San Marino Mose 2, Colombelli, Minutillo, Baita: condanna per associazione a delinquere

San Marino Mose 2, Colombelli, Minutillo, Baita: condanna per associazione a delinquere

L’Informazione di San Marino 

Mose 2, condanna per associazione a delinquere 

Tre imputazioni prescritte e una torna in istruttoria 

Fondi neri per la tangentopoli veneta. Due anni e mezzo per l’ex console Colombelli, per la ex segretaria di Galan, Minutillo, e per l’ex manager dalla Mantovani, Baita 

Antonio Fabbri

Tre capi di imputazione prescritti, uno rimesso in istruttoria e uno che ha visto la condanna per tutti e tre gli imputati. Così si è chiuso il primo grado del processo “Mose2”, il filone sammarinese legato alla vicenda delle tangenti in Veneto per le grandi opere. E’ rimasta in piedi, dunque, l’imputazione di associazione a delinquere contestata ai tre imputati, per la quale il giudice Roberto Battaglino ha comminato 2 anni e 6 mesi di prigionia ciascuno. I legali hanno già annunciato appello.

I fatti Secondo le accuse mosse, Piergiorgio Baita, manager della Mantovani Spa società impegnata nella progettazione e realizzazione delle grandi opere, Claudia Minutillo, ex segretaria dell’ex Governatore del Veneto Giancarlo Galan, e William Colombelli, Console di San Marino in Veneto e titolare della Bmc Broker srl, società sammarinese, avevano messo in piedi un sistema per la creazione di fondi neri da destinare al pagamento di tangenti per l’ottenimento degli appalti delle grandi opere, tra cui appunto il Mose, il sistema di paratie mobili contro l’acqua alta a Venezia. Il sistema era semplice e collaudato. L’amministratore di Mantovani incaricava la Bmc Broker, società di consulenze con sede di pochi metri quadri, con una fotocopiatrice e una segretaria, di elaborare progetti. Progetti che, però, già aveva a sua disposizione. La Bmc fatturava i progetti che provvedeva semplicemente a fotocopiare da quelli che Mantovani aveva già e le forniva, così riceveva bonifici milionari sui suoi conti. Il giorno stesso o il seguente, comunque a poche ore dall’avvenuto trasferimento di denaro, Colombelli prelevava il contante in banca, trattenendo un 15%, e lo consegnava alla Minutillo che provvedeva a retrocederlo a Baita il quale lo utilizzava per le mazzette.

Circa 10 i milioni di fondi neri realizzati con questo sistema. Nelle contestazioni anche la vicenda della Finanziaria infrastrutture, il cui capitale sociale era stato versato con fondi provenienti sempre dalla Mantovani o, comunque, frutto delle percentuali accantonate con la creazione di fondi neri. Finanziaria le cui quote erano in mano per il 50% ciascuno a Colombelli e Minutillo, e finita anche nella famigerata vicenda del bonifico Bcs effettuato in regime di blocco dei pagamenti. Nel processo di ieri si è proceduto con le conclusioni delle parti.

La parte civile Costituita parte civile la società Mantovani, della quale Piergiorgio Batia, era amministratore delegato. L’avvocato della società, Francesco Mazza, ha sostenuto la penale responsabilità degli imputati sia per l’appropriazione indebita dei fondi in danno della Mantovani, sia per il riciclaggio. “Avanzo pertanto richiesta risarcitoria verso gli ex amministratori e verso Colombelli per complessivi 10.389.489,18. Quanto al danno di immagine chiediamo venga statuita condanna al risarcimento da determinare in sede civile, salvo una provvisionale di 20mila euro”.

La procura fiscale Il Procuratore del fisco, Roberto Cesarini, è partito dalla ricostruzione della associazione a delinquere. Il Pf ha affermato che “i reati che avevano in animo i consociati, vanno ben oltre la retrocessione semplice dei fondi neri creati per poi commettere atti di corruzione in Italia. Nel provvedimento dell’inquirente ben si determinano i ruoli degli associati: Baita promuoveva e dirigeva l’associazione; Minutillo svolgeva ruolo di collegamento; Colombelli operava la retrocessione dei fondi”. Sodalizio associativo che secondo la Procura fiscale è durato fino al 2012. “Pertanto – ha detto il Pf – si ritiene sussistente per tutti e tre gli imputati il reato di associazione a delinquere”. Per i primi due capi, emissione e uso di fatture per operazioni inesistenti e false dichiarazioni di privato a pubblico ufficiale contestati a Colombelli, il Pf ha constatato l’intervenuta prescrizione. Così pure per l’appropriazione indebita dei fondi contestata a Baita e Minutillo.

Sul capo di imputazione relativo al riciclaggio, contestato al solo Colombelli, il Pf ha invece rilevato che, pur essendo provata l’origine illecita delle somme, “queste erano di provenienza dell’attività commessa anche da Colombelli e, non essendo in vigore all’epoca dei fatti l’autoriciclaggio, si ritiene che l’imputato non sia punibile”. Di qui la richiesta di condanna a 2 anni e 9 mesi per Baita, a 2 anni e 9 mesi per Colombelli e a 2 anni e 3 mesi per Minutillo.

