A Rimini c’è persino la criminalità organizzata cinese

A Rimini c’è persino la criminalità organizzata cinese

Nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia, quella riguardante le attività svolte e i risultati conseguiti dalla Dia stessa negli ultimi sei mesi del 2018, si fa luce sulla presenza dei clan malavitosi a Rimini e in altre città emiliano-romagnole.

Se nella provincia di Reggio Emilia “insistono gruppi legati ai Dragone di Cutro (Kr), a Ravenna si registra l’operatività di soggetti contigui ai Mazzaferro di Gioiosa Jonica (Rc) mentre nelle province di Modena, Parma e Bologna risultano presenti elementi vicini alle compagini criminali di Taurianova (Rc) e di San Lorenzo (Rc)“, riporta il report della Dia, nella città felliniana si registrano invece soggetti riconducibili ai crotonesi Vrenna ed ai rosarnesi Pesce-Bellocco.

Inoltre, si legge nella relazione della Direzione investigativa antimafia, il quadro offerto dalle indagini degli ultimi anni e dalle attività preventive svolte dalle Prefetture con il supporto della Dia e delle forze di polizia conferma “la presenza di imprese ritenute ‘inquinate’ dal sistema camorristico impegnate nel settore degli appalti pubblici e riconducibili, in particolare, al clan dei Casalesi”. Quest’ultimo sodalizio, “nel corso degli anni, ha realizzato in Emilia Romagna varie articolazioni operative finalizzate ad agevolare le infiltrazioni finanziarie nel mercato immobiliare e nelle gestioni d’impresa, rivelandosi una minaccia per il comparto degli appalti pubblici”. La pluriennale presenza nella Regione “è stata accertata nelle province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Ravenna e Rimini”.

Oltre alle presenze dei Casalesi in Emilia Romagna, aggiunge la Dia nella propria relazione, sono stati “accertati interessi, più specificatamente a Rimini, del sodalizio D’Alessandro, originario di Castellammare di Stabia, del gruppo criminale Vallefuoco e del clan Belforte di Marcianise”. A Forlì-Cesena “sono stati segnalati soggetti legati alla famiglia Nuvoletta di Marano di Napoli” mentre nella città di Ferrara recenti indagini hanno rilevato “l’attivismo nello spaccio di sostanze stupefacenti di elementi collegati al cartello napoletano dell’Alleanza di Secondigliano”. Nella provincia di Ravenna sono state “rilevate, invece, presenze di soggetti riconducibili al clan Lo Russo del quartiere Miano di Napoli”.

In Emilia Romagna, fa notare sempre la Dia, si evidenzia anche “la presenza della criminalità di matrice cinese, presente soprattutto nelle province di Reggio Emilia, Ferrara, Rimini e Ravenna, dedita alla commissione di reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di sfruttamento della prostituzione e della manodopera clandestina”.

Capitolo amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata: la Dia fa sapere che, “allo stato attuale, in Emilia Romagna sono in corso le procedure per la gestione di 627 immobili confiscati mentre altri 144 sono già stati destinati“. Sono, altresì, “in atto le procedure per la gestione di 96 aziende, a fronte delle 13 già destinate“. Alberghi, ristoranti, attività immobiliari, commercio all’ingrosso, attività manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali e negozi sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie “anche in Emilia Romagna, concentrate, seguendo un ordine quantitativo decrescente, nelle province di Parma, Reggio Emilia, Forlì Cesena, Bologna, Modena, Ferrara, Rimini, Ravenna e Piacenza“.

Infine la Dia mettere in risalto nella propria relazione “un’operazione, condotta dai Carabinieri di Massa e coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Genova”, che “ha riguardato un sodalizio attivo nella lunigiana al quale sarebbero riconducibili una serie importanti di reato: usura, falsificazione di banconote e titoli di credito, estorsioni ai danni di imprenditori attivi nel settore alberghiero e della ristorazione operanti in territorio apuano”. Tra gli elementi di spicco del gruppo “figurano alcuni pregiudicati campani, tra i quali due soggetti con precedenti per associazione di stampo mafioso“. Entrambi “sono stati indagati nell’ambito dell’operazione ‘Vulcano’ del 2011, che ha riguardato l’operatività del cartello casertano dei Casalesi nella provincia di Rimini“. Uno dei due “figurava già tra i destinatari di un’ordinanza del 2016, emessa dal Gip al Tribunale di Napoli, per traffico internazionale di stupefacenti, in quanto collegato al gruppo Tamarisco di Torre Annunziata (Na), per conto del quale aveva curato l’acquisto di una partita di cocaina in Ecuador“.

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