Padre e figlio pestati per una lite stradale, condannato un ultrà
ANDREA ROSSINI – Mandò a quel paese gli occupanti di un’auto che era passata rasente alla sua rischiando di investirlo e quelli massacrarono di botte sia l’uomo, sia il figlio. Un pestaggio violentissimo: l’automobilista, che aveva un braccio legato al corpo per una precedente lesione, restò in balia degli aggressori, ma a subire le conseguenze peggiori fu il figlio all’epoca ventunenne. Con un pugno gli spaccarono la mandibola e, battendo la testa, finì in coma “farmacologico” all’ospedale Bufalini di Cesena. Era il 17 marzo 2013. I teppisti, due studenti universitari riminesi (una ragazza, estranea ai fatti rimase in macchina), scapparono facendo perdere le loro tracce. Il tentativo di prendere il numero di targa portò i primi indizi. Ma i responsabili furono individuati qualche tempo dopo nell’ambito di un’inchiesta della polizia sul tifo violento. Intercettati in un pub, ritrovò degli ultrà, parlarono liberamente del pestaggio, tradendosi. Uno di loro, difeso dall’avvocato Alessandro Catrani, ha già da tempo patteggiato. L’altro, un ventottenne riminese difeso dall’avvocato Paola Urbinati, è stato invece appena condannato a sei mesi di reclusione per lesioni aggravate. Entrambi erano ultrà del Rimini (le parti offese erano assistite dagli avvocati Paolo Righi e Alessandro Pierotti). (…)
Articolo tratto da Corriere Romagna
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