Debito pubblico nella Repubblica di San Marino Risorsa per il paese o freno alla sviluppo?

Debito pubblico nella Repubblica di San Marino Risorsa per il paese o freno alla sviluppo?

SAN MARINO.

[c.s.] In un interessante articolo sul New York Times, Paul Krugman, noto premio Nobel per l’economia 2008 sostiene che “Debt is good” (Il debito fa bene).

A prima vista, un elogio alla finanza pubblica allegra e disinvolta, ma cerchiamo di analizzare e capire meglio un problema antico, controverso e globale, come testimoniato dalla montagna di debiti in cui l’economia mondiale è attualmente sommersa circa 233mila miliardi di Dollari , secondo gli ultimi dati aggiornati al terzo trimestre 2017 dell’ Institute of international finance.

Cos’è il debito pubblico? Il debito pubblico è il debito dello Stato nei confronti del settore privato dell’economia (famiglie, imprese, banche di credito ordinario) e/o della Banca Centrale. Di contro, il settore privato e/o la Banca Centrale sono creditori nei confronti dello Stato.

Il debito pubblico in sostanza si crea quando in uno Stato le spese sono superiori alle entrate. Se questo disavanzo non può essere coperto stampando più denaro, lo Stato emette Titoli, obbligazioni del Tesoro che, messe all’asta, vengono acquistate ad un certo tasso di interesse annuo.

Tornando alla realtà locale, ricordiamo che il livello del debito pubblico a San Marino in una situazione congiunturale di conclamata pre – recessione, è cresciuto in modo sostenuto, passando in cinque anni da 193 milioni di euro ai 304 previsti a dicembre 2018.

Vi sono svariate ricette equilibrate per portare il bilancio in pareggio, che passa dal risolvere prima la crisi di liquidità, poi ridurre progressivamente il debito pubblico, ma il problema a monte è la crescita di questo paese che non potendo contare su un aumento del prelievo fiscale, deve puntare ad un deciso sostegno all’espansione dell’attività economica, e certo la situazione bancaria con i problemi di Cassa di Risparmio complica bene il quadro, rendendo il sentiero futuro del risanamento della finanza pubblica, stretto e complicato.

A tal fine appare evidente come le ultime proposte avanzate dal Governo, in materia di revisione della spesa pubblica (riduzione dell’orario di una ora con un risparmio stimato sul costo della busta paga del 2,7%, e riduzioni generalizzate di finanziamenti per molti enti autonomi o a partecipazione pubblica), azioni se pure vanno tardivamente nella direzione giusta, in molti punti appaiono molto fumose, resta il fatto che già da ora , al di là delle verifiche contabili relative agli effettivi futuri risparmi, queste misure appaiono largamente insufficienti a colmare il cronico deficit di bilancio valutato in 35 milioni di euro.

A sottolineare che la situazione sia grave ma anche seria, citiamo il ruolo della opposizione che se critica (giustamente) la mancanza di dati economici, dimentica che questa non è una situazione congiunturale, ma un panorama economico di cui da anni sono ben note le cause. Se poi si sostiene, legittimamente peraltro, che non vi siano prospettive di sviluppo, non risultano agli atti da parte dell’opposizione proposte elaborate e credibili alternative alle proposte governative, lasciando trapelare una robusta mancanza di idee.

Date queste premesse, appare quindi inevitabile il ricorso all’indebitamento esterno, e si vedrà se sarà al Fondo Monetario Internazionale come sembra molto probabile a finanziare la repubblica di San Marino o qualche altro Stato o ente finanziario.

Resta il fatto che un paese indebitato non ha la libertà di fare quello che vuole, e una libertà ancora minore ha un paese che viene finanziato dall’FMI visto che viene chiesto agli Stati, ai quali vengono concessi prestiti, di effettuare degli interventi strutturali sulla politica economica che viene adottata. Nello specifico, gli interventi che vengono richiesti riguardano ad esempio il pareggio di bilancio, effettuare una politica di privatizzazione di imprese nelle quali lo stato detiene una partecipazione elevata, interventi sulle politiche monetarie e fiscali, tagliare la spesa sociale (la cosiddetta austerity).

Politiche ampiamente criticate per gli effetti nefasti su economia e stato sociale da economisti comeJoseph Stiglitz e Paul Krugman.

Problemi nuovi dell’umanità ? Per niente. già nell’antica Roma, Cicerone asseriva: “Il bilancio deve essere equilibrato, il tesoro ripianato, il debito pubblico ridotto…”, un saggio economista ante litteram.

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