San Marino. Raffica di domande precise e circostanziate in Commissione Affari e Giustizia

San Marino. Raffica di domande precise e circostanziate in Commissione Affari e Giustizia

L’informazione di San Marino

In Commissione Affari e Giustizia una lunga raffica di domande precise e circostanziate. 

La seduta del 22 novembre 2017 della Commissione affari di giustizia, dopo il riferimento del dirigente sull’incontro di Alessandro Rossi con Claudio Podeschi – che gli telefonò il 3 novembre 2017 – diventò terreno di richieste di chiarimenti. Per ricapitolare (vedi L’informazione del 3 dicembre 2018), era stato riferito dall’allora Magistrato dirigente, Valeria Pierfelici, che Alessandro Rossi aveva consegnato in Cancelleria il 7 novembre 2017, una lettera nella quale ricostruiva di avere ricevuto una telefonata da Claudio Podeschi. Telefonata ricevuta mentre si trovava a prendere un caffè con il Commissario della legge Gilberto Felici. Rossi aveva incontrato Podeschi il giorno successivo, 4 novembre 2017, e questi gli aveva chiesto di farsi portavoce presso il Magistrato Dirigente di un messaggio con due finalità: da un lato la richiesta l’impunità in vista del secondo grado di giudizio del processo “Mazzini” e dall’altro, di fatto, la testa di Buriani. Parallelamente Podeschi – sempre stando alla lettera di Rossi – avrebbe cessato le ostilità verso la Dirigente, fornendo al contempo infromazioni utili per tagliare fuori Buriani, e garantito appoggio alla forza politica di Rossi. Nella sostanza, recapitando la lettera in cancelleria, il messaggio al Dirigente arrivò.

Va detto che, quando è emerso nei giorni scorsi questo quadro, il legale di Podeschi ha smentito i contenuti della lettera di Rossi. Sta di fatto che, dopo il riferimento su questo episodio nella Commissione affari di giustizia del 22 novembre 2017, iniziò una serie di domande talmente precise al Magistrato Dirigente, che il racconto dell’incontro tra Rossi e Podeschi non parve proprio aver colto alla sprovvista tutti i commissari che, anzi, lo si comprende dalle domande, sembrarono conoscere bene alcuni retroscena.

Si ritorna sull’incontro Rossi-Podeschi 

A richiamare il riferimento è il Presidente Massimo Andrea Ugolini che “chiede una precisazione sulla vicenda Rossi/Podeschi/ Buriani/Felici, sul documento a cui ha fatto riferimento il Magistrato Dirigente.

Il Magistrato Dirigente precisa che si tratta di un esposto depositato da Alessandro Rossi in una busta chiusa presso la Cancelleria, come risulta dal timbro. Nel documento, Rossi dice di essere stato contattato da Claudio Podeschi telefonicamente, il quale gli ha chiesto di incontrarlo e non sapendo le ragioni lui ha ritenuto opportuno incontrarlo. Precisa che Rossi non ha fatto niente di male ad incontrare Podeschi. Nell’incontro Podeschi gli avrebbe fatto questo “quadrettino”, però le amicizie sono chiare e da tempo, e sul rapporto tra Gilberto Felici e Alessandro Rossi non c’è nulla di sospetto: sono amici sin dall’infanzia”.

La prima domanda molto circostanziata arriva dal Consigliere Denise Bronzetti che “chiede se, a seguito delle inchieste giudiziarie, Podeschi non fosse più in possesso della sua vecchia utenza telefonica e se sia arrivato direttamente ad Alessandro Rossi o se i due siano stati messi in contatto.

Il Magistrato Dirigente precisa che il contatto è avvenuto tramite un’altra persona; Claudio Podeschi ha chiamato una tale Alessia Pieroni la quale ha poi contattato Alessandro Rossi; lo stesso Rossi lo dice, non è lui che ha rapporto diretto con Podeschi.

Il Consigliere Roberto Giorgetti chiede quindi conferma del fatto che Alessia Pieroni abbia contattato Alessandro Rossi riferendogli la richiesta.

Il Magistrato Dirigente conferma che Rossi è stato contattato dalla stessa e dopo averci pensato le ha detto di dargli il suo numero, così Podeschi lo ha contattato.

Il Consigliere Eva Guidi ricorda che Alessia Pieroni lavora in Ssd, ma ritiene che la di lei conoscenza con Podeschi nasca probabilmente dal fatto che la stessa aveva gestito due campagne elettorali per la Democrazia Cristiana. Ritiene che non ci sia nulla di male in questo.

Il Magistrato Dirigente concorda e aggiunge che Alessandro Rossi espone i fatti molto correttamente e dettagliatamente, allegando il messaggio ricevuto”.

Le presunte pressioni e ritorsioni C’è poi la questione delle ritorsioni o pressioni, riferite dall’ex Dirigente in sede di Commissione. Di questa tratta il punto 2 dell’Ordine del giorno del Consiglio giudiziario plenario del 5 marzo 2018. Si tratta dell’Odg 

– diramato agli organi di informazione all’epoca, quindi pubblico e già pubblicato – che ha sfiduciato l’ex Magistrato Dirigente e riporta “le valutazioni espresse dalla maggioranza dei magistrati”, poste alla base delle decisioni prese.

