Rimini. Il Popolo della Famiglia: grave errore promuovere lo “stile di vita gay”

Rimini. Il Popolo della Famiglia: grave errore promuovere lo “stile di vita gay”

COMUNICATO STAMPA

E’ un grave errore promuovere lo “stile di vita gay” ed esaltarlo a modello positivo per i giovani. A causa della sua illusorietà, esso può fornire solo risposte fuorvianti alle legittime aspirazioni ad amare ed essere amati presenti nel cuore di ogni uomo.

Per questo, “Il Popolo della Famiglia” di Rimini ritiene che il “Summer Pride”, nella misura che intende manifestare e promuovere il cosiddetto “orgoglio gay”, altro non fa che perpetuare una visione dell’omosessualità non rispondente alla realtà e fornire quindi risposte sbagliate ai problemi delle persone attratte dallo stesso sesso.

E’ irragionevole e irresponsabile che il Comune di Rimini, con il proprio patrocinio, legittimi e rafforzi questa manifestazione. Il primo cittadino, che è “primo” anche nella responsabilità della salute pubblica, dovrebbe piuttosto preoccuparsi del rischio di contagio di malattie sessualmente trasmesse che simili manifestazioni potrebbero innescare.

L’idea di fondo secondo cui l’infelicità delle persone omosessuali sarebbe da attribuire all’omofobia sociale, si sta rivelando per quella che è: una diagnosi sbagliata. Come dice il giornalista omosessuale Michael Hobbes, redattore dell’Huffington Post, i problemi di solitudine, vuoto esistenziale, alto tasso di suicidi, abuso di alcool e droghe, rimangono gravi e percentualmente molto superiori nella comunità gay rispetto al resto della popolazione anche in società che non possono essere definite certo omofobe, come quella statunitense, canadese, olandese, svedese.

In occasione del Summer Pride, a Rimini si svolgerà una processione di pubblica riparazione organizzata da un’associazione di cattolici. Il Pdf, essendo un movimento politico, non aderisce a manifestazioni religiose e lascia liberi i suoi aderenti e simpatizzanti di parteciparvi, auspicando che sia animata da sinceri sentimenti di carità.

E’ necessario distinguere con molta cura le persone omosessuali dalle organizzazioni che pretendono di rappresentarle. La strategia culturale e politica LGBT, attraverso il “vittimismo omofobico” e attraverso le idee di “inclusività” opposta a “discriminazione” e “diversità come dono” opposta a “omologazione”, sono già al lavoro da anni per fiaccare e scardinare le resistenze alla penetrazione della cultura gay nella Chiesa. Da una parte si sta cercando di minare l’autorità morale della Chiesa facendola apparire isolata e antiquata, non al passo con i tempi e con le ultime scoperte della psicologia, dall’altra, un’offensiva di carattere teologico cerca di presentare le persone gay e lesbiche come create da Dio e chiamate ad amare ed esprimere questo amore come tutti gli esseri umani, confondendo l’identità sessuale con l’orientamento sessuale e accreditando così l’idea che l’ identità sessuale come gay e lesbiche è un dono di Dio.

Si dice che le persone gay e lesbiche hanno subito un grave danno dalla Chiesa che li ha respinti a causa dell’orientamento sessuale dato loro da Dio e che la Chiesa deve iniziare un dialogo con le persone gay e lesbiche per accettare e celebrare la loro sessualità, sviluppare un atteggiamento cristiano di tolleranza e di inclusione, riconoscendo le naturali diversità nel popolo di Dio.

Questa visione non è solo falsa, ma anche molto pericolosa. Sbarra all’uomo la possibilità/necessità di fare i conti con sé stesso, la propria storia, le proprie ferite e i propri peccati. Sbarra la strada alla vocazione alla castità cui ogni cristiano è chiamato, perché non di solo sesso vive l’uomo. Sbarra la strada a tutti coloro che vivono con sofferenze la loro condizione omosessuale e desiderano cambiare. E’ una visione che offende l’uomo nella sua dignità di creatura che, con la grazia di Dio, è capace di andare aldilà di sé stesso. Non è solamente una resa incondizionata al ‘mondo’ e alle sue menzogne, questa visione è il venir meno del cristiano alla chiamata alla santità.

Comprendiamo e condividiamo la preoccupazione pastorale del nostro Vescovo per ciò che può essere in contrasto con l’esigenza di un accompagnamento spirituale delle persone omosessuali. Il pericolo, in effetti, è che un clima di contrapposizione possa far sì che tali persone si sentano giudicate ‘a priori’ ed escluse dalla comunità ecclesiale. Sarebbe un errore imperdonabile, un venir meno al dovere di una carità accogliente.

I gay pride sono manifestazioni di carattere politico, ed è sul piano culturale e politico, terreno proprio del laicato cattolico, che occorre lavorare, come il Pdf cerca di fare. Chiediamo alla Chiesa riminese di aiutare il laicato ad approfondire il magistero autentico su questi importanti temi per evitare il rischio, tutt’altro che remoto, di una colonizzazione culturale dei cristiani.

Rimini, 16/07/2018 Il Popolo della Famiglia – Rimini

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