Matteo Ciacci fra passato e futuro di C10: “il Paese prima di tutto e risposte concrete”

Matteo Ciacci fra passato e futuro di C10: “il Paese prima di tutto e risposte concrete”

 

Il senso di una mossa e le ragioni della crisi. La consapevolezza della fine di un percorso avvincente e le sfide del domani. E poi le idee sulla prospettiva, il progetto Libera, gli elogi e le stoccate a Zafferani, qualcosa anche di personale.

Abbiamo intervistato Matteo Ciacci, per provare a capire qualcosa di più rispetto al percorso politico suo e di C10, alla sua nuova strada e al futuro che immagina per San Marino alla vigilia di una campagna elettorale che porterà i sammarinesi al voto l’8 Dicembre.

Ciacci, insieme al suo Movimento avete staccato la spina al Governo di Adesso.sm, quali sono le ragioni di questa scelta?

“Una decisione sofferta ma necessaria. Ma quando ci siamo accorti che non c’erano più le condizioni per andare avanti, perché il Governo aveva perso la spinta propulsiva da tempo abbiamo valutato fosse meglio cambiare pagina perché a noi interessa fare, cambiare le cose, non vivacchiare”.

Quando avete capito che era il tempo di “staccare la spina”?

“Le tensioni più forti, con relativa perdita di fiducia fra le componenti in maggioranza e governo, sono state dopo la scelta di seguire un percorso di condivisione che ha portato all’approvazione della legge sulle risoluzioni bancarie. Era necessario avviare un percorso di trasparenza nel settore finanziario facendo chiarezza ed arginando certi “poteri forti” che da troppo tempo condizionavano abbondantemente la politica. Abbiamo chiesto un cambiamento, abbiamo alzato la voce, giocato di squadra e chiesto una cosa semplice: chi ha sbagliato deve essere prima controllato e poi deve pagare”.

A che cosa si riferisce nello specifico?

“Mi riferisco a chi ha gestito il sistema bancario in questi anni. Chi ha elargito il credito in maniera non corretta in Cassa di Risparmio per esempio? Continueremo a verificare queste responsabilità. Chi non ha vigilato? Perché a pagare le crisi bancarie dobbiamo sempre essere noi cittadini? Non possiamo chiedere sacrifici alla cittadinanza se non siamo capaci di fare tutto il possibile per evidenziare queste responsabilità e far pagare chi ha causato questi dissesti. In questa legislatura abbiamo avviato le azioni di responsabilità ai manager bancari e abbiamo appunto introdotto una normativa che punta ad evitare la liquidazione coatta amministrativa a favore di un piano di risoluzione che applica il burden sharing.

Infatti in caso di dissesto di un istituto di credito, e’ previsto che prima dell’intervento dello Stato venga ridotto il valore nominale delle azioni, delle obbligazioni subordinate e vengano chiamati a pagare, congelando i loro conti correnti, gli azionisti consapevoli, gli amministratori che hanno fatto i danni, i debitori dello Stato e coloro che hanno conti correnti in paesi non collaborativi in materia di antiriciclaggio. Questa legge e’ stata applicata per il caso “Cis”.

Sostanzialmente abbiamo tutelato tutti i risparmiatori con la garanzia che prima di far intervenire lo Stato si debba agire su alcune categorie ben precise che non possono essere “protette”.

E su questo percorso si sono create frizioni in maggioranza?

“E’ innegabile che ci siano state, soprattutto attorno alla gestione di BCSM di questa situazione in particolare. Queste frizioni, seppur nate da posizioni legittime, hanno portato a tensioni quotidiane che hanno generato distinzioni troppo rilevanti per essere sottovalutate e che hanno disgregato la coesione politica necessaria per attuare le riforme di cui il Paese necessita. Ad un certo punto, però, abbiamo capito che potevamo gestire le cose, governando bene, con buon senso, ascoltando tutti ma decidendo senza condizionamenti. Questa buona fede e’ stata compresa non solo dall’opposizione, che ha cambiato atteggiamento in maniera evidente, ma anche dal Paese che era stufo di vedere la politica litigare su tutto. Il famoso “cambio di passo” si è realizzato, crediamo, in quel momento. I Segretari Franco Santi, Eva Guidi e Guerrino Zanotti in questo sono stati determinanti”.

Continuerete anche nella prossima legislatura a lavorare per ricercare i “colpevoli” e rimettere in piedi il sistema bancario?

“Assolutamente sì proseguendo il lavoro svolto in questa legislatura e continuando con la commissione d’inchiesta sulle banche. Dobbiamo vedere chi sono i responsabili tecnici, gestionali ma anche quelli politici. Parallelamente va risanato il sistema. Ma queste cose devono andare di pari passo”.

Questo deve avvenire anche in Tribunale. Non avverte rischi di possibili colpi di spugna sui processi più rilevanti?

