Rimini. Domenica con “IL PARLANTE”: dal pianeta-delle-gazzelle al dio-delle-gazzelle?

Rimini. Domenica con “IL PARLANTE”:  dal pianeta-delle-gazzelle al  dio-delle-gazzelle?

RIMINI. Presso la Libreria Riminese è disponibile  IL PARLANTE   Il linguaggio dalla comparsa al web  Motore del successo degli umani di Marino Cecchetti (€ 15; pagine 288; ISBN: 1220024228; info: ilparlante@libertas.smIl libro è in vendita al prezzo di euro 15, con invio a domicilio.  Per modalità e  condizioni clicca: UNILIBRO  (disponibile anche in lingua inglese).

(Dal CAPITOLO 2: CON L’ARCO, LA CARNE)

Le gazzelle nell’alta Mesopotamia

In Medio Oriente, nella parte occidentale dell’alta Mezzaluna fertile – bacino Tigri ed Eufrate, Mesopotamia – ci sono tracce di uno “sfruttamento intensivo” di diverse specie di erbivori. Sfruttamento che, per le gazzelle, “raggiunse in alcuni casi il 70-80% delle specie cacciate” (Mussi). Tanto da far pensare talvolta – erroneamente – a un loro addomesticamento, a giudicare dalla quantità di ossi di detta specie sul totale dei resti (Laura Seragnoli, Juliet Clutton-Brock).

Il branco delle gazzelle – in genere molto folto, fino a oltre cinquanta capi -vaconvogliato in una forra, precedentemente sbarrata.Eccoil punto:precedentemente sbarrata. Ènecessario riuscire a prevedere l’arrivo delle gazzelle. Anzitutto per chiamare a raccoltagliuomini necessari per costruire o riattivare sbarramenti,trappole,mattatoi.Poi, quando il branco arriva,percostringerlo a imboccare la forra.

Riunire decine di uomini è piuttosto complicato in epoca preistorica: gli abitanti sono molto sparpagliati. In media ce n’è uno ogni 10 kmq in condizioni ambientali ottimali come potrebbero essere quelle mesopotamiche. In genere, in altre parti del mondo, uno ogni 20, secondo Joan Santacana Mestre, o addirittura ogni 40, secondo Ken Livingstone. Bisogna coinvolgere gli abitanti di un’area di qualche centinaio di kmq per mettere assieme alcune decine di uomini necessari per la mattanza. L’organizzazione, insomma, deve partire con un certo anticipo. Ma non troppo in anticipo. In epoca preistorica troppe persone concentrate in un luogo dopo un po’ non avrebbero di che nutrirsi. Per organizzare una mattanza di gazzelle quindi è necessario prima di tutto sapere quando arrivano, con la maggior precisione possibile.

Già, come si fa a sapere quando le gazzelle arriveranno nei pressi della forra?

Fichi, gazzelle, astri

I cacciatori-raccoglitori sono attenti osservatori dell’ambiente naturale che fornisce loro i prodotti spontanei e le piccole prede indispensabili per sopravvivere. Però non guardano solo in basso, per terra, come gli erbivori. Osservano anche il Cielo. Viene d’impulso, agli umani, alzare gli occhi al Cielo. Di notte. Una selva di puntini luminosi, il Cielo, di notte. Di primo acchito sembra sempre uguale. Poi ci si accorge che non è così. La volta del Cielo non è immutabile.

Se si guarda il Cielo una notte e poi la notte dopo e quella dopo ancora, prendendo come riferimento sull’orizzonte ad esempio la cima di una montagna, ci si accorge che i puntini si spostano. Alcuni aggregati di puntini (costellazioni) si muovono molto lentamente e in blocco. E ci sono pure puntini che non fanno gioco di squadra e se ne vanno ognuno per conto proprio. “Addirittura tornano indietro nel loro cammino e disegnano un anello nel cielo prima di riprendere il loro corso” (Christophe Galfard). I Greci li chiameranno ‘pianeti’. Strambi puntini, i pianeti. Vagabondi. O, meglio, errabondi. Vanno a zonzo, insomma, per la volta del Cielo, ognuno per conto proprio e con una certa fretta passando da una costellazione all’altra.

Se si ha la costanza di protrarre l’osservazione del Cielo abbastanza a lungo, col succedersi delle notti ci si accorge che si tratta di cambiamenti di posizione ciclici quelli che avvengono in Cielo. Lo stesso pianeta ritornerà dove è passato tante, tante notti prima. Proprio come sono ciclici sulla Terra eventi come la maturazione dei fichi o il passaggio delle gazzelle. Dopo un certo tempo quel dato pianeta ritorna in quella costellazione, come i fichi tornano a maturare sulla collina e le gazzelle ad affollarsi in zona forra.

