San Marino. L’appello dei leader africani Onu: “Via le istituzioni razziste”

San Marino. L’appello dei leader africani Onu: “Via le istituzioni razziste”

I funzionari africani dell’Onu pretendono lo smantellamento delle istituzioni razziste

“Un disperato struggimento per una madre che si è spenta da tempo. Che arriva in profondità dalle viscere di un’umanità fragile. In cerca di respiro. Il mondo intero ha sentito il tragico grido. La famiglia dei popoli ha visto il suo volto sbattuto contro il duro asfalto. Un dolore insopportabile in pieno giorno. Un collo che si spezza sotto il ginocchio e il peso della storia. Un gigante gentile, disperatamente aggrappato alla vita. Desideroso di respirare libero. Fino al suo ultimo respiro”. Così gli alti funzionari africani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite commentano in una lettera l’uccisione di George Floyd da parte della Polizia americana nella città di Minneapolis il 25 maggio scorso. Il filmato dell’arresto, in cui il poliziotto Derek Chauvin ha premuto per quasi 9 minuti il suo ginocchio sul collo dell’afroamericano fino a ucciderlo, ha suscitato così tanto clamore in più parti del mondo che in tantissimi sono scesi di recente in piazza per mettere in scena proteste, anche violente, contro il razzismo e l’abuso di potere. Nella Repubblica di San Marino, ai primi di giugno, la Confederazione sammarinese del lavoro ha chiesto pubblicamente al governo di assumere, nelle sedi internazionali in cui è presente e anche nei confronti delle istituzioni statunitensi, “una chiara posizione di sdegno e condanna verso la morte del cittadino afroamericano e verso la brutale repressione delle manifestazioni popolari messa in atto dal presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, esprimendo sostegno alla giusta lotta per i diritti civili e per l’uguaglianza di tutti i cittadini”. “Non si potrà mai dire abbastanza sul profondo trauma e sulla sofferenza intergenerazionale causata dall’ingiustizia razziale perpetrata nel corso dei secoli, in particolare contro le persone di origine africana. Non basta limitarsi a condannare espressioni e atti di razzismo. Dobbiamo andare oltre e fare di più”, mandano a dire Tedros Adhanom Ghebreyesus, Mahamat Saleh Annadif, Zainab Bangura, Winnie Byanyima, Mohamed Ibn Chambas, Adama Dieng, François Lounceny Fall, Bience Gawanas, Gilbert Houngbo, Bishar A. Hussein, Natalia Kanem, Mukhisa Kituyi, Jeremiah Nyamane Mamabolo, Phumzile Mlambo-Ngcuka, Mankeur Ndiaye, Parfait Onanga-Anyanga, Moussa D. Oumarou, Pramila Patten, Vera Songwe, Hanna Tetteh, Ibrahim Thiaw e Leila Zerrougui. “Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha dichiarato che ‘dobbiamo alzare la voce contro tutte le espressioni di razzismo e i comportamenti razzisti’ – rimarcano i  leader africani di alto livello presso l’Onu -. Dopo l’uccisione di George Floyd, il grido ‘Black Lives Matter’ che risuona in tutti gli Stati Uniti e in tutto il mondo è più di uno slogan. Infatti, le loro vite non solo sono importanti, ma sono la quintessenza della realizzazione della nostra comune dignità umana”. E ancora: “Ora è il momento di passare dalle parole ai fatti. Abbiamo il dovere di smantellare le istituzioni razziste, per George Floyd e per tutte le vittime della discriminazione razziale e della brutalità della polizia. Come leader di un sistema multilaterale, crediamo sia doveroso parlare a nome di coloro le cui voci sono state messe a tacere e chiedere risposte efficaci che contribuiscano a combattere il razzismo sistemico, una piaga globale perpetuatasi nel corso dei secoli. La sconvolgente uccisione di George Floyd affonda le sue radici in un insieme più ampio e insormontabile di problemi che non scompariranno se trascurati”. (…)

Articolo tratto da La Serenissima

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