“I processi devono andare avanti, il Conto Mazzini deve arrivare a conclusione, chi sbaglia deve pagare e restituire il maltolto alla comunità come già iniziato a fare con le confische nel corso degli ultimi mesi. Nell’ultimo anno sono arrivate le condanne in primo grado del Conto Mazzini e grazie alla legge 100/2013 abbiamo introiettato nelle casse dello Stato quasi 30 mln di euro ottenuti da confische dopo condanne definitive. Dobbiamo continuare così dando gli strumenti e le risorse umane al Tribunale per poter lavorare al meglio. Non bastano però solo le condanne dobbiamo lavorare per far restituire il maltolto a noi cittadini”.

Lei è stato un protagonista di questa legislatura: sempre attento a rivendicare i risultati del governo, duro e allo stesso tempo dialogante con le opposizioni e anche molto critico con alcune decisioni prese dall’Esecutivo. Quale e’ stato il suo più grande errore e quale il più grande trionfo.

“Naturalmente dico queste cose con una punta di amarezza perché avrei voluto fare di più e non ci siamo riusciti. I risultati soprattutto in campo economico ci sono stati: abbiamo dato la possibilità a un datore di lavoro di scegliere liberamente chi assumere sapendo che se assume un sammarinese il costo e’ inferiore, si è snellita la burocrazia nel mondo del lavoro e dell’industria con novità importanti sulle licenze, si sono implementati i software per assunzioni e attività economiche, si è liberalizzato il settore del commercio, si è avviato un percorso per introdurre un sistema semplificato a livello fiscale per la piccola impresa e tanto altro. Quello che avevamo sempre sostenuto come C10.

Venendo però più nello specifico alla domanda l’errore e’ stato non aver avuto subito la capacità di creare massa critica attorno a me e al mio movimento che avrebbe dovuto subito opporsi a certe situazioni negative, specialmente nella prima parte di legislatura attorno all’attività della allora gestione di BCSM.

Il trionfo invece non so, si può sempre fare meglio. Penso di essere riuscito a rimanere sempre a contatto con la cittadinanza e aver promosso come C10 un metodo diverso di gestire le cose che ci ha portato a raggiungere risultati importanti: abbiamo combattuto i poteri forti nel mondo bancario avendo ben chiaro il bene del Paese. Questo ci rende credibili e garanti che anche in futuro se servirà alzare la voce o prenderci responsabilità rilevanti per gestire, con le mani libere, altri potentati economici o politici, noi non ci tireremo indietro. L’abbiamo dimostrato coi fatti”.

Cosa sta’ succedendo con Andrea Zafferani? Ha appena sostenuto i risultati in ambito economico di questo Governo del Segretario all’Industria e Lavoro, ma ci pare che fra voi i rapporti non siano più buonissimi.

“Fra Andrea Zafferani e Civico10 ci sono divergenze di opinione ormai pubbliche su alcuni argomenti, come l’evoluzione del progetto Libera, la prospettiva politica per poter portare a casa le riforme strutturali e la gestione trasparente del sistema bancario. Voglio dirlo esplicitamente ma chiarendo una cosa: C10 e’ compatto. Alla faccia di chi sosteneva che eravamo spaccati. C10 e’ unito e siamo un gruppo forte e coeso sulla linea che il Movimento ha scelto da tempo. Gestione chiara e trasparente del sistema bancario, riforme e per questo necessità di far lasciare le poltrone a questo Governo staccando la spina. Mi dispiace molto per non riuscire a condividere questo percorso con Andrea, che però ringrazio per tutto quello che ha fatto per il movimento C10 fino ad oggi. Spero di poter proseguire il percorso insieme in futuro perché un politico con la sua passione e competenza e’ difficile trovarlo nella nostra Repubblica. Ad oggi però, le posizioni di C10 e Andrea Zafferani sono troppo distanti”.

La distanza deriva anche per la strada intrapresa da C10 nel Progetto Libera?

“Sì con ogni probabilità. Ma “Libera” e’ un progetto che affascina.

Un progetto che per essere realizzato ha bisogno di tante energie, tante competenze, tanta passione.

La politica, ma fuori dalle logiche della vecchia politica, e la società civile, ma fuori dalle logiche di categoria, hanno il difficile compito di fare prevalere l’interesse pubblico.

Intanto liberiamo il lavoro, quello dipendente e parimenti quello della piccola impresa, dei giovani imprenditori e dei giovani professionisti, liberiamolo dalla burocrazia, dalle imposizioni, dai timori.

Quindi liberiamo l’ambiente, con progetti legati alla sostenibilità e all’economia circolare.

Lavoreremo insieme, ma in modo aperto ed inclusivo di ogni espressione della società, con lo scopo di dare risposte approfondite e ragionate sapendo che riforme anche impopolari sono da considerarsi indispensabili per San Marino, ma che vanno caratterizzate da una visione libera e progressista capace di garantire equità, equilibrio nell’uso delle risorse, riconoscimento dei diritti”.

Quali sono le priorità per i prossimi mesi e su che cosa si concentrerà la campagna elettorale?

“Spero in una campagna incentrata sui contenuti; se non sarà così e si lascerà spazio alla “macchina del fango” saremo pronti ad attaccare anche noi, non giocheremo certo in difesa. Il dente avvelenato l’abbiamo più noi che altri. Sarebbe però un grosso peccato perché il Paese ha bisogno di fiducia, di fare sistema. Forse chi vuole la macchina del fango e’ perché non ha argomenti da proporre o non li ha mai avuti.