La difesa Colombelli Unico imputato presente in aula l’ex Console, William Colombelli. Il suo difensore, l’avvocato Filippo Cocco del foro di Rimini, ha sostenuto che il capo di imputazione “ha una impostazione molto presuntiva e scenografica, ma i processi si fanno con le prove. Questo processo poteva non essere fatto”. In particolare l’avvocato Cocco ha sollevato il ne bis in idem internazionale. “Gli imputati in questo processo sono stati già giudicati per gli stessi fatti in Italia e hanno patteggiato. Non può essere ignorato il fatto che San Marino nella sua carta dei diritti al suo articolo 1 riconosca i principi di diritto generalmente riconosciuti e tra questi c’è il divieto di un doppio giudicato sullo stesso fatto indipendentemente dalla qualificazione giuridica data alla condotta”. Poi l’avvocato Cocco ha aggiunto: “non capisco con quale faccia tosta la Mantovani si costituisca parte civile in questo processo, considerato che ha tratto vantaggio dall’attività, seppure illecita, degli imputati ottenendo appalti miliardari”. Quindi il legale, affiancato dalla collega sammarinese Lara Conti, ha chiesto l’assoluzione.

La difesa Minutillo Sulla stessa linea per quanto riguarda il ne bis in idem, anche l’avocato Carlo Augenti del foro di Padova, difensore di Claudia Minutillo assieme all’avvocato sammarinese Maurizio Simoncini. “Oggi stiamo facendo il processo a una realtà sammarinese che era quella di allora e non è più la stessa di oggi. L’accordo associativo contestato è sicuramente avvenuto in Italia, a conoscenza di questo era sicuramente l’onorevole Galan, con i servizi che poteva sviluppare il Colombelli, come aveva realizzato in precedenza da altre parti. Ma di questo, dei medesimi fatti, si è già trattato in Italia”, ha detto l’avvocato Augenti. L’avvocato Simoncini, nel ribadire il concetto ha anche aggiunto: “Chiedo che sull’associazione a delinquere associazione di cui al capo cinque venga dichiarata l’assoluzione per difetto di giurisdizione, oltre ne bis in idem. Relativamente alla confisca abbiamo già chiarito che la Minutillo quelle somme non le ha mai. Chiedo poi di rigettare le richieste della parte civile che fa di tutte le somme un fascio”.

La difesa Baita Il difensore di Baita, Alessandro Rampinelli, ha sostenuto che “al di là della decisione sul ne bis in idem internazionale, per l’associazione per delinquere soffrirebbero i principi di logica giuridica sostanziale della fattispecie. Per questo in primis chiedo il proscioglimento nel merito, anche per l’appropriazione indebita”. In subordine la richiesta di prescrizione di entrambi i reati. “Lei ha il compito di farci capire se ci troviamo nell’‘800 o ci troviamo nel 21esimo secolo – ha aggiunto l’avvocato Pier Luigi Bacciocchi – Non può esistere che solo noi in Europa condanniamo due volte per gli stessi fatti. Questo ha implicazioni molto gravi, il cittadino italiano di venire in questo paese ne può fare a meno. Facciamo vedere che siamo capaci di fare anche una giustizia alta. Se così non è lei ha una possibilità di uscita, al di là del problema di giurisdizione, ed è la prescrizione di questo reato. I fatti terminano nel 2010 ed anche il reato associativo è prescritto. Altri contatti che vengono riportati non fanno innescare la continuazione”. Richiesta di assoluzione, dunque, anche da parte dell’avvocato Bacciocchi.

La sentenza Il giudice Battaglino ha in sostanza accolto le richieste del Procuratore del fisco, rimettendo inoltre in istruttoria gli atti per le valutazioni sul riciclaggio quanto meno a carico della ex segretaria di Galan, Claudia Minutillo. Così per le fatture false, le false dichiarazioni a pubblico ufficiale e l’appropriazione indebita ha dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione: il 21 settembre 2017 per le fatture; il 9 ottobre 2015 per le false dichiarazioni; il 24 settembre 2017 per l’appropriazione indebita. Quanto al riciclaggio il giudice battaglino ha dichiarato non punibile Colombelli, essendo la sua condotta relativa a fatti commessi prima dell’entrata in vigore della legge 100 del 2013 sull’autoriciclaggio ed in mancanza di prove circa il permanere del concorso di persone quanto al riciclaggio di denaro poi sequestrato nel 2013, dispone che venga aperto un procedimento penale, rimettendo in istruttoria la vicenda, quanto meno a carico di Minutillo. Sull’associazione a delinquere il giudice ha invece riconosciuto la colpevolezza degli imputati condannandoli a 2 anni e 6 mesi di prigionia e a 2 anni e 3 mesi di interdizione, dando atto che gli imputati potranno richiedere l’affidamento ai servizi sociali. Ha ordinato poi la confisca di quanto sequestrato, quasi 550.000 euro, e condannato gli imputati al pagamento in solido delle spese. Rigettate le richieste di risarcimento danni della parte civile.

 

 

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