Una riflessione sul secondo quesito referendario

Una riflessione sul secondo quesito referendario

Data la poca attenzione finora riservata ad uno dei quesiti referendari su cui ci si esprimerà prossimamente, appare idoneo riflettere sull’importanza e sull’impatto che quest’ultimo potrebbe avere.

Il 2 giugno saremo, infatti, chiamati alle urne per esprimerci su due quesiti referendari: quello sulla legge elettorale e quello, di non minore importanza, riguardante la modifica dell’art. 4 della Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei Principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese.

Il quesito in questione propone di modificare la nostra Carta costituzionale, prevedendo l’aggiunta della dicitura “orientamenti sessuali” all’elenco di cause per cui è già proibita la discriminazione. Rettificando in tal senso la nostra fonte primaria di diritto, si attuerebbe un ampliamento dello spettro delle tutele offerte ai cittadini, rendendoli tutti uguali davanti alla legge, indipendentemente dalla propria sfera sessuale.

Partendo dal presupposto che la costituzione sia lo scheletro dell’intero sistema giuridico di un paese e della sua società; riconoscendola come una delle fondamenta sulle quali poggia la nostra casa istituzionale e sociale, fondamenta che possono solo essere rafforzate nel momento in cui vi si innesti una nuova pietra, crediamo che l’attuazione del suddetto emendamento possa innescare un processo virtuoso di inclusione, maturazione ed arricchimento comune.

Mentre l’aggiunta di tale dicitura non comporta un’interferenza nei diritti di altre persone, non andando ad intaccare né la sfera privata né alterando alcuno stile di vita, comporterebbe, invece, una maggiore integrazione per quelle parti della popolazione sammarinese che, ad oggi, si sentono dimenticate o non completamente rappresentate dalla loro stessa società.

In questo senso, si compirebbe un gigantesco passo in avanti in tema diritti umani, risultando tra i primi paesi nel panorama mondiale ad affrontare, costituzionalmente, certe tematiche, addirittura in maniera più progressista della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e di tanti ordinamenti europei. Si andrebbe a realizzare a pieno il significato del primo articolo della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, redatta a seguito delle atrocità commesse contro il “diverso” durante la Seconda guerra mondiale, che recita “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.  

A volte barriere ed ostacoli che sembrano insormontabili si rivelano solo sterili preconcetti ancorati, in maniera ancestrale, ad un periodo storico determinato. Ciò che ieri poteva sembrarci un tabù, può oggi essere riconosciuto; ciò che troviamo diverso, può diventare il collante tramite cui unire la società. L’idea stessa di isolare o lasciare indietro qualcuno è contraria al concetto di stato unitario ed inclusivo in cui, oggi più che mai, è necessario credere.

 

Mattia Bastianelli Gambini

Alberto Giordano Spagni Reffi

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