Io credo che il lavoro da fare in prospettiva debba essere incentrato su tre grandi temi: politica estera, riforme e turismo. Quest’ultimo lo lego al lavoro e se volete vi spiego il perché”.

Andiamo con ordine però: politica estera. E’ critico con l’ex Segretario Renzi?

“Affatto, sulla politica estera. Credo che per esempio sul percorso di associazione con l’Unione Europea si siano fatti dei passi in avanti molto importanti e bisogna concludere l’accordo.

La priorità deve essere la libera circolazione dei servizi per le nostre banche e l’accordo Ue serve anche per aprire una finestra sul mondo più forte per le nostre aziende che, lo dimostrano i dati, investono molto sui processi di internazionalizzazione.

Per non parlare della necessità di superare le difficoltà legate al T2. Le merci sammarinesi, al contrario di quelle di Andorra e Monaco, sono considerate comunitarie a tutti gli effetti grazie all’accordo di unione doganale, ma il T2 appesantisce le pratiche di sdoganamento e rappresenta un costo per chi esporta o importa. Riuscire a superare questo obbligo sarebbe un passaggio molto importante.

Poi c’è il rapporto con l’Italia che è indiscutibilmente prioritario e va ulteriormente rafforzato. Il governo Pd-Cinque Stelle ci apre scenari, politicamente parlando, più positivi. Con l’Italia si deve ripartire rinnovando l’accordo del ‘39 e dando attuazione concreta all’accordo di cooperazione economica del 2008. San Marino garantisce reddito a circa 7.000 lavoratori subordinati italiani, diverse centinaia di imprenditori e circa 2.000 pensionati italiani, oltre ad ospitare circa 9.000 cittadini italiani. Buona parte dei redditi sammarinesi creano ampio indotto nei territori limitrofi. Abbiamo un forte potere contrattuale che va sfruttato di più evitando però nostalgie del passato. Niente più segreto bancario o anonimato societario ma su alcuni ambiti, tassazione e settore finanziario, dobbiamo essere molto più competitivi rispetto all’Italia avvicinando così imprese e creando posti di lavoro, in un percorso reciprocamente virtuoso”.

Il tasto dolente sono però le riforme.

“Certamente, ma non più rinviabili. Pa, pensioni in primis. Basti pensare che a livello previdenziale abbiamo circa 10.000 pensionati per 21.000 lavoratori e nei prossimi 10 anni avremo 1500 pensionati in più. Versiamo circa 124 milioni di contributi all’anno ed eroghiamo 170 milioni di pensioni. Questo significa che, dati alla mano, il sistema non regge, in particolare il sistema a ripartizione soprattutto per via dell’invecchiamento della popolazione. Dobbiamo intervenire agendo anche sui diritti acquisiti in un’ottica solidaristica ed intergenerazionale legando la pensione ai carichi famigliari, all’Icee. In prospettiva lo Stato deve garantire una pensione dignitosa per tutti anche perché quando si è anziani i bisogni si livellano.

Sulla Pa il lavoro da fare e’ molto, anche a livello organizzativo. Con l’esperienza di governo credo che la soluzione migliore sia incentivare la mobilità fra il personale dipendente, rimodulando anche gli orari degli uffici, la definizione chiara degli obiettivi da raggiungere: la necessità del buon andamento della pubblica amministrazione deve essere prioritario rispetto ad ogni altra cosa. Persone capaci e di fiducia devono dirigere la macchina pubblica”.

Ed infine il suo grande cavallo di battaglia il turismo.

“Il turismo si fa creando sinergie forti con i privati, aiutandoli a lavorare. Abbiamo, in questi anni, ridotto enormemente la burocrazia per chi vuole organizzare un evento, per chi vuole far crescere la propria attività nel settore del food/beverage e turistico e abbiamo avviato un percorso normativo per l’introduzione di un regime agevolativo semplificato a livello fiscale, che qualcuno ha ribattezzato “forfettario”. Lasciare le attività libere di lavorare e’ molto utile per consentire alle stesse di poter concentrarsi sul proprio lavoro tutta la settimana, aumentare la produttività e assumere nuovo personale.

E’ evidente ormai che non può fare tutto lo Stato, ma non può fare tutto da solo nemmeno l’operatore del settore, senza un supporto dell’amministrazione. Ognuno deve lavorare, nei rispettivi ambiti, per migliorare la qualità del settore, concentrandosi sul proprio ruolo.

Inoltre dobbiamo dare continuità a due progetti che avevamo promesso e che abbiamo avviato in questa legislatura:

– l’iniziativa del “Time Line” perché e’ stata un’ottima start-up per avviare in maniera strutturata il progetto del parco tematico storico nel Centro ovvero il racconto della nostra storia e delle nostre istituzioni con il supporto dei nostri gruppi storici;

– il “Cammino del Titano”, anello di itinerari escursionistici che tocca tutti e nove i Castelli e le aree naturalistiche e storiche più significative della Repubblica”.

 

 

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