La Csu non vede con fiducia la proposta di Governo del reddito di inserimento, e rilancia alcuni temi che lo scorso 14 dicembre hanno portato anche allo sciopero generale:
Da diversi giorni l’Esecutivo non perde l’occasione per snocciolare in pompa magna le tante cose belle e buone che avrebbe fatto o quelle che è in procinto di realizzare. Tra queste – evidentemente per distogliere l’attenzione dai tanti problemi reali e drammatici che la CSU ha sollevato con lo sciopero generale del 14 dicembre scorso, con una partecipazione al di là di ogni aspettativa – ha rilanciato l’intenzione di adottare il reddito di cittadinanza, ribattezzato reddito di reinserimento.
Un intervento economico che, peraltro, andrebbe a cancellare istituti come il certificato di credito sociale e il fondo straordinario di solidarietà, e ciò sulla scia di quanto si sta cercando di realizzare appena fuori dai nostri confini, anche in questo caso sacrificando forme di solidarietà già previste per i cittadini in difficoltà economiche.
Per la CSU, più che pensare al reddito di reinserimento, sarebbe ben più importante adottare provvedimenti e progetti che permettano ai tanti disoccupati sammarinesi e residenti di trovare lavoro, che è quella condizione che dà dignità e valore sociale alle persone.
È davvero sconcertante che su 700 nuovi posti di lavoro creati negli ultimi tempi solo meno di 100 sono andati a sammarinesi e residenti! Solo cambiando il paradigma, favorendo l’ingresso al lavoro dei cittadini del nostro paese, avremmo molte meno persone prive di un reddito per il loro sostentamento. È il lavoro e l’occupazione quello che chiedono i cittadini, e non semplici sussidi statali che non risolvono nulla!