San Marino. Insegnanti preoccupati per il decreto scuola

San Marino. Insegnanti preoccupati per il decreto scuola

Decreto scuola, insegnanti preoccupati. Podeschi: “ottimizzazione e buonsenso”

L’informazione di San Marino

Gli insegnanti elementari sono preoccupati, la Csu è inviperita. Ma il segretario all’Istruzione, Marco Podeschi, ribadisce: “Non ci sarà chiusura di plessi scolastici”. Eppure i timori che il decreto del Governo possa incidere sui posti di lavoro permane. Al punto che la Csu ha già fatto capire l’aria che potrà tirare a settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico: scioperi e forti mobilitazioni tra gli insegnanti “se il Governo deciderà di andare avanti con i provvedimenti previsti nella bozza di decreto”.

Nella bozza di decreto si interviene sul rapporto fra numero degli educatori ed alunni nell’infanzia; si prevede, in alcuni plessi, lo stesso insegnante di educazione motoria per infanzia ed elementari; si propongono classi aperte per quelle con meno di 13 alunni e si portano da 50 a 55 minuti le ore di lezione nella scuola media inferiore e secondaria superiore. Provvedimento, quest’ultimo, che fa temere agli insegnanti che saltino discipline. Sotto accusa anche la riduzione dello stipendio: un 2,5% in meno – protestano gli insegnanti – che si somma allo 0,5 decurtato nel 2017 e al 10% già applicato alle indennità. Intanto, gli insegnanti  delle Scuole Elementari dei  plessi di Acquaviva, Borgo Maggiore, Ca’ Ragni, Cailungo, Chiesanuova, Dogana, Domagnano, Faetano, Falciano, Fiorentino, Montegiardino, Murata, San Marino, Serravalle, intervengono con una nota molto preoccupata.

“E’ la  prima volta che interveniamo sulla stampa per esprimere le nostre giustificate perplessità in merito al futuro della nostra amata Scuola  Elementare – scrivono -. Siamo venuti a conoscenza della bozza di decreto: ‘Interventi nell’Organizzazione del Sistema Scolastico e nell’offerta Formativa’ predisposto dalla Segreteria di Stato per la Pubblica Istruzione tramite incontri con le organizzazioni sindacali. Il decreto a partire dall’anno scolastico 2019- 2020 – continua la nota degli insegnanti – prevede tagli al personale docente in un’ottica di cambiamento dei rapporti numerici insegnanti/studenti e la conseguente attuazione di ciò che il decreto chiama: ‘classi aperte’. Modalità che  è già stata sperimentata per un ciclo intero (5anni) e che ha portato dei disagi importanti sia a livello organizzativo, sia per gli alunni, i quali hanno avuto un solo insegnante di cattedra e  la presenza a ore di altri 5 docenti (modello scuola media già fin dalle elementari). Ciò suscita molte perplessità in quanto se applicato diffusamente, come prevede il decreto, causerà una difformità di trattamento fra classi che avranno due insegnanti, come è stato finora, e classi che avranno un’organizzazione diversa ancora da definire e per decreto affidata al dirigente. Ci si chiede per quale motivo invece di pensare un coerente miglioramento del nostro sistema scolastico si operi per decreto e solo per definire tagli del personale e cambi dei rapporti numerici, senza una legge di riferimento e senza seguire una direttiva didattico- metodologica. Le leggi non solo servono a regolamentare, ma altresì tutelano i cittadini – sottolineano ancora gli insegnanti elementari -, a maggior ragione se si agisce in un ambito in cui l’utenza è costituita da minori, il cui diritto ad apprendere è sancito anche dalla ‘dichiarazione universale dei diritti dell’uomo’. Si comprende che lo Stato voglia perseguire la razionalizzazione delle risorse e il risparmio, ma in un settore come la scuola, considerare solo i numeri e operare per decreto è una scelta che non condividiamo, proprio perché non è tesa alla tutela del futuro dei nostri studenti. Per questo sarebbe auspicabile – concludono -una legge appropriata, condivisa con le organizzazioni sindacali che voglia veramente migliorare, aggiornare e rendere efficiente la nostra Scuola Elementare”. Se gli insegnanti e la Csu esprimono preoccupazioni sul decreto del Governo, il segretario all’Istruzione, Marco Podeschi rassicura: “Nessuno mette in discussione la professsionalità dei docenti. Ma è necessario agire pensando all’ottimizzazioni legata al buon senso.

Non ci sarà nessuna chiusura di plessi scolastici. Il decreto che porterò all’attenzione del Congresso di Stato e che è stato sottoposto venerdì scorso al sindacato e alle forze sociali prende atto degli impegni assunti nella legge di bilancio”. Podeschi interviene poi sul sabato scolastico: “Un tema sul quale la scuola va fatta un’approfondita riflessione. Il Governo  – sottolinea poi con forza il segretario – difende l’istruzione pubblica, nessuno vuole smantellare la scuola”.  Infine, una chiosa sulla Csu: “Ha omesso di dire che abbiamo parlato di altri provvedimenti, come i curricoli didattici, l’edilizia scolastica. E’ riduttivo ricondurre tutto alla bozza di quel decreto che non rivoluziona ma ottimizza”. E infine il futuro: “Qui nascono sempre meno bambini. Se diminuiranno drasticamente i numeri, che riflessioni vogliamo fare sul futuro della scuola?”

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