo sono stati condannati a due anni e mezzo per associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita nel processo a San Marino che era il risvolto delle false fatture per cui avevano già patteggiato in Italia ormai quattro anni fa. E proprio in questi giorni i pm Stefano Ancilotto e Stefano Buccini hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per il filone principale dell’inchiesta Mose, quello che riguarda le accuse di corruzione. Oltre a Baita e Minutillo, a processo finiranno anche gli altri «grandi accusatori», cioè l’ex direttore finanziario di Mantovani Nicolò Buson, il referente del Coveco (le coop «rosse») nel Consorzio Venezia Nuova, Pio Savioli e il faccendiere Mirco Voltazza, che con le loro testimonianze sia in fase di indagine che nel corso del processo che si è concluso a metà settembre, hanno contribuito a svelare il sistema di mazzette dietro alla grande opera contro l’acqua alta. L’udienza preliminare si terrà a inizio 2018 di fronte al gip Gilberto Stigliano Messuti.
L’esito naturale dovrebbe essere il patteggiamento, visto che tutti gli imputati sono rei confessi, ma la situazione è più complicata di quello che potrebbe sembrare. Minutillo e Buson, per esempio, non ci stanno a finire nel tritacarne dei corruttori tout court e a patteggiare su tutto. L’ex dark lady di Palazzo Balbi, come veniva chiamata quando era la segretaria di Galan (poi lui la cacciò nel 2005), con il suo avvocato Carlo Augenti, aveva infatti ipotizzato strategie difensive diverse, anche perché di mezzo, oltre alle responsabilità, ci sono da valutare i calcoli sulla prescrizione e anche il rischio di confische. Baita, Buson e Savioli hanno un destino «segnato» dalla partecipazione a due episodi di corruzione che sarebbero avvenuti dopo l’introduzione nel novembre del 2012 della legge Severino, che ha allungato da 7 anni e mezzo a 10 anni i termini di prescrizione per quel reato: il bonifico di 500 mila euro a Cuccioletta, avvenuto il 15 gennaio 2013, e la tangente portata in consiglio regionale all’ex assessore Renato Chisso il 7 febbraio 2013. Per questi fatti la prescrizione cadrebbe dunque nel 2023, lontanissima. E proprio su questo potrebbe giocare la difesa di Minutillo, che invece non sarebbe coinvolta nelle due vicende.
La posizione dei cinque futuri imputati era stata stralciata dai pm sulla base di una consuetudine non scritta, ma comune in casi come questi. La procura aveva infatti l’interesse a farli testimoniare al processo non come imputati, ma come indagati di reato connesso e questo aveva creato una marea di polemiche con le difese degli otto a processo di fronte al tribunale collegiale (tra cui l’ex ministro Altero Matteoli, l’ex sindaco Giorgio Orsoni, l’ex eurodeputata Lia Sartori, l’ex presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva), che ha toccato il vertice quando uno dei legali li ha definiti «impumoni» (imputati-testimoni), accusando i pm di averli «portati in aula legati in una sorta di bondage giudiziario». Ora però anche per loro arriva il processo. Diversa la posizione di Giovanni Mazzacurati, l’ex dominus del Consorzio Venezia Nuova, che secondo l’accusa era l’uomo che teneva la «borsa» delle tangenti. Mazzacurati è stato dichiarato incapace di testimoniare al processo principale da un perizia disposta dai giudici e la procura non ne ha chiesto il rinvio a giudizio proprio per questo.

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