Il Pianeta delle Gazzelle

I branchi dei bisonti, dei cavalli, delle gazzelle se ne vanno a zonzo per la Terra come i pianeti nel Cielo. Ognuno a modo suo. Però si è osservato che una volta l’arrivo delle gazzelle nei pressi della forra ha coinciso con l’ingresso di un determinato pianeta in una certa costellazione. La ‘coincidenza’ si è ripetuta una seconda volta. Poi una terza volta. Conclusione: le gazzelle potrebbero avere lassù in Cielo un proprio pianeta che le guida nel loro peregrinare sulla Terra. Basta seguire il Pianeta-delle-Gazzelle nel suo percorso, stare attenti a quando sta per arrivare in quella determinata costellazione, per lanciare l’allerta: mattanza in vista, tenersi pronti.

Si è trovata, insomma, una correlazione fra il girovagare delle gazzelle e quello di un pianeta. Coloro che sanno leggere il Cielo diventano i protagonisti dell’evento, cioè gli ‘animatori’ della mattanza. Probabilmente sono loro a distribuire i compiti, a imporre le regole minime della convivenza in quei giorni, imbrigliando in qualche modo l’indole comprensibilmente selvaggia dei partecipanti. In vista del cibo – e che cibo! – in abbondanza per tutti, si accetta di essere guidati da persone anche esterne al proprio gruppo. In occasione della mattanza – un’esperienza straordinaria di “caccia collettiva”- i cacciatori-raccoglitori imparano a ‘socializzare’ (Mussi) su scala più ampia del gruppo di appartenenza. Si rassegnano, insomma, a ‘farsi inquadrare’, per un banalissimo concreto interesse che mette d’accordo tutti: riempire la pancia della preziosa e rara carne.

Siamo davanti alle prime forme di cooperazione e di concentrazione di forze lavoro. Si impara a lavorare assieme.

Anno dopo anno, il banchetto assume un carattere “cerimoniale” (Harari). Nei giorni della mattanza – un rito totemico di moltiplicate dimensioni – qualche gazzella, forse, viene lasciata consumare integralmente dal fuoco come per farla arrivare al Cielo, portata su dalle fiamme e dal fumo. Pensando – chissà! – al Pianeta-delle-Gazzelle. Di modo che gli arrivi almeno il profumo di quel buon grasso, delizia degli occhi e del palato, perché questi si ricordi di rimandarle ancora, le gazzelle. È nel comune interesse – e degli uomini e del Pianeta stesso – che le gazzelle non cessino di arrivare nei pressi della forra.

La storia comincia con uno ‘scritto’ di pietre

Il Pianeta-delle-Gazzelle è un nome di fantasia. Però la ricostruzione, poc’anzi proposta, basata sulla correlazione fra mattanze e pianeti, potrebbe non essere del tutto campata in aria. La convinzione che dal Cielo le gazzelle siano guidate nei pressi della forra perché siano di nutrimento agli, affamati, uomini, ha preso piede. Ed è andata rafforzandosi, poi, a ogni passaggio di gazzelle. Come è andata rafforzandosi la considerazione verso coloro che sapevano leggere nel Cielo quando le gazzelle sarebbero arrivate. Sino a ritenerli capaci, costoro, di dialogare col Cielo. Forse di interagire con il Cielo. E si è cominciato ad assegnare a costoro un ruolo di preminenza nella aggregazione di cacciatori-raccoglitori che si formava periodicamente attorno alla forra, in occasione delle mattanze. Prende consistenza, per così dire, la loro ‘ascesa sociale’ oltre il gruppo di appartenenza.

La credenza in una qualche influenza del Cielo sulle vicende umane, prende dunque piede già all’epoca dei cacciatori-raccoglitori. Se ne ha un primo concreto riscontro nei manufatti in pietra scoperti nel 1994 su un colle all’imbocco di una valle dell’alta Mesopotamia. All’incirca lì dove era tanto attiva la caccia alle gazzelle. Lì, 12-13mila anni fa, numerosi gruppi di cacciatori-raccoglitori si sono consorziati per ‘disegnare’ circoli con colossali pietre effigiate con gazzelle. Gazzelle e altri animali.

È un “tempio” (Klaus Schmidt).

La storia, cioè la fase documentata del percorso della civiltà, comincia, dunque, con un riconoscimento del soprannaturale attraverso uno ‘scritto’ realizzato con le pietre. Già nella preistoria si era affermata la credenza in un “mondo, al di là di quello direttamente percepibile” (Mussi) da cui dipende ciò che accade in quello naturale, cioè il nostro mondo, quello “direttamente percepibile”.

(Leggi anche:  Göbekli Tepe avvia la storia con un documento di pietre)

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