Al punto 2, quindi, si legge che l’ex Magistrato Dirigente: “Ha riferito alla Commissione per gli Affari di Giustizia di “pressioni” e ritorsioni, esercitate da esponenti politici nei confronti di alcuni Giudici – in particolare di un Giudice di Appello da parte di un segretario di Stato (verbale del 22 novembre 2017, pag. 7 e 8) – che, per come descritte, integrano reato perseguibile d’ufficio. Rispetto a tali condotte, la dott.ssa Valeria Pierfelici ha tuttavia omesso di presentare denuncia tempestiva e preventiva rispetto agli ampi riferimenti fatti ai membri della Commissione per gli Affari di Giustizia. In tal modo ha omesso atti del proprio ufficio e ha potenzialmente pregiudicato l’imparziale accertamento dei fatti nella competente sede giurisdizionale”.

E’ quindi emerso che le presunte pressioni e ritorsioni non sono state denunciate, almeno all’epoca. Ma neppure il diretto interessato confermò, e men che meno denunciò, i fatti come erano stati descritti in Commissione. Il dubbio, tuttavia, fu sufficiente per lo scontro che si innescò, anche in questo caso, in un rincorrersi di domande e risposte.

Cosa venne detto in Commissione Il Magistrato dirigente riferiva, tra le altre cose, di “ritorsioni al prof. Ferroni, al quale era stato bloccato il rinnovo del contratto con l’Università, in quanto “colpevole” di avere depositato un provvedimento in cui aveva “dato contro” – così è stato detto. – ad un Segretario di Stato che aveva promosso un procedimento penale, circostanza riferita al Prof. Ferroni dapprima dal Rettore e successivamente da lui direttamente appresa ascoltando una telefonata in viva voce tra il Segretario di Stato ed una terza persona.

A domanda del Segretario di Stato per la Giustizia, Nicola Renzi, di chi fosse il segretario di Stato in questione, il Magistrato Dirigente risponde che è il Segretario di Stato Celli”. Dopo una parte di riferimento su altri argomenti, le domande tornano su questo tema.

“Con riferimento invece all’episodio del Segretario di Stato Celli, il Consigliere Denise Bronzetti chiede al Magistrato Dirigente di circostanziare meglio la telefonata riguardo alla questione del rinnovo della convenzione all’Università del Prof. Ferroni.

Il Magistrato Dirigente informa che in prima battuta era stato il Rettore a comunicare al Prof. Ferroni che il suo contratto era rimasto fermo perché gli avevano riferito che, sostanzialmente, aveva dato contro a Celli in un provvedimento giudiziario. Poi un amico di Ferroni – di cui però lei non conosce il nome – ha telefonato al Segretario Celli per chiedere spiegazioni; la telefonata era in vivavoce presente il prof. Ferroni che, quindi, ha sentito le esternazioni di Celli.

Il Segretario di Stato per la Giustizia ricorda che in Congresso di Stato, quando è arrivata la delibera dei vari contratti, si era sollevata la questione degli emolumenti corrisposti ai giudici nello svolgimento di altre funzioni, quindi legata in parte al tetto degli stipendi ma soprattutto anche alla differenza di trattamento prevista per legge fra tutto il resto dei dipendenti della Amministrazione e i Magistrati, nel caso, ad esempio, delle lezioni all’Università. Rammenta di aver sollevato la questione già nella passata legislatura, non tanto sul compenso ai Magistrati, ma sulla mancanza dello stesso per i dipendenti pubblici. In Congresso di Stato però non si è parlato della questione in altri termini. Riferisce che il Prof. Ferroni aveva poi chiesto di essere ricevuto da vari Segretari di Stato e anche da lui. Quando lo ha incontrato lo stesso gli aveva spiegato la questione senza fare accenno agli aspetti oggi evidenziati, ma riconoscendo di poter capire quali erano le motivazioni della posizione del Governo. A ciò aveva fatto seguito una sorta di dissertazione dotta sulla differenza tra status del magistrato e di dipendente pubblico.

Il Magistrato Dirigente rammenta che la questione degli emolumenti era stata portata anche in Consiglio Giudiziario a margine di una presa di posizione dell’Università. Chiarisce altresì che, per quanto la riguarda, ha sempre rinunciato ai compensi.

Il Segretario di Stato per la giustizia evidenzia che non è l’unico giudice a non prendere compensi per le lezioni.

Il Magistrato Dirigente conferma che si tratta di una posizione concordata con alcuni colleghi, concordata perché di servizio e, aggiunge, anche di libertà.

Il Consigliere Denise Bronzetti chiede se su questa vicenda vi sia un fascicolo aperto.

Il Magistrato Dirigente afferma di aver solo sentito dire dell’accaduto e di non avere altri fatti al di là di quelli riferiti; deve poi essere il Prof. Ferroni in qualche modo ad esporsi e a fare un esposto/denuncia.

