San Marino. “Nuova politica per una vecchia Repubblica”

San Marino. “Nuova politica per una vecchia Repubblica”

SAN MARINO. Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Paolo Forcellini dal titolo 

[c.s.] Nuova politica per una vecchia Repubblica

Italia docet . Dalle sue recenti elezioni si può fare una considerazione cioè che si sono superati schemi ormai vecchi ed obsoleti cui il popolo non guarda più con simpatia e con fiducia come nei decenni passati. E questo succede anche da noi a San Marino nonostante molti addetti alla politica non se ne siano accorti. La politica deve esprimersi attraverso nuove forme, nuovi modi di interpretarla tralasciando vecchi slogan e vecchi simboli ormai logori e sbiaditi e cambiando la solita stantia organizzazione, oltre che al modo di comunicare con i cittadini che devono diventare parte attiva e non subire passivamente le notizie spesso false e forvianti dei tanti “variegati “organi d’informazione.

Credo che ai tempi odierni siano necessarie organizzazioni più inclusive, capaci di garantire maggiore partecipazione dei cittadini Oggi i partiti che operano sulla nostra scena politica sono sempre stati caratterizzati dalle leadership di pochi generali che imponevano le loro idee ed il loro modo di fare politica ai tanti subalterni , che difficilmente avevano il coraggio di contrastarne l’azione. Bisogna invece coinvolgere di più le persone. Il carisma va bene, ma se diventa prioritario, se rischia di trasformarsi in arroganza, allora tutto salta e la democrazia, tanto per usare un termine popolare va a “farsi friggere”. Non è mio compito e non voglio fare un’analisi interna ai partiti, apparirei troppo presuntuoso È evidente che in molti sia mancata la partecipazione, ma io credo che sia tutta la politica a dover dare dignità a istanze che crescono nella società. Detto questo bisogna convenire che i partiti tradizionali sono ormai finiti, bocciati con scarsa possibilità d’appello.

Lo storico partitone extra extra large (XXL) del Santo, oggi declassato a partito large (L) , sopravvissuto alla sparizione del suo pari italiano, sembra strascinarsi ormai stancamente , senza trovare per ora un buon ricostituente che possa ridargli forza e vigore .Il  “garofano” dei lavoratori, fiore piantato e coltivato con tanto amore dai Franciosi e Giacomini , che ha perso nel tempo molti dei suoi petali, e che quando ne produce uno nuovo subito ne vede cadere un altro , è ormai rinsecchito e solo un buon pollice verde potrà farlo rifiorire. Altri capita la necessità di un maquillage, non hanno dato seguito a quel rinnovamento cui andavano da tempo predicando. Anzi,tutto e sempre come prima! Ormai simboli, slogan, personaggi preistorici non possono più far parte di questa politica che oggi è improntata e condizionata soprattutto dai social-media.

Allora se questi vecchi e tradizionali partiti vogliono sopravvivere, o per lo meno tentare di sopravvivere, sarà opportuno che comincino a cambiare equipaggio, simbolo, organizzazione e sostituire tutto ciò che é vecchio con il giovane. Ma ciò non è certamente sufficiente, sarebbe solo una mano di vernice alla facciata. Ecco allora che anche il suo interno deve avere nuovi obbiettivi, dopo aver parlato con la gente sia vis a vis sia tramite la tastiera, informarsi dei loro fabbisogni delle loro necessità e predisporre i programmi elettorali in base a ciò. Piaccia o non piaccia questo è il nuovo modo di far politica. Meno chiacchiere e più. fatti , meno superficialità e più professionalità ma soprattutto più competenza e cultura politica.

Questa é la strada, che i tradizionalisti e conservatori definiscono “populismo” ma che è la strada giusta da prendere perché oggi è quella che paga, è quella che vuole la gente, è quella che non li condiziona dalle ideologia ma che li fa’ sentire partecipi ed attivi nella società e più speranzosi del loro futuro. Oggi il popolo va assecondato, non è più succube di nessuno e niente. Ciò che vuole il popolo, nei limiti delle possibilità, va dato. Il popolo ha sempre ragione, direbbe qualcuno; ce lo chiedono i cittadini, è la giustificazione spesso usata. Ma non dimentichiamo che tra Gesù e Barabba, il popolo scelse quest’ultimo. E non a ragione

( PAOLO FORCELLINI)

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