San Marino. Mazzette e riciclaggio Mose 2. il filone sammarinese

San Marino. Mazzette e riciclaggio Mose 2. il filone sammarinese

L’informazione di San Marino

Mazzette e riciclaggio Mose 2, gli avvocati della Minutillo rinunciano al mandato 

La ex segretaria di Galan deve rispondere di associazione a delinquere e appropriazione indebita assieme a Baita  e all’ex-console Colombelli che, oltre al reato associativo, è accusato anche di false fatture e riciclaggio

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Gli avvocati di Claudia Minutillo, ex segretaria dell’ex Governatore del Veneto Giancarlo Galan, rinunciano al mandato nell’ambito del processo ribattezzato “Mose2”, il filone sammarinese llegato alla tangentopoli veneta. Così l’avvocato sammarinese della Minutillo, Mirko Dolcini, ha deciso di lasciare la difesa della donna e, a quanto si sa, si appresterebbe a rimettere il mandato anche il legale italiano, l’avvocato Carlo Augenti del foro di Padova. No comment, al momento, sulle motivazioni della rinuncia al mandato, con l’apertura del processo sul caso che è fissata per il 12 gennaio, data nella quale è in calendario la prima udienza davanti al giudice Roberto Battaglino. 

Undici milioni di fondi neri La vicenda ha una grossa rilevanza, perché ricostruisce come, attraverso San Marino venivano creati e trasferiti fonti neri per pagare mazzette. Undici milioni di fondi neri per pagare le tangenti delle grandi opere in Italia. Un altro milione per versare il capitale sociale della Finanziaria infrastrutture che, nelle intenzioni dichiarate nelle testimonianze, doveva diventare una banca. Il tutto movimentato grazie a false fatturazioni e spallonaggio reso più agevole dall’incarico di Console a disposizione della Repubblica di San Marino. Questi i fatti che vengono contestati a vario titolo a William Ambrogio Colombelli, l’ex Console, Claudia Minutillo, ex segretaria e braccio destro dell’allora governatore del veneto Giancarlo Galan, e Piergiorgio Baita, manager della Mantovani Spa, società italiana leader nella realizzazione di grandi opere:
una fra tutte il Mose di Venezia.

Il meccanismo Il meccanismo prevedeva che la Bmc Brocker srl di Dogana, società di William Colombelli, emettesse fatture per operazioni inesistenti alla Mantovani e non solo, in modo da giustificare consulenze ben
pagate, ma mai effettuate. Sulla base di queste fatturazioni i denari arrivavano sui conti della società sammarinese e, qualche giorno dopo, defalcati della percentuale prevista come remunerazione per il “servizio” di Colombelli, venivano prelevati in contanti e dallo stesso Console a disposizione, o a volte dalla Minutillo, portati a Baita in Italia per essere destinati al pagamento delle mazzette.

L’associazione a delinquere A tutti e tre gli imputati viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati tra cui l’approiazione indebita, l’emissione e utilizzo di fatture false e il riciclaggio. Ciascuno, secondo l’accusa, aveva il suo compito. In particolare Pier Giorgio Baita dirigeva l’associazione a delinquere connotandola come struttura per raccogliere il denaro da utilizzare allo scopo di corrompere i funzionari pubblici italiani. La Minutillo, secondo l’accusa, svolgeva il ruolo di collegamento tra le società sammarinesi e quelle italiane e tra le imprese e i pubblici funzionari da corrompere. Colombelli
si occupava di fare tornare i fondi neri da San Marino nelle mani di chi li aveva versati, perché, così “ripuliti”, li potesse utilizzare per pagare le mazzette.

Il riciclaggio L’accusa di riciclaggio, in questo caso, è mossa solo nei confronti di Colombelli in quanto, nel periodo delle movimentazioni, tra il 2005 e il 2010, non era ancora in vigore la norma sull’autoriciclaggio, approvata nel 2013. Quindi questo reato, nella formulazione dell’epoca, non poteva essere contestato agli autori del reato presupposto, Baita e Minutillo, che sono invece accusati dell’appropriazione
indebita dei fondi poi movimentati tramite la Bmc Brocker e diventati tangenti.

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