Il Segretario di Stato per la Giustizia chiede se una eventuale questione in merito riguardante il Segretario Celli sia perseguibile su denuncia o d’ufficio.

Il Magistrato Dirigente informa che si procede d’ufficio ma che qualcuno prima dovrebbe mettere nero su bianco il fatto accaduto.

Il Segretario di Stato per la Giustizia conclude che allo stato attuale Ferroni non l’ha fatto”.

Di seguito chiede chiarimenti anche il Presidente Massimo Andrea Ugolini: “Interviene il Presidente per capire la questione degli emolumenti e della conferma degli incarichi del prof. Ferroni. Il Magistrato Dirigente ricorda che non era un problema di incarico, che viene dato dall’Università, ma di una liquidazione. Il Segretario di Stato per la Giustizia rispetto ai corsi riferisce che, con cadenza periodica, arrivano in Congresso di Stato, come proposta di delibera del Segretario di Stato per l’Istruzione che ha la delega all’Università, le tabelline con gli incarichi e i compensi da liquidare. Il Presidente chiede se c’erano anche altri Commissari. Il Segretario di Stato per la Giustizia conferma che di solito esaminano un po’ di pacchetti in questo senso e che quindi  probabilmente c’erano altre posizioni. Il Presidente ricorda che chi ha “declassato” l’esposto del Segretario di Stato Celli da minaccia verso pubblici poteri a minaccia semplice, è il giudice Ferroni. Il Magistrato Dirigente conferma che era sulla stampa. Il Presidente ammette di cominciare a porsi delle domande, poiché potrebbe sembrare che la liquidazione in favore del prof. Ferroni per le lezioni tenute all’Università sia stata bloccata visto che al Segretario Celli non era piaciuta qualche sua sentenza”.

Quindi: circostanze riportate, “sentito dire” su cui non c’è alcuna denuncia né dell’interessato né di altri per un ipotetico reato per il quale si procederebbe d’ufficio, ma per il quale non si è proceduto. Sulla base di questa ricostruzione, né chiara né chiarita, vennero però date per assodate pressioni e ritorsioni, seppure mai denunciate da alcuno, men che meno dallo stesso Ferroni.

Tuttavia è tanto sufficiente il “sentito dire” che subito dopo il riferimento del Magistrato Dirigente il Presidente Ugolini aveva aggiunto: “Oggi emergono anche pressioni da parte di un Segretario di Stato – del quale è stato fatto anche il nome, Simone Celli – in merito al rinnovo degli incarichi in capo al Prof. Ferroni, pressioni che sembrano configurare un atteggiamento intimidatorio conseguente a pronunce che a qualche segretario non sarebbero piaciute. Tutto ciò al fine di mandare un preciso messaggio alla Magistratura riguardo al fatto che quanto dalla stessa sentenziato non va bene. Se questo è, ritiene che si tratti di uno spaccato di inaudita gravità”.

Così pure il Consigliere Roberto Ciavatta era intervenuto “per chiedere un chiarimento ulteriore sulla segnalazione rispetto alle pressioni del Segretario di Stato Celli sul Prof. Ferroni o sul suo contratto presso l’Università, vicenda della quale lui stesso aveva parlato nella scorsa Commissione perché al Movimento RETE erano arrivate notizie in tal senso”.

Sul punto, in conclusione della seduta, espresse il suo sconcerto il Segretario alla Giustizia Nicola Renzi: “Altra cosa che lo sconcerta e lo preoccupa è che oggi è stato riferito dal Magistrato Dirigente che un Segretario di Stato avrebbe fatto pressioni – non capisce per cosa, per non pagare un giudice? Per la lezione all’università? – sapendo bene che non c’è nessun fascicolo aperto al riguardo e che tale fascicolo sarebbe stato aperto se il fatto fosse stato messo nero su bianco dal Giudice Ferroni. Il Giudice Ferroni avrebbe riferito al Magistrato Dirigente di aver sentito una telefonata in vivavoce. Si chiede se il Segretario di Stato Celli sapeva o meno di esserlo. Se fosse stato messo in vivavoce a sua insaputa sarebbe un fatto gravissimo. Inoltre il Magistrato Dirigente ha riferito che la “pressione” del Segretario di Stato Celli su Ferroni è stata sostenuta anche dal Rettore Petrocelli, persona che personalmente lui stima tantissimo e non crede assolutamente si sia espresso in tali termini. Quindi allo stato attuale la Commissione dovrebbe fare valutazioni politiche perché il Giudice Ferroni lo avrebbe riferito al Magistrato Dirigente, che poi lo ha riferito alla Commissione, ma senza fare nessuna denuncia. Dunque la Commissione dovrebbe fare valutazioni politiche su cose dette ma non portate nelle sedi opportune. Peraltro ribadisce di aver parlato successivamente con il Giudice Ferroni, in un dialogo franco e cordiale in cui si è discusso anche delle problematiche del Tribunale, essendo stato proprio Ferroni a volerle toccare”, discorso nel quale, aveva riferito Renzi in un intervento precedente, non venne fatto alcun accenno alle presunte pressioni.

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