“Le settimane scorse, quando è improvvisamente scoppiata la pace fra le forze politiche che fino a poco prima si erano addentate con ferocia non ci ho capito niente. Io ero rimasto agli appelli accorati dalla Reggenza Santolini – Tomassoni che suscitavano apprensione”.
Lo scrive, in suo intervento, Giovanni Giardi. “Quanto successo nei primi 15 anni del 2000 ha creato una situazione così tragica, per il presente e soprattutto nelle prospettive del Paese e dei suoi cittadini, particolarmente i Giovani, che non ha precedenti. In questo periodo il Paese è diventato preda di avventurieri interni ed esterni (autorizzati e coperti da complicità di chi gestiva le istituzioni) ed è stato depredato, il suo destino è stato compromesso: mentre per qualcuno si parla di guadagni favolosi, per le risorse dello Stato e per le banche sono stati buchi spaventosi. Abbiamo avuto anche qualche clamoroso processo e incarcerazione, ma per fermare il mercato abbiamo dovuto raschiare il fondo e farci fermare dalla finanza italiana.
Ebbene a me sembra che nel momento di una tracica necessità il Paese avrebbe dovuto fare ricorso a risorse istituzionali e ad un quadro politico più solido, capace e lungimirante. Invece di prendere coscienza della gravità della situazione abbiamo avuto il degrado e tutto è stato buttato in cagnara, le sedute del Consiglio diventate peggio delle discussioni nei bar.
Nelle ultime elezioni gli elettori, pur diseducati da anni di mancato confronto democratico, hanno lanciato un chiaro, forte segnale, punendo chi aveva portato il Paese al disastro, dando la maggioranza a forze nuove o che avevano avuto il coraggio di staccare la spina al vecchio regime, ma la cagnara è cresciuta e i maggiori responsabili del disastro, per niente mortificati dall’incarcerazione dei loro capi storici, sono diventati più aggressivi verso chi tentava, un po’ arrancando e un po’ ancora condizionato dall‘azione sempre presente della piovra, di tirare fuori il Paese dall’imminente disastro.
Per quel che conta, farei i seguenti rilievi su quel che è successo e non ha funzionato negli ultimi due o tre anni: è mancata quella norma, che distingue le democrazie solide, della reciproca legittimazione; ha prevalso l’opportunismo demagogico sul ruolo istituzionale del Consiglio contro l’interesse del Paese; non si è stati capaci di dialogo tra forze politiche e con le restanti istanze sociali del Paese (il dialogo – confronto esalta sempre la democrazia e non mortifica i ruoli istituzionali); non c’è stata capacità di autocritica nemmeno di fronte a responsabilità palesi.
Adesso è scoppiata la pace. Come sarà questa campagna elettorale, sarà solo trasformismo opportunista o sarà reale presa di coscienza che o ci si impegna tutti o è finita per tutti?
Io una speranza ce l’ho”.