Rimini. Coronavirus, i caschi ventilatori riducono del 40% la necessità di ricorrere all’intubazione

Rimini. Coronavirus, i caschi ventilatori riducono del 40% la necessità di ricorrere all’intubazione

Rimini all’avanguardia: usando il casco 4 pazienti su 10 non vengono intubati

ALLEGRA ZANNI – “I caschi ventilatori riducono del 40% la necessità di ricorrere all’intubazione”. Ad affermarlo è un importante studio finanziato dalla Siaarti e pubblicato sul prestigioso Journal of the American Medical Association (Jama) al quale ha preso parte anche l’ospedale Infermi di Rimini. Lo studio Henivot è stato coordinato dal policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs e vede la partecipazione anche delle Università di Ferrara, Chieti e Bologna e il coinvolgimento di 109 pazienti. Questa ricerca ha dimostrato che l’uso di uno specifico e innovativo casco prodotto in Italia permette ai pazienti con grave insufficienza respiratoria, come i soggetti colpiti da polmonite da Covid-19, di respirare riducendo del 40% la necessità di ricorrere all’intubazione rispetto all’ossigenoterapia ad alti flussi. “Quando parliamo di Terapie Intensive, lo sguardo è focalizzato sulle pratiche di intubazione”, spiega il dottor Giuseppe Nardi, ex primario del reparto di Terapia Intensiva dell’Infermi, “ma oltre a queste esistono altre terapie che mirano ad aumentare l’ossigeno. La pratica dell’intubazione tracheale è limitata, perché è una pratica molto dura per il fisico” soprattutto delle persone più anziane, per le quali purtroppo il rischio di morire è molto alto. “Le tecniche comprendono la mascherina, che però ha un effetto limitato sui pazienti gravi, l’ossigenoterapia ad alto flusso, che attraverso una ‘cannuletta’ nel naso del paziente permette una migliore diffusione dell’ossigeno, e infine i caschi con ossigeno con pressione elevata”, continua Nardi. (…)

Articolo tratto da Corriere Romagna

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