Rimini. Rapina in banca nell’estate 2017: la Polizia di Stato arresta gli autori

Rimini. Rapina in banca nell’estate 2017: la Polizia di Stato arresta gli autori

RIMINI. Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Rimini, nel tardo pomeriggio di ieri, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle indagini preliminari, dr. Vinicio CANTARINI, su richiesta del Sostituto Procuratore dr. Cerioni, traendo in arresto due uomini, di 20 e 40 anni, entrambi nati a Palermo, responsabile del reato di rapina aggravata avvenuta l’estate scorsa presso l’agenzia di via Marecchiese della Banca Malatesiana.

[c.s.] Si tratta dell’ennesimo brillante risultato che la Squadra Mobile diretta dal Dr. Massimo SACCO, è riuscita a conseguire grazie alla professionalità, all’esperienza e alla profonda conoscenza del territorio.

Era il 19 giugno 2017 quando due malviventi si introducevano, indossando occhiali da sole e cappellini (con la parte inferiore del volto travisto da un fazzoletto) all’interno dell’istituto di credito Banca Malatestiana di via Marecchiese, e, dopo aver minacciato due dipendenti con un taglierino, si impossessavano della somma contante di alcune migliaia di euro. Dalle dichiarazioni testimoniali era in particolare emerso che il primo rapinatore si era avvicinato alla cassa (presidiata da una dipendente) armato di un taglierino e rivolgendosi alla donna le aveva ordinato di sbloccare il bussolotto d’ingresso e di consegnare il denaro presente nella cassa; la donna aveva eseguito l’operazione, e dopo alcuni secondi, anche il secondo rapinatore aveva fatto irruzione all’interno della Banca prendendo anche il comando delle operazioni, gridando: “FATE QUELLO CHE DICO IO, CHE NON VI FACCIO NIENTE, CHE DI RAPINE NE HO GIA ‘ FATTE ALTRE E COSI’ NON VI SUCCEDE NIENTE”.  Una volta all’interno dei locali, i due rapinatori, non solo si erano impossessati della somma contante di alcune migliaia di euro, ma avevano anche ordinato ai dipendenti, sempre solto l’effetto della minaccia, di portarsi nel locale servizi igienici facendosi prima sbloccare il bussolotto per poter poi fuggire.

Gli agenti della Sezione Antirapina immediatamente intervenuti, a quel punto, dopo aver garantito  il primo intervento volto a verificare le condizioni di salute dei due dipendentie ad assicurare che non venisse modificata la scena del crimine, hanno acquisito le prime dichiarazioni, effettuando i rilievi tecnico scientifici e visionando le immagini del sistema di videosorveglianza.

Gli uomini della Squadra Mobile, fin da subito, avevano intuito, che i responsabili di quella rapina non erano persone originarie della provincia o “legate” a questa provincia da precedenti attività: si trattava di trasfertisti, di persone cioè che partono dalla loro città verso una o più mete già individuate, studiano i luoghi, colpiscono e tornano nella loro città.

E’ da quel momento che sono iniziate le ricerche su tutto il territorio degli autori del crimine.

Decisiva nell’individuazione dei responsabili, oltre alla conoscenza del territorio da parte del personale della Squadra Mobile, è stata, l’immediata condivisione del materiale video-fotografico raccolto in sede di sopralluogo tecnico all’interno del circuito interno alle Squadre Mobili di tutto il  territorio nazionale: gli investigatori riminesi, infatti, fin da subito hanno verificato, avvalendosi delle esperienze dei colleghi della Romagna, se rapine con modalità identiche e/o analoghe fossero state poste in essere in province limitrofe o se fossero state commesse rapine da persone con caratteristiche compatibili con quelle fornite dai testimoni che avevano assistito alla rapina riminese.

Da lì la svolta alle indagini.

Dopo un confronto e la comparazione dei numerosi fotogrammi reperiti, gli uomini della Squadra Mobile di Rimini hanno individuato la strada corretta, accertando che pochi giorni prima della rapina riminese anche a Cesena era stata commessa una rapina “analoga”, in relazione alla quale erano stati già individuati i loro autori.

I successivi accertamenti hanno infatti consentito di verificare che il modus operandi adottato per entrambi gli episodi delittuosi era il medesimo: come nella rapina riminese, infatti, il primo malvivente a entrare in banca, travisato da un berrettino con visiera, era il soggetto identificabile nel ventenne arrestato, il quale – dopo aver mostrato un taglierino e quindi minacciato i presenti, ordinando loro di consegnare il denaro contante – intimava di aprire il bussolotto d’ingresso per consentire anche al complice (identificabile invece nel quarantenne) di entrare per dargli man forte (individuo più anziano del primo, un po’ più alto, ma travisato rispetto al primo con sciarpa/fazzoletto che gli copriva parzialmente il viso). Entrambi si esprimevano con inflessione dialettale meridionale. L’unica differenza esistente nella rapina riminese risultava essere la circostanza che il secondo rapinatore (evidentemente più avveduto rispetto agli errori del “passato”) si era premurato di indossare dei guanti (probabilmente in lattice) per evitare di lasciare impronte.

Anche gli approfondimenti tecnici hanno consentito di dimostrare la indubbia la presenza in Romagna del quarantenne nei giorni precedenti l’evento delittuoso: cosi come rimarcato anche dalle indagini forlivesi, ha goduto evidentemente di appoggi logistici in particolare nella località di Gatteo Mare, nonché il medesimo modus operandi dell’uomo che sia nella rapina di Cesena che in quella di Rimini, si è astenuto dall’utilizzo del cellulare dal giorno prima a qualche ora dopo la consumazione del reato. Le attività hanno quindi consentito di verificare che dopo la rapina i due rapinatori  in fuga hanno intrapreso il viaggio in direzione sud (a bordo di un’autovettura), nel viaggio autostradale di rientro in Sicilia attraversando le province di Ancona-Ferino-Teramo- Frosinone-Caserta-Napoli e successivamente verso Palermo.

Terminati gli accertamenti, il Sostituto procuratore dr. Cerioni, che ha coordinato l’attività di indagine svolta dagli uomini della Squadra Mobile, ha chiesto e ottenuto la misura limitativa della liberà personale.

Nel pomeriggio di ieri, quindi, i poliziotti in esecuzione del provvedimento restrittivo, hanno arrestato i due uomini di origine palermitana, già ristretti presso la Casa Circondariale di Palermo per episodi criminali analoghi.

 

 

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